Capitolo 15

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Quando Jacopo tornò in sala dopo una manciata di minuti si fermò ad osservare Simone che chiacchierava amabilmente con delle signore che stavano per pagare il conto.

Sapendo di passare inosservato raggiunse il bancone restandosene in disparte. Si sentì un po' stupido ma non riuscì a fare a meno di spiare il ragazzo che risultava ancora più bello quando nemmeno si rendeva conto di esserlo.

Era palese che la sua aura superasse qualsiasi barriera, perché anche le donne che pendevano dalle sue labbra ne erano completamente ammaliate. Lo ascoltavano come se stesse per raccontar loro chissà quale segreto, e sorridevano, apertamente, come non riusciva a fare lui, preso com'era da mille paranoie.

Quando le donne si allontanarono per lasciare la sala Jacopo si palesò timidamente.

«Hai fatto in fretta» disse Simone.

«Ci ho provato»

«Vedo!» rispose lanciandogli un'occhiata veloce.

«Vieni» lo invitò poi «bevi un po' di questa»

Jacopo si avvicinò guardando con curiosità quello che Simone gli stava offrendo «cos'è?»

«Tranquillo, nessuna pianta dal nome strano o dalle proprietà miracolose» ridacchiò «E' solo Harmony, un infuso con erbe e spezie. Ti aiuterà a ritrovare un po' di calore»

«Grazie, ha un buon odore»

«Ed è anche buona. Cannella, chiodi di garofano, coriandolo, buccia d'arancia, radice di liquirizia, nulla di complicato»

Jacopo si avvicinò alla teiera e ne ispirò ancora una volta il profumo dolce e speziato sentendosi subito avvolto in un confortevole abbraccio.

Simone aveva già preparato le tazze quindi a Jacopo venne naturale afferrare la teiera per servire l'infuso. Lo prese saldamente tra le mani e stava per versarlo quando sentì Simone farsi più vicino.

«Aspetta» disse posando una mano sulla sua «così» disse piano cambiando leggermente l'inclinazione della teiera ormai stretta in quattro mani «così è più facile e non rischi di scottarti»

Jacopo spostò lo sguardo dalle loro mani congiunte al viso di Simone, anch'esso così vicino.

Gli occhi sembrarono incrociarglisi, il cuore pompava pazzo nel suo petto e, per un attimo, sentì la coscienza abbandonarlo.

Sussultò facendo tremare la teiera che teneva tra le mani e, di conseguenza, anche Simone che era a pochi millimetri da lui.

«Scusami» sussurrò assicurandosi che il liquido caldo non avesse in alcun modo colpito Simone. Poi abbassò lo sguardo mortificato, con le lacrime che quasi lottavano contro la sua volontà per sbucare fuori.

«Ehi» sussurrò Simone cercandone lo sguardo con una carezza leggermente accennata sulla sua guancia.

Aveva azzardato con quel gesto, lo sapeva bene. Le possibile conseguenze potevano essere davvero terribili. Jacopo poteva scappare da lui o poteva chiudersi a riccio. Ma Simone non ebbe il tempo di pensare alle conseguenze, reagì d'istinto.

Quello che però accadde Simone proprio non se lo aspettava.

Jacopo non si mosse e, anzi, sembrò rilassarsi a quel contatto.

Simone non spostò la sua mano. Cominciò solamente ad accarezzare il viso dell'altro con movimenti lenti e calibrati. Non voleva spaventarlo, non voleva che si allontanasse. Voleva solamente che si calmasse.

«È stato solo...» sussurrò cercando di infondergli sicurezza «non lo so cos'è stato, ma non è successo nulla»

Jacopo alzò inconsciamente lo sguardo e si trovò a fissare quello di Simone che, comprensivo, lo guardava sorridendo.

«Sono un disastro» mormorò.

«Non lo sei» affermò «te l'ho detto, non è stato nulla»

«Ma io...»

«Sh» lo zittì l'altro «vogliamo bere Harmony o vogliamo aspettare che si freddi?»

Jacopo annuì e lasciò che fosse Simone a versare l'infuso in entrambe le tazze.

Simone lo fece con la sua solita precisione ma senza proferir parola. Non sapeva cosa dire e aveva paura che fosse stato il suo consiglio a far irrigidire Jacopo.

Forse era stato irruento, forse era sembrato un rimprovero ma Simone non riusciva a capacitarsene. Gli sembrava fosse stato tutto come sempre, come logica conseguenza del loro rapporto che assieme pian piano stavano costruendo.

Jacopo avvicinò la tazza alle labbra fissandone il liquido chiaro poi ne bevve un sorso e il visetto corrucciato cambiò espressione.

«Ma, è amara» sussurrò.

«Ti prego, non anche tu» borbottò Simone «gli infusi vanno consumati al naturale»

«A me piacciono le cose dolci» disse Jacopo a mezza bocca.

«E va bene, te lo concedo, però un cucchiaino solo» pontificò con l'indice alzato.

Ci pensò lui stesso a dolcificare l'infuso, lo girò ed aspettò il responso di Jacopo.

«È buona» disse Jacopo con stupore negli occhioni.

Simone sorrise «vuoi dei biscotti?»

«No, grazie» scosse la testa divertito.

«Guarda che se mentre sei a lavoro dovesse venirti fame puoi mangiare qualsiasi cosa e, a proposito» aggiunse chinandosi a rovistare nella dispensa «ci sono questi nuovi biscotti alla nocciola che sono uno spettacolo»

«Se sono davvero così buoni...»

Simone non si lasciò scappare quell'occasione, gli porse i biscotti e insieme ne mangiarono a decine.

E fu solo un dettaglio, forse insignificante, ma Simone rimase con Jacopo fino all'arrivo dei suoi genitori.

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