Capitolo 91

374 42 8
                                    


Le mani tremanti, lo sguardo assente, la tensione palesemente evidenziata dalla rigidità delle spalle.

«Dannazione!»

Un grugnito accompagnato da pugni stretti e dai cocci della tazzina che rotolavano sul bancone attirò l'attenzione di Simone.

A dire il vero era un po' che aveva notato quella tensione, quel suo essere serio ed assente, quella sorta di immobilità che quasi stonava con la sua confusione e con la naturalezza che nel tempo aveva acquisito.

A colpirlo più di tutto, però, era stato il suo mutismo ostinato. Da quando era arrivato non aveva quasi aperto bocca e ora, quell'imprecazione, non propriamente da lui, era risuonata come definitivo campanello d'allarme.

«Jacopo» lo chiamò con dolcezza facendosi più vicino.

«Ho fatto un disastro, lo so» rispose l'altro frettoloso.

Simone lo affiancò ma Jacopo lo precedé: «sistemo io»

«Jacopo» sussurrò ancora una volta Simone, mantenendo una calma olimpionica.

«Che c'è?»

«Me lo dovresti dire tu cosa c'è che non va»

«È tutto a posto»

«Jacopo» ancora una volta quel nome ripetuto a bassa voce come una richiesta o forse una preghiera o un invito a parlare, a spiegarsi, a farsi comprendere.

A differenza delle volte precedenti non ci fu risposta, solo un profondo sospiro e le spalle di Jacopo che parvero sgonfiarsi e cadere verso il basso, verso quelle mani che teneva abbandonate lungo i fianchi, coi pugni che però rimasero stretti, serrati, quasi a volersi fare del male.

«Cosa è successo?»

Jacopo non rispose.

Simone allora prese coraggio, allungò la mano destra verso di lui, verso il suo mento e tenendolo così, delicatamente, fece ruotare il suo volto verso di sé.

«Parlami Jacopo»

L'altro sospirò per poi, come fosse una bomba pronta a deflagrare, scoppiare in un pianto nervoso.

Simone lo guardò sbalordito ma mai come quando si sentì le braccia dell'altro stringergli il busto.

Fu una sensazione strana, troppo: improvvisa, potente, sconvolgente quasi.

Jacopo gli piangeva addosso, stretto al suo petto, con le lacrime a bagnargli il grembiule.

Quella reazione Simone proprio non se l'aspettava e in un primo momento non seppe come reagire. Dopo un attimo però comprese che la cosa migliore da fare fosse corrispondere e prendere l'altro tra le braccia.

Non sapeva quanto avrebbe dovuto stringere, era come se temesse di poterlo rompere. Non sapeva se fosse il caso di parlare, non avrebbe saputo cosa dire.

Preferì rimanere in silenzio e aspettare che Jacopo fosse pronto d'altronde, si accorse con sorpresa, lui stretto tra quelle braccia ci stava fin troppo bene.

Cambio TurnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora