Capitolo 68

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Forse Marco aveva ragione.

Simone di prima mattina non era il Simone che lui aveva imparato a conoscere.

Era silenzioso, scorbutico, cupo quasi. Camminava a testa bassa trascinando i piedi sulla ghiaia senza mai spostare lo sguardo che teneva fisso ai suoi piedi. Indossava una delle sue felpe giganti di cui aveva tirato su perfino il cappuccio in un chiaro segno di chiusura totale verso il resto del mondo.

In questo clima così surreale raggiunsero il bar, si accomodarono ad uno dei tavoli e Simone prese a consumare la colazione che aveva ordinato per sé.

«Ti va qualcosa?» chiese a Jacopo mentre beveva il primo dei suoi caffè.

«No, grazie»

«Sei silenzioso stamattina»

«Ah io!» pensò fra sé Jacopo indispettito senza accorgersi di averlo in realtà sussurrato.

Quando si rese conto della gaffe appena fatta si sentì arrossire e cauto alzò lo sguardo di fronte a sé, verso l'altro che lo guardava stupito.

«Non credo di aver capito» disse fissando gli occhi nei suoi.

«Oh invece hai capito benissimo» sbottò frustrato Jacopo un po' per esser stato così banalmente scoperto, un po' per il suo vizio di arrossire e incespicare in ogni situazione.

Simone trasalì, sgranò gli occhi per la sorpresa e per un istante rimase così, immobile, a fissare attonito l'altro, poi rise. Per la prima volta da quella mattina Simone manifestò un'emozione, ridendo come se non avesse mai fatto altro, come a voler ricordare a Jacopo di essere sempre lo stesso.

«Che hai da ridere?» chiese Jacopo indispettito.

«È la tua faccia»

Jacopo prese un respiro, poi partì all'attacco «prima te ne stai cupo e silenzioso nemmeno fossi un orso bruno appena uscito dal letargo e subito dopo, appena torni in te, mi dici che ho la faccia da scemo»

«Quando lo avrei detto questo?» disse Simone lasciando che una risata ancora gli aleggiasse sul volto.

«Era sottinteso»

«Lo hai dedotto tu»

Jacopo sbuffò ancora rumorosamente «aveva ragione Marco, al mattino sei intrattabile e dopo...»

«E dopo?»

«Dopo ritorni ad essere lo stronzo di sempre, ma lo preferisco eh, almeno sembri umano»

Simone aveva ascoltato quella spiegazione con attenzione e alla fine non poté far altro che scuotere la testa.

«Non dovrei lasciarti passare tanto tempo con Marco» disse «quando vi alleate siete pericolosi»

«Forse sei tu ad essere pericolante»

«Pericolante, io? Ma mi hai visto» fece Simone indicandosi «guarda che la proposta di affogarti è ancora valida»

«Seh credici»

Simone adorava quell'aria di sfida dipinta sul volto dell'altro ma non poteva dargliela vinta.

«Vedrai» replicò.

«Non mi fai paura orso Yoghi»

E a quelle parole, pronunciate con l'entusiasmo di un bambino, Simone non seppe proprio come ribattere.

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