Capitolo 69

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Quando i due raggiunsero il resto del gruppo i preparativi erano in gran fermento. Marco, nello specifico, stava alimentando le braci per la griglia mentre, di tanto in tanto, sorseggiava da una lattina di Cola.

Appena giunsero sullo sterrato, dopo una passeggiata lenta e silenziosa, Jacopo e Simone si divisero. Mentre Simone passava a dare in giro il suo personale buongiorno, Jacopo raggiunse Marco distogliendolo dal suo compito.

«Vivo?» domandò quest'ultimo.

«Vivo e vegeto»

«Ah però! Hai cacciato le unghie»

Jacopo sospirò «non ce n'è stato bisogno»

«No?» chiese Marco abbandonando per un attimo le sue attività per guardare l'amico in volto.

Jacopo scrollò le spalle «tutto fumo niente arrosto»

Marco lo fissò allibito, con le pupille dilatate «io...» sembrò cercare le parole adatte «io ti adoro!» esplose.

Jacopo sorrise fiero e impettito guardando l'altro dall'alto.

«C'è qualcosa che posso fare?» chiese.

«Cosa sai fare?»

Jacopo si guardò un attimo intorno, poi con fare sconsolato disse: «niente, credo»

Marco ridacchiò «allora stai qui e tienimi compagnia, sarà sufficiente»

Jacopo si accovacciò al suo fianco, osservandolo lavorare mentre chiacchieravano del più e del meno. Quando dopo una decina di minuti Simone li raggiunse stavano ancora parlottando tra loro. Li osservò per un po', quasi potesse studiarli, cercò di carpirne le conversazioni, poi si avvicinò e si sedette di fianco a Jacopo.

Sembrò rilassarsi, tese le gambe ed inclinò il capo per rivolgerlo al sole. Era in pace con sé stesso, disteso, ad occhi chiusi e Marco non poté fare a meno di notarlo.

«Che fai, ozi?» domandò girandosi di tre quarti verso di lui.

Simone non rispose e anzi, nemmeno sembrò sentirlo.

«Guarda che il pranzo non si prepara da solo»

Uno sbuffo.

«Alza il culo»

«Ma che palle» sbottò Simone «perché a lui non dici niente?» piagnucolò.

«Perché lui mi fa da assistente» rispose ovvio.

«No, a me sto fatto che voi fate copia contro di me non piace proprio»

Marco rise e Jacopo lo imitò.

Simone si alzò sbuffando rumorosamente, sistemò i pantaloni e si allontanò ancora imprecando a bassa voce contro il fratello.

«Povero, forse abbiamo un po' esagerato» disse Jacopo guardando l'altro allontanarsi.

Un po' si sentiva in colpa. Sapeva che era tutto un gioco tra i due ma tormentarsi era nella sua natura.

«Lo vuoi un consiglio?» disse Marco in risposta.

Jacopo annuì incuriosito.

«Non dargli sempre corda, non soccorrerlo, non mostrarti sempre accondiscendente e sottomesso»

Jacopo aggrottò la fronte non capendo dove Marco volesse andare a parare.

«Lascialo cuocere nel suo brodo, sii sfuggente, sprezzante e vedrai che lo avrai in pugno»

No, Jacopo non aveva decisamente idea di cosa Marco volesse dire.

Stava sicuramente parlando di Simone ma... Lasciarlo cuocere, ignorarlo, sfuggirgli... Sicuramente doveva essersi perso qualcosa.

Marco però sembrava serio. Non lo aveva guardato negli occhi ma la sua voce era ferma. Jacopo sapeva di potersi fidare, sapeva che anche se non lo afferrava c'era qualcosa di vero in quelle parole, qualcosa su cui avrebbe dovuto riflettere.

Preferì non fare domande, non voleva passare per stupido ma si ripromise di rifletterci su.

Forse sarebbe stato il tempo a dargli, infine, tutte le risposte che cercava.

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