3 mesi dopo
"Hai pranzato?" chiedo a mio figlio appena rientro a casa, scuote la testa in segno di negazione.
"Vabbè ti prendo qualcosa durante il tragitto" lo tiro per il braccio facendolo uscire dall'appartamento.
Da tre mesi a questa parte non faccio altro che: accompagnare Dario a scuola, andare in studio, riprendere Dario da scuola, andare in ospedale, tornare a casa, ritornare in ospedale, tornare nuovamente a casa per poi dormire e iniziare una nuova fantastica giornata.
Arriviamo di fronte all'enorme struttura, ci dirigiamo all'ottavo piano dove già ci sono alcuni miei amici che mi guardano con una faccia da ebeti.
"Succede qualcosa?" chiedo.
"Nono, tranquillo" risponde Enzo mentre Kilo ride.
"Kilo ci hai provato nuovamente con l'infermiera per sapere qualcosa?"
Lui nega con le testa, ma si capisce da un miglio che sta mentendendo.
"Ok, si ci ho provato solo per sapere il sesso del neonato" rivolgo uno sguardo omicida a tutti quanti che continuano a ridere.
"Ceh vi rendete conto che voi venite a sapete le cose prima di me che sono il padre. Voi non state bene!" sgrano gli occhi.
"Si però vai a prendere la cartella clinica altrimenti te lo diciamo noi" ride Pietro, vado verso la segreteria dell'ospedale e chiedo la cartella di Chiara. Una frase mi salta all'occhio "in attesa di un feto di sesso femminile", guardo i miei amici che stanno aspettando una mia reazione.
"La facciamo diventare suora?" proporne Ava.
"Ma quello è il minimo, io già l'avevo detto fino a 30 anni niente relazioni" dico ridendo.
"Esagerato! Facciamo fino a 18" interviene Philip.
"Ma ti sei impazzito! Quando avrà 18 potrà iniziare ad andare in discoteca" rispondo.
"Però con il burqa, altrimenti i ragazzi la guardano" precisa Ava.
"Hai ragione Fratè!" rido dando una pacca sulla spalla ad Ava.
"Vabbè io entro, voi già siete andati?" tutti annuiscono quindi entro dentro il reparto per poi dirigermi verso la camera di Chiara. Apro la porta e con tristezza, delusione, ma ormai abituato, la vedo sdraiata sul letto. In tre mesi non si è svegliata, o meglio i dottori hanno detto che ci sono stati due giorni in cui si è svegliata per circa 10 minuti per dopo riaddormentarsi... Sta di fatto che io in tre mesi non l'ho mai vista sveglia.
Quando la vengo a trovare a differenza di Dario, Ava, Lollo io non le parlo, a fatica la guardo. Mi sento responsabile di ciò che le è successo, se avessi sterzato molto probabilmente tutto ciò non sarebbe neanche successo.
"Mi spiace disturbarla, l'orario di visita è finita" mi comunica un'infermiera.
Mi alzo dalla sedia sulla quale ero seduto e torno dai miei amici. Enzo mi da una pacca sulla spalla e mi stringe a sé mentre Ava mi sorride debolmente. Loro sanno ciò che penso e anche se mi hanno fatto cercare di capire in tutti i modi che la colpa non è la mia, io rimango convinto di ciò che penso: la responsabilità è anche mia.
Torniamo a casa, Dario si chiude nella sua stanza, come sempre, uscirà solamente per tornare in ospedale.
Mi siedo al tavolo in cucina e butto giù qualche pezzo, chiamo Ava e lo raggiungo in studio.
"Fratè hai capito quello che ho detto?" mi chiede il mio amico schioccando le dita di fronte i miei occhi.
"Eh?" sbuffa, abbassa la testa sul computer per poi passarsi una mano sulla testa.
"Torna a casa, non ci stai con la testa oggi" mi da una pacca sulla spalla, come dargli torto? Mi avrà fatto sentire una decina di basi ed io le ho scartate tutte, senza neanche ascoltarle, penso a Chiara e a tutta la situazione paradossale nella quale siamo finiti.
"Ci vediamo dopo in ospedale, ok?" mi chiede, annuisco ed esco dal suo appartamento.Ed eccoci qua, un'altra volta, di fronte l'immensa struttura grigia. Ci dirigiamo all'ottavo piano dove già ci aspettano tutti.
"Fratè che ne dici di andarci a prendere un caffè?" mi chiede Ava notevolmente preoccupato.
"Fra ci sta l'orario di visita casomai dopo" dico dirigendomi verso la porta del reparto.
"Si ma ti devo parlare di un po' di cose" mi tira per un braccio impedendomi di entrare.
"Fra lasciami, mi stai facendo perdere tempo. Che succede?" gli chiedo liberandomi dalla sua presa. Guarda dietro di me ma non risponde così mi incammino verso la stanza di Chiara.
"No Luca, son serio... È meglio se entri dopo" sento gridare da Ava, un medico lo rimprovera per il volume della voce troppo alto mentre io non mi volto neanche per guardarlo.
Apro la porta della stanza della mia ragazza e rimango immobile, incredulo a ciò che si presenta di fronte i miei occhi.
"Esci" è l'unica parola che riesco a pronunciare.
"Non posso venire a trovare una mia amica?" sgrano gli occhi, ha detto seriamente amica?Secondo voi chi c'è dentro la stanza di Chiara?
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|Tu non ci credevi in noi| Capo Plaza
RomanceChiara è una ragazza di 16 anni, i genitori la fanno trasferire a Salerno a causa degli atti di bullismo che subiva nella sua città d'origine: Sorrento. Lì a Salerno frequenterà una nuova scuola e andrà in un appartamento in affitto condiviso con tr...