Capitolo 58

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Quando il messaggio di Simone arrivò Jacopo si precipitò giù per le scale per raggiungerlo.

Salì in auto e mostrò a Simone uno dei suoi sorrisi più belli.

Simone sorrise a sua volta ma non poté esimersi dal notare quella piacevole novità.

«C'è qualcosa che dovresti dirmi e non mi hai detto?»

«Cioè?» chiese Jacopo.

«Sei... Felice!»

«Sono sereno»

«Oh, certo!»

La conversazione si interruppe ma il clima rimase piacevole come i sorrisi, più o meno curiosi, che aleggiavano sui volti dei due.

Dopo la conversazione con Marco e il suo invito a sorridere, Jacopo aveva capito che piangersi addosso fosse inutile, doveva sorridere alla vita e alle cose belle che questa gli metteva davanti.

E quella che si apprestava a vivere era sicuramente una giornata di quelle belle, di quelle che vale la pena vivere, di quelle per cui vale la pena sorridere.

Arrivarono alla piscina comunale. Una volta scesi dall'auto Jacopo si propose di aiutare Simone con le borse, ma lui rifiutò. Si recarono verso l'interno ma prima che potessero entrare furono raggiunti da due bambini che corsero verso Simone abbracciandolo in vita.

«Maestro!» gridarono in coro.

«Ragazzi» li accolse Simone «siete pronti?»

«Si!» urlarono felici.

«Bene! Adesso andate a cambiarvi che ci vediamo a bordo vasca»

I due, seguiti dai rispettivi genitori, che rivolsero a Simone un cenno di saluto, si recarono all'interno saltellando come grilli.

«Maestro» ripeté ironicamente Jacopo.

Simone si voltò verso di lui e sorrise irriverente.

«Hai visto una parte dei miei ragazzi»

«Ti vogliono bene» notò.

«I bambini sono così. Se li tratti bene ricambiano con grande affetto»

«Tu devi trattarli benissimo allora»

«Vedrai» disse facendo l'occhiolino.

Raggiunsero gli spalti, Simone accompagnò Jacopo nelle file più vicine alla piscina, sedette con lui qualche istante ma poi dovette allontanarsi.

«Vado a motivare i miei pesciolini» disse.

La sua dolcezza colpì Jacopo nel profondo, i suoi occhi brillavano e il suo cuore sembrò fare le capriole nel petto.

Come poteva quel ragazzo fargli quell'effetto ogni volta? E quando lo aveva visto salutare quei bambini. Al momento aveva ironizzato ma il suo cuore si era sciolto già allora come burro al taglio di un coltello.

Passarono dei minuti prima che i piccoli atleti entrassero nel grande edificio saturo di cloro, seguiti dal loro allenatore.

Simone aveva tolto la felpa ed era rimasto in T-shirt. Anche da lontano Jacopo poté apprezzare la visione di quelle braccia scolpite dall'acqua.

I suoi occhi non lo mollarono un attimo e si sentiva stupido ma non poteva farci nulla, la bellezza di Simone era oltremodo abbagliante.

In realtà i due passarono davvero pochissimo tempo assieme. La situazione era proprio quella descrittagli da Simone: bambini impauriti che piagnucolavano, genitori in continuo lamento e confusione, tanta confusione.

Di tanto in tanto, quando non c'era un bambino da incitare o delle lacrime da asciugare, Simone si avvicinava alla balaustra che delimitava i posti a sedere e scambiava con Jacopo qualche parola, per lo più impressioni sulla giornata.

Terminate tutte le gare Simone radunò tutti i suoi bambini, si congratulò con loro, indipendentemente da chi avesse vinto o perso e tenne loro un discorsetto di conclusione. Sembrava così orgoglioso di loro e Jacopo si sentì a sua volta così orgoglioso di lui.

Pensò che dovesse essere bello assistere ad un allenamento e decise di chiederglielo.

Per una volta avrebbe rischiato, senza sapere quale sarebbe stata la risposta di Simone. Magari gli avrebbe detto di no, magari non sarebbe stato possibile, ma lui ci avrebbe provato.

Quando Simone lo raggiunse dopo un po' di tempo si era cambiato. Al posto della maglietta stretta a maniche corte era riapparsa una delle sue felpe, stavolta blu cobalto, che lo racchiudeva quasi a volerlo nascondere. I capelli ancora umidi erano tirati all'indietro e il sorriso era bello come al solito.

«Ti sei annoiato?» chiese.

«No, anzi»

«Hai fame?» lo sorprese «io si!»

«Anch'io» rispose Jacopo anche se in realtà non ci aveva davvero pensato.

«Ti andrebbe una pizza?»

«Non direi mai no alla pizza»

«E allora che aspetti, andiamo!»

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