Capitolo 65

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Simone non riusciva a prendere sonno. Si girava e rigirava in quella specie di brandina ma gli occhi sembravano non volerne sapere di chiudersi. Pensava e ripensava e si sporgeva, avrebbe voluto vedere Jacopo ma dalla posizione in cui era non riusciva a scovarlo.

Si sarebbe volentieri alzato ma quei letti avrebbero prodotto un frastuono tale da svegliare tutti gli altri e no, non poteva permetterselo.

Quindi pensava e ripensava e si sporgeva.

Perché doveva capitare proprio a lui quella sistemazione? Perché non quella di fronte al letto di Marco e Jacopo? Perché non era finito a dormire almeno sopra, lì avrebbe certamente avuto una visuale migliore.

Continuava a chiederselo e a maledire la sua mancata prontezza nello scegliere.

Ma come poteva sapere che non sarebbe riuscito a dormire?

Anche se, quello che non lo faceva dormire era un tarlo parecchio fastidioso e allo stesso modo irrilevante.

Il motivo era Jacopo o meglio era qualcosa di più intricato che stava portando Simone all'esaurimento.

Prima in macchina, poi in quella serata tutti assieme non aveva avuto modo di dedicargli del tempo e non ci era abituato, non gli andava giù. Lui e Jacopo erano sempre riusciti a ritagliarsi degli spazi, anche in mezzo agli altri avevano trovato il modo di sentirsi soli.

Ed era proprio in quella solitudine che riuscivano ed essere sé stessi, come se bastasse qualsiasi elemento estraneo per inquinare la purezza del proprio legame. Forse vivevano in una bolla ma era impossibile non sentirsi un po' diversi. Per due come loro, con i loro spigoli e le loro ombre trovarsi era stato un po' come riconoscersi. Riconoscere una parte di sé in qualcun altro e trovare che quella fosse in qualche modo la parte mancante, quella che rende completo l'unicum migliorandolo addirittura perché ogni parte dell'uno sembrava acquisire valore a contatto con l'altro.

Era una sensazione strana e forte, troppo forte. Ma Simone era certo di quello che sentiva. Quando stava con Jacopo si sentiva migliore ma non perché fosse lui a diventarlo ma perché era Jacopo ad annullare le sue crepe, a fonderle in qualcosa di valore, a cancellare il buio e riempire ogni spazio vuoto ma d'altronde, senza presunzione, era sicuro che per Jacopo fosse lo stesso.

Lo aveva visto coi suoi occhi: quando erano insieme, lontani da tutti, Jacopo era diverso, era completamente sé stesso in un modo che forse era sconosciuto a lui stesso. Ma a Simone non potevano certamente sfuggire quei piccoli cambiamenti, quei sorrisi più veri, quell'irriverente spigliatezza che riusciva a tirar fuori solo con lui. Erano piccole cose ma grandi abbastanza per fare la differenza.

Un po' a Simone era mancata quella complicità e la stava erroneamente cercando rigirandosi tra le lenzuola coi pensieri a martellargli le tempie.

Jacopo era stato bene?

Si era sentito a suo agio?

Si era forse sentito in qualche modo abbandonato?

Non gli sembrava fosse in difficoltà anche perché di fatto non lo aveva mai lasciato solo, sembrava sorridente, ben disposto, eppure quel tarlo non lo abbandonava.

Si diede dello stupido, avrebbe dovuto prestare più attenzione a quel particolare, prima però, non alle quattro di notte mentre tutti gli altri stavano dormendo!

Ed era forse ora che anche lui facesse lo stesso.

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