89

5.2K 143 18
                                    

Mese n. 9

"Mi segua. Chiara ancora non è sveglia, appena possibile inizieremo la cura, farà riabilitazione e dopo una settimana la dimetteremo. Naturalmente quando tornerà a casa dovrà prendere dei farmaci" mi spiega il dottore aprendo la porta del reparto maternità. Ci fermiamo di fronte ad una vetrata che lascia vedere tutte le culle allineate con i bambini.
"L'infermiera ora le porterà... Nicki, giusto?" annuisco e lui mi indica la ragazza che solleva dalla culla mia figlia, la mette tra le mie braccia e in questo preciso momento mi sembra di  tornare a 10 anni fa quando ho preso per la prima volta Dario tra le braccia. Naturalmente lui era più grande aveva già tre anni ma le emozioni che provo sono le stesse, è come se la felicità, la gioia, facesse passare in secondo piano tutti gli altri problemi.
"Siamo sicuri che sia tua figlia?" Ava rompe il silenzio, alzo gli occhi al cielo cercando di mantenere la risata.
"No perché è bionda, occhi chiari... Sai com'è?"
"Non posso fare i figli tutti uguali a me, Dario è la mia fotocopia... Lei no"
"Fratè è differente la cosa, non ha preso un cazzo da te. Spero solo che l'intelligenza l'abbia presa dalla madre sennò siamo spacciati" scoppiamo tutti a ridere mentre gli occhi dei miei amici sono fissi sulla bambina che ho in braccio.
"Posso?" mia madre allarga le braccia prendendo in braccio Nicki. I miei genitori sono venuti a Milano per la nascita e torneranno a Salerno tra qualche giorno. Aggancio lo sguardo di mio padre che mi da una pacca sulla spalla. È il massimo dell'affetto che lui dimostra nei miei confronti. Non ricordo un abbraccio con lui, un momento di affetto, un bacio, una carezza, niente. È così, freddo o almeno lo è con me. Il massimo è una pacca sulla spalla che usa in qualsiasi situazione, la si deve interpretare, può significare 'mi dispiace', 'congratulazioni', 'son felice per te' dipende dalla situazione. Sta di fatto che mi sono abituato a non avere nessun tipo di dimostrazione da parte sua.
"Scusate il disturbo, volevo informarvi che Chiara è sveglia. Potete entrare, uno per volta" l'attenzione di tutti si sposta sul medico.
"Posso portarla con me?" chiedo all'uomo riprendendo tra le mie braccia Nicki, tentenna per qualche secondo.
"Dai, va bene" acconsente sorridendomi mentre apre la porta del reparto invitandomi ad entrare. Mi dirigo nella stanza di Chiara e, dopo fin troppo mesi, la vedo seduta sul letto. I suoi occhi si fermano in un primo momento su di me per poi posare la sua attenzione su Nicki. Mi avvicino a lei porgendole la bambina ma, dopo poco, mi soffermo a guardare la mia ragazza. In nove mesi non è cambiato di un centimetro, stessa voce, stesso profumo, stessi lineamenti, tutto perfettamente uguale. Ma una domanda frulla nella mia testa. Se fossero cambiati i suoi sentimenti nei miei confronti? Non ancora mi rivolge la parola solamente pochi sguardi, di sfuggita.
"Amore, tutto ok?" solo ora mi accorgo che sto fissando il solito quadro presente nella stanza.
"Luca..." la voce di Chiara mi richiama, sposto lo sguardo dal quadro alla mia ragazza e annuisco titubante.
"Si, tutto bene" mi guarda, apre la bocca per dire qualcosa ma l'infermiera la interrompe portando in camera una culla.
"Scusate per l'interruzione ma deve andare a fare riabilitazione"  Chiara annuisce e dopo poco la donna lascia la stanza.
"Dai siediti" batte la mano sul materasso ed io prendo posto di fianco a lei, mi guarda per qualche secondo negli occhi per poi iniziare a parlare.
"Io lo so cosa stai pensando ora. Ti conosco troppo bene, puoi mentire a tutti ma non a me" abbassa lo sguardo e posa la sua mano sulla mia.
"Luca ti conosco da nove anni, abbiamo avuto alti e bassi, ci siamo allontanati per molti anni per poi ritrovarci. Quello che provo per te è inspiegabile, tu mi hai salvato, mi hai cambiato, mi hai dato una nuova vita. So benissimo cosa pensi ora, lo riconosco dal tuo sguardo, perso, impaurito. So che tu hai bisogno di costanti dimostrazioni e mi dispiace se non te le ho potute dare in questo lungo periodo. Nove mesi non potranno mai, e ripeto, mai cambiare ciò che provo per te." avvicina il suo volto al mio facendo combaciare le nostre labbra. In questo momento tutto passa in secondo piano, le sue labbra mi erano mancate, lei mi era mancata. Poso le mani sui suoi fianchi stringendola a mè, la sento sorridere sulle mie labbra mentre sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Luca ti amo, ti ho amato e ti amerò, per sempre" in questo momento ogni mio dubbio crolla, con due parole è riuscita a darmi la sicurezza che mi era mancata per nove mesi interi.

|Tu non ci credevi in noi| Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora