Capitolo 66

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Quando Jacopo riaprì gli occhi al mattino un leggero mal di testa gli offuscava la vista. La camera era ancora avvolta dall'oscurità quindi per capire che ore fossero dovette servirsi del cellulare. Erano appena le sette, lui aveva dormito solo quattro ore e non sapeva come scendere da quel giaciglio.

In suo soccorso giunse il rumore di uno sbadiglio proveniente dal letto sotto di lui. Ciò significava che Marco era sveglio quindi avrebbe potuto contare su di lui.

Rimase in attesa per qualche istante ma nessun segno giunse alle sue orecchie; probabilmente era stato solo un falso allarme e Marco si era rimesso a dormire. Aspettò qualche istante ancora ma la necessità di servirsi del bagno lo spinse a scendere.

Cercò di farlo nel modo meno rumoroso possibile ma la scaletta che cozzava con le barre di ferro produsse un lieve tintinnio che però, per fortuna, non disturbò il sonno di nessuno. Una volta a terra lanciò un'occhiata al letto dove dormiva Simone ma riuscì a distinguere solamente una massa informe.

Senza indugiare oltre espletò le sue necessità per poi raggiungere l'esterno. Uscì sul patio e respirò l'aria fresca del mattino che sembrò immediatamente risvegliarlo. Si accomodò su una delle poltroncine lasciandosi cullare dai primi raggi del sole e dal fruscio prodotto dagli alberi.

Si stava quasi per appisolare quando Antonio, uno dei ragazzi che aveva condiviso con loro il bungalow, lo raggiunse. Chiacchierarono del più e del meno e, quando ebbero deciso di spostarsi per la colazione, furono raggiunti da Marco che, pure appena sveglio, non perdeva la sua verve.

Era incredibile nei suoi modi e nelle sue manifestazioni d'entusiasmo. Con lui era impossibile annoiarsi, non esistevano pause né momenti morti. Jacopo finì per ripensare a quando lo aveva conosciuto, a quando di lui non aveva proprio capito nulla.

Si recarono insieme al bar, qualcuno dei loro amici era già lì quindi li raggiunsero e consumarono assieme la colazione. La sala andava riempiendosi man mano ma di Simone non c'era traccia. Jacopo continuava a guardarsi intorno con discrezione ma non lo vide comunque arrivare.

Dopo un quarto d'ora di vana attesa, di osservazione e di attenta vigilanza i ragazzi decisero di recarsi nuovamente in riva al lago. Marco aveva notato la crescente insofferenza di Jacopo e ne aveva ovviamente compreso il motivo. Procedettero assieme, fino alla diramazione che portava agli alloggi. Lì Marco si avvicinò al più piccolo e, con fare furbo, domandò:

«Andiamo a svegliarlo?»

Jacopo non riuscì a fingere indifferenza perché comprese immediatamente a cosa l'altro si riferisse acconsentendo con un cenno affermativo del capo a compiere tale "missione".

Deviarono quindi il loro tragitto, mentre gli altri proseguirono verso il lago, Marco e Jacopo si recarono al bungalow.

Una volta dentro raggiunsero il letto di Simone dove Marco, con malagrazia, scosse il fratello.

«Bella Addormentata ne hai ancora per molto?»

Un mugolio indistinto e un "no" furono la risposta.

«Ti alzi?» chiese ancora per poi spostarsi e inondare la stanza di luce.

«Stronzo» bofonchiò Simone «ma che ore sono?»

«Quasi le dieci» rispose Jacopo.

Simone sollevò il capo, si volto come a cercarlo e bofonchiò un "buongiorno" per poi alzarsi a sedere. Guardò gli altri due con gli occhi lucidi e arrossati poi si lasciò ricadere all'indietro.

«Vi odio» borbottò ancora «perché vi dovete coalizzare contro di me?»

Gli altri due risero per poi esortare Simone ad alzarsi.

Lui li guardò torvo ma ne seguì il consiglio alzandosi e raggiungendo immediatamente il patio per poi, con gran fatica, lanciarsi su di una poltroncina.

Marco scosse la testa, non c'era proprio nulla da fare.

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