Capitolo 55

378 44 4
                                    


Scusate per il ritardo...


Quando giunse in sala da tè Jacopo fu accolto da un vociare piuttosto insistente. Guardando verso il bancone ritrovò i due fratelli intenti a battibeccare.

«Che succede?» chiese avvicinandosi e accertandosi che la sala fosse, in quel momento, vuota.

«Sto provando a convincere il signorino ad uscire ma a quanto pare è sempre impegnato, nemmeno fosse il presidente del Consiglio. E una volta il nuoto, e il turno in ospedale, il corso di aggiornamento, le gare...» si lamentò Marco portando gli occhi al cielo con uno sbuffo.

«Ci sarà un giorno in cui è libero» provò a mediare Jacopo.

Marco lo guardò scettico e il più piccolo sorrise sornione.

«Se organizziamo noi tu ci vieni?» chiese a Jacopo d'improvviso.

Jacopo sbarrò gli occhi in imbarazzo, altalenò un attimo lo sguardo dall'uno all'altro fratello e rimase senza parole.

Non voleva indispettire Marco ma sapeva che senza Simone per lui qualsiasi uscita non sarebbe valsa la pena, non si sarebbe certamente sentito a suo agio senza la presenza rassicurante dell'altro. Ogni sua uscita sarebbe stata bella solo se al suo fianco ci fosse stato Simone a sostenerlo, a farlo sorridere, a prenderlo anche in giro.

«Ah già dimenticavo!» si lamentò ancora Marco «voi due viaggiate in coppia»

Gli occhi di Jacopo si sbarrarono, le sue guance presero immediatamente colore mentre Simone, non visto, si nascose dietro un sorrisetto soddisfatto.

Sapeva che Jacopo avesse una predilezione per lui ma sentirselo dire e, in qualche modo, dimostrare, fu come essere investito da un brivido di felicità incomprensibile.

«Va be', lasciamo stare» sbuffò Marco «quando vossignoria ci degnerà della sua presenza ci organizzeremo, tanto mi par di capire che senza di lui non si muove foglia»

Jacopo si sentì leggermente in colpa e quando Marco fece per andarsene lui abbassò lo sguardo come per nascondersi e non dover dare spiegazioni.

Ma Marco era sempre un passo avanti a tutti quindi si fermò ad un passo da lui e, postosi al suo fianco sussurrò, in modo che lui solo potesse sentirlo:

«Sta' tranquillo, lo so che tra me e lui preferisci lui»

Il sorriso sulle labbra di Marco era sincero, non divertito né canzonatorio, ma Jacopo sentì il bisogno di replicare.

Formulò qualche sillaba incomprensibile ad orecchio umano ma subito Marco lo bloccò.

«In realtà penso sia reciproco»

Jacopo rimase di sasso ma non ebbe modo di reagire perché Marco lo superò e salutò entrambi con un laconico "ci si vede".

Jacopo si voltò come se potesse ancora fermarlo o parlarci ma Marco era già sparito oltre la porta a vetri.

Raggiunse quindi Simone che mostrava ancora sul viso quel suo sorriso calmo.

«Com'è che non vuoi uscire» chiese «non ti trovi bene con Marco?»

«Lo sai» disse perentorio Jacopo.

«No»

«Si»

«Voglio sentirmelo dire»

«No»

«E dai»

«Che scemo, sembri un bambino»

Simone sollevò le sopracciglia corrucciando lo sguardo, come fosse un invito a continuare.

«Lo sai e non c'è bisogno che io aggiunga altro»

«Lo so» sorrise Simone.

«Stai gongolando?»

«Un po'» disse alzando le spalle.

«Sembri uno stupido pavone che fa la ruota, ti mancano solo le penne»

Simone rise, per nulla offeso dalle parole di Jacopo.

Lo trovava in realtà divertente e amava vederlo così preso, così spontaneo, ironico, divertente e anche pungente. Sapeva fosse quello il vero Jacopo, sapeva fosse quella la sua parte vera, quella che teneva nascosta e liberava solo quando si sentiva completamente a suo agio.

E ormai Simone lo aveva capito, lui era uno dei suoi punti deboli perché, con lui, riusciva ad essere sé stesso sempre.

Però Simone a Jacopo voleva bene veramente e, per quanto lo riempisse di amor proprio l'idea che Jacopo con lui si sentisse talmente bene da preferire in ogni caso la sua compagnia, non poteva lasciare che il più piccolo si precludesse qualcosa solo perché lui non poteva esserci.

Lo aveva visto con gli altri, era allegro, spensierato, sorridente, avrebbe voluto fosse sempre così.

«Comunque» disse tornando serio «dovresti uscire, Marco sarebbe con te e non ti creerebbe alcun disagio»

«Lo so. Ma infatti il problema non è Marco, con lui non avrei problemi ad uscirci, sono tutti gli altri che...»

«Non hai forse detto che ti piacevano?»

«Si, certo, ed è la verità. Però temo mi sentirei fuori luogo. Con te è diverso, lo sai»

Simone annuì pensieroso «dovresti provarci comunque»

«Non adesso, prima o poi magari, ma meglio non affrettare le cose»

«Ok, però la prossima volta che ci sono usciamo»

«Allora muoviti a liberarti vossignoria che ho troppa voglia di pizza»

Cambio TurnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora