Capitolo 74

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Simone si allontanò solamente una volta per andare a prendere da bere, per il resto del tempo se ne rimase lì, immobile, cullato dal sibilo degli alberi che aveva alle spalle, a vegliare il sonno di Jacopo.

Era piacevole guardarlo dormire, trasmetteva un profondo senso di pace e serenità. Era così rilassato, accarezzato dal sole, coi capelli spettinati e le ciglia che sussultavano di tanto in tanto. Sembrava che nulla potesse turbarlo che fosse colpa del poco sonno o del vino lui non avrebbe saputo dirlo.

Lo guardava e pensava, e si perdeva in mille immagini nella sua mente.

Quando Marco lo raggiunse quasi non se ne accorse.

Restarono seduti uno accanto all'altro, in silenzio, per un po'. Poi Marco parlò, sussurrando quasi.

«È bello vero?»

Simone sembrò distolto improvvisamente dai suoi pensieri, guardò verso Marco e poi nuovamente Jacopo.

Silenzio.

Solo quello sentiva intorno.

Come se improvvisamente si ritrovasse da solo in un vortice di vuoto.

Come se quella domanda posta da suo fratello stesse faticando ad arrivare a destinazione, come se non l'avesse davvero compresa e assorbita, come se i tasselli formati dalle più piccole unità lessicali non riuscissero ad incastrarsi come avrebbero dovuto.

Lo guardò ancora una volta e ancora una volta tornò a vegliare Jacopo, come per ancorarsi a qualcosa.

Poi le parole gli vennero fuori da sole.

«Si» disse «è proprio una bella persona»

Marco scosse la testa sbuffando rassegnato.

«Non intendevo bello in quel senso» disse sentendosi quasi imbarazzato, cosa assolutamente non da lui «intendevo bello... Bello!»

Simone si voltò di scatto.

Gli occhi fissi in quelli del fratello.

Quegli occhi in cui si era ritrovato milioni di volte, gli stessi in cui in quel momento si stava perdendo.

«Che, che vuoi dire?» domandò dopo un attimo di puro smarrimento.

«Lo sai, insomma, lo guardi in un modo che... Io ti ho visto, è un po' di tempo che vi guardo e tu quando sei con lui sei... Diverso»

«E questo che vuol dire?» chiese in preda alla confusione più totale.

«Non lo so cosa vuol dire, ma insieme possiamo provare a capirlo»

Simone ebbe l'impulso di scappare ma una mano sul braccio lo fece desistere. Guardò prima la mano, poi gli occhi di Marco coi suoi spaventati e confusi.

«Ti piace Jacopo?» chiese ancora Marco. Si sentiva un po' stronzo a forzare il fratello in evidente difficoltà ma ormai aveva cominciato e non poteva più tirarsi indietro. Era giunto il momento di scavare a fondo, di capire, di comprendere cosa ci fosse nella testa e nel cuore di Simone, solo così avrebbe potuto essergli d'aiuto, stargli accanto e supportarlo in ogni qualsivoglia decisione.

«Si, cioè, non lo so»

«Ok» sospirò «caratterialmente sappiamo che è perfetto con le sue mille imperfezioni» entrambi sorrisero «Ma...» provò Marco ancora con quella punta di fastidioso imbarazzo «Esteticamente, come ti sembra?»

Stavolta Simone si alzò davvero, allontanandosi verso la macchia di alberi, ma Marco gli fu subito dietro.

«Dove cerchi di scappare?» domandò.

«Non sto scappando»

«Certo che no» disse in tono ironico «scappi da me e dalla verità che hai paura di ammettere»

«Io non ho paura» affermò deciso «solo, non lo so»

«Simo» disse piano Marco «Jacopo ti piace?»

«Si, forse, credo. A te?» domandò con poco senso.

Marco sorrise intenerito «A me si, penso sia bellissimo però, lo sai, a me, insomma, non piacciono i ragazzi, non in quel senso almeno»

«E come fai ad esser certo che piacciano a me?»

«Non ne sono certo però, te l'ho detto, ti ho visto, come lo guardi, come gli sorridi, come ti occupi di lui, e se i gesti possono mentire, gli occhi no, quelli dicono sempre la verità, anche se noi non siamo bravi a leggerli»

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