Capitolo 37

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Con il migliorare del tempo atmosferico e col freddo in regressione il lavoro nella sala da tè prese ad ingranare. I due ragazzi lavoravano ormai fianco a fianco con una complicità collaudata che li aveva portati ad essere una squadra pressoché perfetta.

Tra i due non c'erano mai state troppe parole, la loro era più un'intesa mentale che li coinvolgeva e li teneva uniti pur senza manifestarsi.

Quando si trovavano in Sala da Tè infatti, soprattutto quando c'era del lavoro da svolgere, i due si limitavano a comunicare con gli occhi. Bastava uno sguardo perché si capissero, e pochi cenni per giungere alla risoluzione di ogni problema.

Il meglio delle loro conversazioni avveniva dunque indirettamente, via chat, dove entrambi si sentivano liberi di scambiare impressioni e battutine sarcastiche.

Soprattutto Jacopo via messaggio era più sciolto e riusciva a dare a Simone molteplici soddisfazioni. Lo prendeva in giro, stava al gioco e rispondeva sempre a tono. Era così diverso dal ragazzino timido e impacciato che ogni giorno che si prestava al lavoro che Simone aveva più volte temuto che i due non fossero la stessa persona. Poi però gli bastava focalizzare quel volto imbarazzato, le guance arrossate e gli occhioni vivaci per rendersi conto che sì, dietro quella facciata di timori e insicurezze , ci fosse un mondo.

Era diventata una consuetudine la loro, ogni sera, dopo i vari impegni di Simone, si ritrovavano a fare una sorta di resoconto della giornata.

Fu in una di quelle "chiacchierate" che Jacopo prese coraggio e chiese a Simone di raccontargli un po' delle sue passioni e del tempo libero. Era stato Simone a introdurre il discorso parlandogli dei giochi inventati per i bambini in comunità. A Jacopo allora, venne spontaneo domandargli come facesse a gestire il suo tempo.

Simone non si fece pregare e cominciò a raccontare delle sue giornate e di come si fosse avvicinato a tutte quelle attività. A Jacopo, abituato a trascorrere i pomeriggi davanti al computer o al televisore, tutto quello sembrava assurdo, se quello si chiamava tempo libero doveva pur esserci un motivo e, il motivo, secondo lui era che quel tempo dovesse essere libero da impegni, da scocciature e da qualsiasi cosa potesse turbare la sua pace interiore.

La risposta di Simone però fece crollare in un attimo tutte le consolidate certezze di Jacopo che finalmente guardò l'altro con occhi diversi, forse ancora più ammirati, perché forse, di quel ragazzo, lui non aveva proprio capito niente.

"Per me è un po' diverso" scrisse Simone "io trovo la pace interiore, come la chiami tu, solo quando ho la testa presa da mille impegni"

"In che senso?" si azzardò a chiedere Jacopo.

Quella risposta tardò ad arrivare e Jacopo si maledisse, per aver forse azzardato troppo, per aver chiesto qualcosa che non fosse alla sua portata.

Simone però lo sorprese, di lì a poco, con una risposta che lo lasciò ancora più confuso.

"Per anni ho cercato di riempire le mie giornate perché non potevo fare altrimenti, è stato un po' un modo per sopravvivere "

"Scusami" si affrettò a scrivere Jacopo mortificato "non volevo essere invadente"

"Non lo sei stato, la tua è una domanda legittima solo che è difficile da spiegare quello che sentivo. Era come essere circondato dal vuoto e, per restare a galla, dovevo darmi da fare e appigliarmi a qualsiasi cosa. Non ho mai pensato di lasciarmi andare ma è stato difficile trovare l'equilibrio per non cadere"

Jacopo lesse e rilesse quelle parole sentendo uno strano senso di inquietudine montargli dentro. Come potevano gli occhi limpidi di Simone avergli nascosto tutto quel dolore?

Eppure sembrava così forte, così risoluto che Jacopo non avrebbe mai immaginato potesse avere dei risvolti tanto oscuri.

Stava ancora fissando le parole sullo schermo quando Simone lo stupì con un nuovo messaggio.

"Ci sei ancora?" diceva il testo.

"Ci sono, solo che non so cosa dire" rispose sinceramente.

"Non devi dire niente, magari un giorno ne parleremo a voce"

"Se a te andasse mi farebbe davvero piacere"

"Che ne dici di domani? Magari dopo il turno"

"Ok" rispose Jacopo senza starci a pensare.

"Allora mi insegnerai come sfruttare il tuo conclamato tempo libero"

"Contaci. Ti insegnerò la nobile arte del poltrire"

Simone sorrise divertito mentre Jacopo, dall'altro lato della città, si stava mangiando le mani perché si era appena reso conto del grande guaio nel quale si era cacciato.

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