Marco non era stupido, niente affatto.
Marco guardava oltre ed era già da un po' di tempo che aveva visto.
Aveva scorto piccoli particolari, li aveva analizzati, elaborati ed era giunto a grandi conclusioni. Marco sapeva sarebbe successo qualcosa da lì a poco ma sapeva anche che c'era un assoluto bisogno del suo aiuto perché ciò accadesse.
Da quando aveva allontanato Simone e istruito Jacopo aveva visto il secondo chiudersi.
Forse aveva fatto il passo più lungo della gamba, forse il più piccolo non era ancora pronto per sentire certe cose.
Si accorse, forse, di aver mancato un po' di tatto, soprattutto quando notò che Simone, al contrario, anche da lontano, non aveva perso Jacopo di vista un attimo. Era palese il legame che li univa, come era visibile, agli occhi attenti di Marco, il senso di protezione che Simone aveva nei confronti dell'altro.
Sembrava volesse tenerlo d'occhio, come se potesse andare oltre, come se sapesse in ogni momento di cosa avesse bisogno.
Un po' questo Marco glielo invidiava, non si era mai sentito particolarmente empatico. L'unica persona che capiva al volo era proprio Simone.
Il loro legame era cresciuto e si era consolidato negli anni, il loro crescere fianco a fianco li aveva portati a diventare quasi un'unica entità con caratteristiche e sfaccettature totalmente diverse ma pur sempre unitaria.
Marco non aveva bisogno che Simone gli parlasse per capirlo, per questo, dopo averlo osservato un po', lo raggiunse.
Lo trovò indaffarato con della frutta che stava pulendo e affettando. Gli si affiancò e si sedette su una delle panche che contornavano le grosse tavolate di legno.
Rimase in silenzio aspettando un cenno dell'altro che non tardò ad arrivare.
«Me lo ricordavo diverso, il lago»
«Meglio o peggio?» chiese Marco.
«Sembra tutto più piccolo ma forse siamo solo noi ad essere cresciuti»
«Effettivamente ci mancavamo da un po'. Certo che, anche a voler essere gentili, chiamarlo lago mi sembra eccessivo»
Simone ridacchiò.
«Dove l'hai lasciato l'amico tuo?» chiese poi.
«Quale amico?» chiese fingendo palesemente di non aver capito.
Simone lo guardò male.
«Ah! Quell'amico!» ammiccò «L'ho lasciato a controllare la brace»
«E ti fidi?»
Marco storse il naso in una domanda che Simone colse al volo.
«Non temi che dia fuoco pure al lago?»
Marco rise «se ti sentisse...»
«Mi darebbe dello stronzo» sorrise Simone «come fa praticamente tutte le volte in cui lo prendo in giro ma... Non lo saprà» lo guardò intensamente «vero che non lo saprà?»
«Chi può dirlo d'altronde è pur sempre l'amico mio» scimmiottò il fratello.
«Si ma io sono tuo fratello e notoriamente il legame di sangue è più forte di qualsiasi altra cosa»
Marco fece spallucce.
«Hai finito con ste mele?» chiese dopo un attimo.
«Quasi»
«E muoviti» lo incalzò indicando con un cenno del capo in lontananza Jacopo che trasportava con non poche difficoltà dei rametti secchi «raggiungiamo il piccoletto prima che dia fuoco al bosco intero!»

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Cambio Turno
RomanceIn un'anonima cittadina di provincia c'è una Sala da Tè. Qui, tra infusi profumati e deliziosi dolcetti, occhi si incontrano e mani si sfiorano, tutto nell'infinitesimale spazio di un cambio turno. Piccola Storia d'Amore e di Tè; di dolcezza e di n...