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Ed eccoci qui a Sorrento, la mia amata ma anche odiata città. Ho ricordi abbastanza brutti qui, ma scavando a fondo riesco a trovare qualcosa di bello. Naturalmente i miei genitori conoscono tutto ciò che abbiamo passato io e Luca, conoscono Dario che per loro è come se fosse un nipote, inoltre conoscono anche ogni singolo dettaglio della nostra rottura e della motivazione.
Busso alla porta della mia vecchia casa  che, poco dopo, viene aperta.
"Mamma!" la stringo forte a me e lei ricambia il gesto. Non la vedevo da quattro mesi, siamo partiti per le Maldive e appena tornati è iniziato il tour quindi per tutta l'estate l'ho sentita solo telefonicamente. Luca saluta mia madre con un abbraccio mentre mio padre con una stretta di mano. Diciamo che papà non ha preso molto bene il modo in cui Luca si è comportato alla morta di mia sorella, nonostante gli abbia spiegato più volte il motivo lui resta sulle sue e ancora non lo perdona del tutto.
"Ciao nonna" la voce di Dario che saluta mia madre mi fa tornare alla realtà.
Nonna? Non l'aveva mai chiamata così. Guardo Luca che prende la mia mano sorridendo mentre Dario presenta la sua ragazza ai miei genitori.
"Venite vi ho preparato la camera" mia madre ci fa segno di seguirla al piano superiore, apre la porta della mia vecchia stanza che è uguale a come l'avevo lasciata.
"Tuo padre mi odia ancora" sbuffa sdraiandosi sul letto.
"No, diciamo che gli serve del tempo per perdonarti del tutto".
"Non lo farà mai, lo sai" si alza dirigendosi in bagno. Leggo nei suoi occhi la delusione e mi dispiace per lui ma, purtroppo, mio padre è così.
"Ti fai una doccia con me?" annuisco raggiungendolo.
Mi spoglio, entro in doccia lasciandomi bagnare dal getto dell'acqua calda. Luca mi tira a sé cingendo i miei fianchi con le sue braccia. Mi bacia il collo sollevandomi da terra per poi entrare velocemente dentro di me.

Mi rivesto rapidamente, esco dalla camera per andare al piano di sotto ad aiutare mia madre con la cena. Percorro il corridoio fermandomi davanti la porta della camera di mia sorella, è chiusa e c'è ancora il cartello con su scritto "Vietato l'ingresso". Era praticamente fissata, prima di entrare dovevo bussare tre volte e solo dopo aver ricevuto come risposta un "avanti" potevo entare. Mi ricordo quando spalancavo la sua porta senza bussare solo per il semplice gusto di darle fastidio. Mi lanciava ogni oggetto che trovava a sua disposizione: cuscini, telecomandi, scarpe, vestiti... Mi urlava i peggio insulti per poi cacciarmi dalla sua camera. Nonostante tutto lei per me c'era sempre, aveva una risposta per qualsiasi cosa, riusciva sempre a tirarmi su di morale e mi appoggiava in ogni decisione.
"Ei, anche se non è fisicamente qua ti guarda sempre da lassù, ti segue in ogni movimento e sono sicuro che lei sarebbe fiera di te" Luca mi stringe a sé posando le sue dita sulle mie guance asciugando le lacrime che scorrono sul mio volto.
"Ti amo" sussurro sulle sue labbra.
Scendiamo sotto e ci sediamo a tavola.
"Allora tra quanto tempo dovete ripartire?" ci chiede mio padre.
"Domani mattina, tra due giorni riapre la scuola e loro ci devono andare" spiega il mio ragazzo, Dario alza gli occhi al cielo e guarda Giulia.


2 settimane dopo

Siamo tornati a Milano da ormai due settimane, la vita è tornata alla normalità. Dario ha ripreso ad andare a scuola, io sono tornata a lavorare e Luca si concentra su dei nuovi progetti.
"Lu ti posso parlare?" chiedo al moro una volta tornata a casa.
"Sto andando in studio ho un'intervista, possiamo parlarne dopo?" si infila la giacca e apre la porta di casa.
"Luca è importante".
"Amore appena torno ne parliamo" mi da un bacio a stampo per poi uscire di casa.
Sbuffo e mi butto sul divano, molto spesso mi da fastidio quando mette il suo lavoro al primo posto soprattutto se ciò di cui gli devo parlare è importante.

|Tu non ci credevi in noi| Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora