Capitolo 22

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Il capitolo che vi apprestate a leggere è per me molto importante perché contiene al suo interno la scena che ho "visto" e che ha ispirato tutta la storia. Vediamo se riuscite a capire quale sia...



Quel clima di inconsueta ilarità tra i due fu interrotto dall'ingresso di due donne che presero posto in uno dei tavolini della sala.

Simone fu il primo a reagire, raggiungendole per consegnar loro i menù.

Dal tavolo guardò Jacopo e lo vide tremare mentre provava invano a scaldarsi col movimento delle mani.

«Hai ancora freddo?» domandò avvicinandosi.

«Un po'»

«Sicuro di non voler andare a casa?»

«Sicuro!»

«Vada per oggi ma i prossimi due giorni li passi a riposo»

«Ma io...»

«Niente ma, voglio che ti rimetti del tutto, lo dico io ai miei»

Jacopo annuì sconfitto mentre Simone lanciò un'occhiata distratta all'orologio affisso ad una delle pareti.

«Si è fatto tardi, io devo proprio andare» sospirò «quando hai finito però aspettami, non scappare via subito»

«Perché?»

«Perché dobbiamo fare una cosa»

«Cosa?»

«Non ti sembra di fare troppe domande?»

«Onestamente no»

Simone sorrise «ti toccherà comunque aspettare un paio d'ore»

Jacopo alzò gli occhi al cielo e borbottò qualcosa di incomprensibile mentre il sorriso vittorioso di Simone cresceva a dismisura.

Entrò nel ripostiglio, sfilò il grembiule e lo ripose. Di sfuggita vide Jacopo concentrato nella lettura dell'ordinazione che gli aveva appena consegnato. Con una mano reggeva il foglietto, con l'altra si passava un fazzolettino sul naso arrossato.

Jacopo sembrava un bambino ammalato, uno di quelli che fanno i capricci e si lamentano in continuazione, uno di quelli che ti conquistano col loro broncio e con quella vocina nasale che un po' ti fa sorridere. Ma il sorriso dolce di Simone si trasformò in una smorfia quando vide l'altro rabbrividire ancora una volta.

Era palese che stesse male davvero, che i suoi non fossero solamente stupidi capricci. Non avrebbe voluto lasciarlo da solo ma aveva la lezione di nuoto ed era troppo tardi per annullarla o chiedere di farsi sostituire.

Pensò a qualcosa da fare, i riscaldamenti erano già a temperatura, l'infuso non era servito poi a molto dato che quasi non l'avevano bevuto... Cosa avrebbe potuto fare?

Le mani di Jacopo tremavano mentre sistemava il tè da servire alle due donne su di un vassoio da portata. Stava per portarlo al tavolo ma fu preceduto da Simone.

«Lascia faccio io» gli disse sfilandogli il vassoio di mano.

«Ce la faccio» provò a protestare debolmente Jacopo.

«Lo so, ma adesso ci sono io» gli fece l'occhiolino e improvvisamente Jacopo sentì un caldo insopportabile avvolgerlo come fiamme ardenti.

Aveva caldo si, quasi sudava, ma i brividi continuavano a scuoterlo.

Che situazione assurda, borbottò fra sé tornando a concentrarsi sulle stoviglie.

Quando Simone tornò da lui portava tra le mani tese qualcosa che a Jacopo non risultò chiaro a prima vista.

Strabuzzò gli occhi però quando capì cosa fosse davvero quella massa informe che giaceva tra le mani di Simone.

Era la sua felpa, quella verde petrolio, quella che fino ad un attimo prima aveva indosso.

«Prendila» disse Simone.

«No. Non posso» scosse la testa Jacopo per rafforzare il concetto.

«Serve più a te che a me»

«Ma si gela»

«No» disse risoluto «ho la macchina a due passi e sto per andare al corso di nuoto»

«E se dovessi aver freddo?»

«Io ho un cambio nel borsone e sono a posto, tu invece non prendi calore, è meglio se ti copri»

«Ok» accettò riluttante Jacopo.

Simone sorrise e lasciò l'indumento nelle mani dell'altro.

«Grazie» sussurrò Jacopo alzando di poco lo sguardo verso il suo.

Non lo avrebbe mai ammesso ma quel semplice gesto gli aveva già scaldato il corpo oltre che il cuore.

Si sentì arrossire per quei pensieri da ragazzina ma non se ne vergognò perché sapeva che il raffreddore lo avrebbe nascosto.

Infilò la felpa foderata e quando sbucò con la testa al di fuori vide il sorriso soddisfatto di Simone.

«Com'è?» gli domandò.

«Morbida» disse quasi gongolando stringendosi in quell'indumento fin troppo grande.

Simone rise «visto che avevo ragione?»

Jacopo sembrava sparire in quel felpone, dovette persino piegarne le maniche per far sbucare fuori le mani, eppure credé di non essersi mai sentito più a suo agio di così con qualcosa addosso.

Era caldo, morbido e confortevole.

Jacopo si sentì avvolgere e, anche se non poteva sentirlo per colpa del raffreddore, era convinto di avere addosso il profumo di Simone.

Bastò quel pensiero a farlo sentire meglio ed improvvisamente sparirono le maniche troppo lunghe, lo scollo troppo largo.

Non gli importava più nulla se non avere, in qualche modo, Simone addosso!

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