Capitolo 34

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Prima di lasciarvi al nuovo capitolo vi lascio un piccolo ringraziamento:

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Col passare del tempo lo stato di salute di Jacopo andava man mano migliorando con l'apporto della continua vicinanza telefonica di Simone.

Simone c'era al mattino coi suoi "buongiorno" inviati all'alba, c'era durante la giornata scandita dai suoi numerosi impegni e c'era la sera coi suoi discorsi strampalati che, da consuetudine, portavano alla "buona notte" che entrambi si auguravano come ultimo pensiero della giornata.

L'intera settimana era volata e a Jacopo non era pesata. Non si era sentito solo e le sue giornate erano trascorse in uno strano stato di eccitazione che andava accrescendosi man mano che si avvicinava il momento del suo rientro alla Sala da Tè.

Non vedeva l'ora di tornare al lavoro, di uscire, di tornare a respirare la propria quotidianità.

Quell'influenza lo aveva gettato a terra però poi gli aveva concesso di prendersi un po' di meritato riposo e di costruire con Simone un qualcosa di completamente nuovo. Certamente i due non erano divenuti amici ma forse stavano gettando le basi per costruire un qualcosa di importante.

Jacopo indossò il cappellino, poi i guanti ed infine la sciarpa che tirò su fin sopra il naso. Uscì di casa respirando l'aria frizzante di quel pomeriggio gelido ma non ventoso.

Si affrettò lungo il marciapiedi e si premurò di scansare ogni pozzanghera ed ogni più piccola gocciolina d'acqua che pensasse di colare dai terrazzi che lo sovrastavano. Non aveva paura di una ricaduta, né di sporcarsi in qualche modo i vestiti. Ci teneva ad arrivare perfetto in Sala da Tè per non darla vinta a Simone.

Ne avevano discusso tanto, fino a poco prima che Jacopo si decidesse ad uscire.

Fosse stato per Simone Jacopo quella passeggiatina a piedi avrebbe dovuto evitarla. Ma Jacopo aveva insistito, voleva tornare alla sua normalità e per nulla avrebbe rinunciato alla libertà che sentiva quando se ne stava a spasso da solo.

Certo, un po' di freddo se lo sarebbe risparmiato volentieri ma non lo avrebbe mai ammesso a voce alta. Avrebbe portato avanti la sua tesi sulla libertà e l'indipendenza e avrebbe sperato che Simone non avesse nulla da obiettare.

Affrettò il passo quando alcune goccioline di pioggia gli accarezzarono la fronte e, dopo pochi istanti, con un balzo a superare una pozzanghera, si ritrovò di fronte alle porte scorrevoli della Sala da Tè.

Appena vi fu dentro tirò un sospiro di sollievo quando l'aria calda lo avvolse. Alzò lo sguardo verso il bancone e subito incrociò gli occhi verdi di Simone che si erano volti verso l'ingresso nell'udire il fruscio delle porte.

Si sorrisero entrambi e Jacopo, un po' impacciato, lo raggiunse.

«Finalmente, bentornato» lo accolse Simone continuando a sorridere «come stai?»

«Bene, grazie» rispose Jacopo liberandosi da sciarpa e cappuccio.

«Mi sembri un po' infreddolito o sbaglio?» domandò Simone assottigliando lo sguardo studiando l'espressione scocciata dell'altro che sbuffò sollevando gli occhi al cielo.

«Fuori ci saranno si e no tre gradi, tu che dici?»

«Io dico che con questo tempo non è il caso di fare allegre scampagnate»

«Allegre scampagnate?» ripeté canzonatorio «ma ti senti?»

«E tu ti vedi?»

«Perché, cos'ho?»

«Stai tremando»

Jacopo si accorse solo in quell'istante di manifestare un lieve tremolio e, come per un riflesso inconsapevole, prese a strofinare i palmi delle mani sulle braccia coperte dal maglioncino verde che indossava.

Quell'atteggiamento di chiusura non sfuggì certo a Simone che comprese immediatamente di aver vinto quella piccola battaglia. Osservò ancora un po' quegli occhi persi fino a decidere che fosse giunto il momento di porre fine al piccolo tormento in cui era bloccato l'altro.

«Il tuo tè si sta raffreddando» disse «mi raggiungi?»

«Cosa?» chiese Jacopo come al solito scendendo dalle nuvole.

«Ti ho preparato il tè ma se non ti muovi si raffredda»

Jacopo allora si sporse oltre i bancone per annusare nell'aria quel profumo che però, a causa del raffreddore, ancora un poco presente, non raggiungeva a pieno i suoi sensi.

«Cos'è?» domandò.

«Tè alla menta, ti farà bene»

«Ma io sto già bene»

«Sai, a guardarti proprio non si direbbe» ridacchiò.

L'altro strinse gli occhi in due fessure ma non parlò, si sfilò il giubbotto e, dopo aver indossato la divisa, raggiunge l'altro in silenzio scrutandolo con un malriuscito sguardo minaccioso.

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