Improvvisamente a Jacopo tutto sembrò lampante eppure pensò di non essersi mai sentito tanto confuso quanto lo fosse in quel momento.
Mentre Simone avanzava sorridente verso di loro tutte le idee presero a vorticare nella sua mente per fissarsi come pezzi di un intricato puzzle in quello che gli apparve come un disegno perfetto.
Ripercorse le parole di Marco, tutte le giornate trascorse alla sala da tè, rivide i movimenti attenti delle mani di entrambi che tanto avevano catturato la sua attenzione, quella felpa che portava addosso e che quasi lo stava soffocando, quegli occhi diversi eppure affini, e si diede dello stupido.
Per tutto il pomeriggio aveva fatto mille congetture sul rapporto che potesse unire quei due quando poi la realtà era a portata di mano proprio davanti ai suoi occhi.
Il fratello perfetto, quello amata da tutti, quello integerrimo non era nessun altro che Simone. Era di lui che Marco stava parlando.
E Jacopo aveva provato del risentimento nei suoi confronti.
La sua sicurezza sembrò vacillare, le sue idee continuavano a confondersi tra loro.
Marco salutò Simone ma Jacopo non riuscì a spostare gli occhi da quest'ultimo, era così strano averlo lì in quel momento, averlo di fronte proprio mentre stava realizzando che Marco per lui non era più un ostacolo invalicabile.
«Come stai?» gli chiese Simone «hai un visetto strano»
«Siete fratelli» disse realizzando solo allora di averlo detto ad alta voce.
Si coprì ingenuamente la bocca con una mano come se facendolo potesse coprire anche le parole che si era lasciato sfuggire, arrossì violentemente tanto che nemmeno il raffreddore riuscì a camuffarlo.
Simone intanto, che lo stava scrutando per avere risposte sulla sua salute, capì che quello strano sguardo perso nel vuoto fosse frutto delle elucubrazioni che Jacopo stava facendo in quei momenti.
Quindi inclinò leggermente il capo rassicurante e gli sorrise «si, siamo fratelli. Non te l'avevo detto?»
Jacopo negò col solo movimento della testa e continuò a fissare un punto indefinito dritto davanti a lui.
«Oddio» la risata cristallina di Marco attirò l'attenzione degli altri due «io gli ho parlato tutto il tempo di te ma a quanto pare lui non ha capito a chi mi stessi riferendo. Questa cosa è fighissima!»
Si avvicinò poi a Jacopo passandogli un braccio intorno ad una spalla «ma dove lo abbiamo trovato uno così?» disse guardando Simone «è incredibile! Ecco perché fai di tutto per lavorarci assieme, altro che fratello perfetto sei un bastardo»
Simone nascose l'imbarazzo dietro una risatina e cercò di liberare Jacopo dalla presa del fratello.
«Dai, lascialo andare, credo lo abbiamo turbato già abbastanza per oggi»
«Sei turbato?» gli chiese allora Marco come se si stesse rivolgendo ad un bambino.
«Un po'» articolò Jacopo ridacchiando per quella situazione assurda.
«Sappi che sei il mio preferito» aggiunse Marco «d'ora in poi ci vedremo spesso»
Simone alzò gli occhi al cielo e sperando di non dare troppo nell'occhio, con leggerezza e col suo immancabile sorriso si rivolse a Jacopo «dai su, prendi le tue cose che ti riporto a casa»
E, in quel momento, sulla sala da tè calò un profondo silenzio.
«Un momento» la voce di Marco sembrò giungere da molto molto lontano «tu perché sei passato di qui?»
Simone lo sapeva che con Marco non avrebbe avuto scampo, era troppo furbo, troppo acuto per potersi bere una qualsiasi storiella campata per aria, quindi disse la verità, sapendo di correre un rischio, quello di colpire Jacopo più di quanto in realtà avrebbe voluto.

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Cambio Turno
RomanceIn un'anonima cittadina di provincia c'è una Sala da Tè. Qui, tra infusi profumati e deliziosi dolcetti, occhi si incontrano e mani si sfiorano, tutto nell'infinitesimale spazio di un cambio turno. Piccola Storia d'Amore e di Tè; di dolcezza e di n...