Capitolo 33

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Scusate per il ritardo...


Quella notte Jacopo non sognò nulla, non si svegliò in preda a disturbi né accusò alcun dolore.

Quando aprì gli occhi anzi si sentì stranamente rilassato, almeno fin quando non tornarono a fargli visita i turbamenti della serata precedente.

Si rigirò dall'altra parte per poi sbuffare pesantemente e nascondere frustrato la testa sotto il cuscino.

Dopo un quarto d'ora speso in sbuffi e mugolii decise di alzarsi e fare colazione per poi concedersi una doccia rigenerante. Si sentiva meglio, impossibile negarlo, ma la sua testa era altrove attraversata da occhi verdi che non volevano saperne di abbandonarlo.

Tornò in camera per recuperare il cellulare che aveva volutamente ignorato. Si diceva di aver perso le speranze eppure qualcosa in lui continuava a temere il momento in cui avrebbe sbloccato il cellulare e trovato la conversazione con Simone vuota.

Si fece coraggio e, seduto sul bordo del letto, sfiorò con le dita lo schermo touch, questo si illuminò mostrando un elevato numero di notifiche.

Tra tutte, quelle che gli balzarono subito all'occhio, furono quelle relative ai messaggi di Simone.

Li lesse nell'ordine d'arrivo e si rilassò, ad ogni parola un po' di più.

Simone: Ehi... Scusami se non mi sono fatto sentire prima ma oggi avevamo le gare di nuoto e puoi immaginare la confusione generata da una squadra di bambini.

Spero tu stia meglio, non preoccuparti per i giorni di permesso, non sono un problema.

Pensa a rimetterti che ho ancora tanto da insegnarti.

Una pausa temporale di una decina di minuti, poi ancora.

Simone: Mi sa che ho fatto tardi, starai già dormendo. Buona notte.

O forse dovrei dire buongiorno.

Va be', fai tu!

Jacopo sorrise divertito dalla capacità di Simone di alleggerire qualsiasi cosa.

Si sentì mortificato per aver pensato male di lui e sobbalzò quando nel riquadro in alto apparve la dicitura "Simone sta scrivendo"

Si ritrovò ad attendere con ansia il testo di quel messaggio e gli spuntò un sorriso appena lo visualizzò.

Simone: Ti sei svegliato dormiglione? Buongiorno

"Buongiorno" rispose Jacopo.

"Ho dormito tantissimo" continuò mentendo o, per meglio dire, omettendo la completa verità delle cose.

Simone: Come stai?

Jacopo: Meglio

Simone: Bene. Scusa ancora per ieri ma davvero, quei bambini sono terribili

Jacopo: Posso immaginare

Simone: Però poi, vuoi mettere la soddisfazione

Jacopo: Anche questo è vero

Simone: Un giorno ti ci porto

"Dove?" chiese stupidamente Jacopo.

Simone: In piscina no?

Jacopo restò di sasso.

In piscina.

Con Simone.

Certo, non dentro la piscina.

Lontano dall'acqua.

Vestiti.

O forse no.

Si, lui lo sarebbe stato, ma Simone?

Oh cielo.

Ma cosa diavolo andava a pensare?

Maledì il suo stupido cervello e tornò a concentrarsi sulla conversazione che era andata avanti senza di lui.

Simone: Non ti andrebbe?

Jacopo: Certo che si

Simone: Ti porto a conoscere i bambini e magari ci facciamo anche delle vasche

E allora la colpa non era di Jacopo!

Era Simone che aveva intenzione di tenerlo sotto tortura!

Simone: Perché ti piace nuotare vero?

Jacopo: Abbastanza

Simone: "Abbastanza" non è abbastanza

Jacopo alzò gli occhi al cielo smorzando un sorriso.

Jacopo: Ok, mi piace

Simone: Meglio

Jacopo: Sei un prepotente

Simone: Non è vero

Jacopo: Si che lo è

Simone: No

Jacopo: Lo vedi?

Simone: Voglio solo ristabilire la verità

Una serie di faccine sorridenti furono la risposta di Jacopo.

Simone: Non approfittare della lontananza

Jacopo: Dovrei avere paura?

Simone: Dovresti... Potrei affogarti

Jacopo: Lo vedi che sei un prepotente?

Simone: Forse... Un po'

Jacopo: Finalmente lo ammetti!!!

Simone: Ehi, non esultare così presto

Jacopo: Sei proprio uno sbruffone, dovrei cominciare ad ignorarti

Simone: Finirei per mancarti

Jacopo: Non credo proprio

Simone: Io invece credo proprio di si!

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