Capitolo 86

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I ragazzi continuarono a nuotare, a prendersi in giro e a giocare fianco a fianco, ancora per un po'.

Raggiunsero assieme gli spogliatoi ma all'ingresso si divisero. Simone avrebbe potuto seguire Jacopo ma preferì fermarsi nel vano riservato agli allenatori.

Ad un tratto, nel piccolo corridoio fu preso dalla paura. Non sapeva come sarebbe stato ritrovarsi assieme, vulnerabili e imbarazzati.

Come si sarebbero comportati?

Dove avrebbe dovuto tenere gli occhi?

Cosa avrebbe detto per smorzare la tensione che sicuramente si sarebbe venuta a creare?

Era sicuro sarebbe finita male, anzi malissimo.

Sarebbe stato troppo, un passo troppo lungo per entrambi.

Simone non pensava fosse il caso di affrettare le cose. Erano appena riusciti ad avvicinarsi e non voleva che una stupidaggine li allontanasse di nuovo.

Si lasciò confortare dall'acqua calda della doccia che oltre a riscaldargli la pelle parve portarsi via tutti i pensieri ambigui che lo avevano per un momento turbato.

Tornò a pensare a Jacopo semplicemente come un amico, semplicemente come il ragazzino tenero e impacciato che era. Il punto era che fosse proprio quello il lato di Jacopo che più lo intrigava, quello che più lo avrebbe spinto a compiere gesti folli.

Perché sentiva crescere dentro di sé un affetto sempre più forte verso ogni più piccolo atteggiamento di Jacopo. Trovava ogni cosa tenera, dolce e si stava affezionando a tutto questo senza poterselo in alcun modo impedire.

La consapevolezza di averlo di fianco e non poterlo "avere" lo stava mandando confusione, non sapeva come muoversi, che passi compiere, forse avrebbe dovuto chiedere aiuto a Marco ma cosa avrebbe dovuto dirgli?

Si sentì incredibilmente stupido e si incolpò per la sua mancanza di esperienza. Se avesse avuto un interesse, un flirt, una storia in passato avrebbe sicuramente saputo come muoversi e invece no, se ne stava lì a rimuginare come uno stoccafisso a bagno nelle sue paure.

Allora si lasciò andare col capo riverso sulle piastrelle di fronte a sé e le gocce d'acqua divennero lacrime che non riuscì a controllare.

Fu solo un attimo però, poi si riprese, alzò gli occhi al cielo lavando via quell'attimo di scoramento e si sbrigò perché ad aspettarlo ci sarebbe stato Jacopo, il suo Jacopo.

Assieme raggiunsero la macchina di Simone e poi, con quella, una trattoria poco lontana dalla casa del più piccolo.

Procederono alle ordinazioni per poi ritrovarsi ancora uno di fronte all'altro. Jacopo era visibilmente sereno e Simone si stava perdendo nel suo sguardo, in quegli occhi tornati calmi e limpidi.

Ma quante cose gli stavano dicendo quegli occhi, quante ancora voleva leggerne dentro.

La prima cosa che gli venne in mente fu quella che disse, d'altronde era da un po' che quell'idea gli si era fissata in mente.

«Te la cavi piuttosto bene in acqua»

Jacopo fece spallucce.

«Dico davvero, non me l'aspettavo»

Jacopo si accigliò.

«Non me ne avevi mai parlato e invece è bellissimo, abbiamo qualcosa in comune» sorrise Simone.

«Non in comune. Io nuoto nel profondo, tu in superficie»

«E non è lo stesso?»

«No»

Simone lo scrutò interrogativo.

«Voi prendete i tempi, fate casino, io me ne sto lì sotto e tutto quello che conta è la pace»

«Detta così non è che mi piaccia più di tanto, mi fai sentire un calcolatore senza sentimento» ribatté «il nuoto non è questo, è passione, impegno, rinunce, libertà, è sfidare i propri limiti, non è solo questione di tempi»

«Lo so» rispose l'altro con un sorriso «l'apnea però è diversa è quasi... spirituale. Sei tu, da solo, l'unico rumore che senti è quello del tuo cuore» disse portandosi una mano al petto.

Simone lo ascoltava ammirato e quel gesto, così naturale, così spontaneo gli aveva fatto venir voglia di sentirlo quel cuore.

«Hai mai fatto immersioni?»

La voce di Jacopo lo tirò fuori da quel pensiero riportandolo alla realtà della conversazione.

«No» rispose senza intenzione.

«Non sai che ti perdi, quella è libertà vera»

«Un giorno magari proverò»

«Sempre se ci riesci» lo canzonò con un sorrisetto furbo.

«Ehi, guarda che posso sempre affogarti» si finse indignato.

«Non lo faresti»

«Perché no?»

«Perché sarebbe un crimine contro l'umanità togliere al mondo uno come me»

Simone trattenne a stento una risata sgranando gli occhi.

«E poi come faresti senza di me»

Lo disse col sorriso lui, voleva essere uno scherzo ma per Simone non lo fu affatto.

Arrivati al punto in cui erano, come avrebbe fatto senza di lui?

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