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Entro dentro l'ospedale seguito da mio figlio, saliamo all'ottavo piano e in sala d'aspetto ci sono già tutti i miei amici.
"Novità?" chiedo sperenzaso.
"No, parlano solamente con i parenti quindi solo con te" mi spiega Pietro.
Ava mi fa segno di sedermi di fianco a lui e così faccio. Lollo muove nervosamente la gamba su e giù, Pietro si mangia le unghia, Enzo si passa una mano sulla pancia segno che è nervoso, Dario invece fissa un punto indefinito dell'ospedale. Per tutti Chiara va oltre la 'ragazza di Luca', per Lollo ed Enzo è come se fosse una sorella, Ava anche se ci prende sempre per il culo, in fondo, le vuole un bene dall'anima, soprattutto per lui Chiara è fondamentale qualsiasi cosa, qualsiasi consiglio Ava telefonava a Chiara.
"D'Orso, giusto?" la voce di un medico mi fa svegliare dai miei pensieri, scatto in piedi e annuisco.
"Bene, mi segua" apre la porta del reparto e mi fa segno di seguirlo lungo il corridoio.
"Allora devo darle un po' di notizie, vuole vederla nel frattempo?" annuisco, in questo momento so solamente annuire, non ho parole. So che le notizie non saranno ottime visto l'espressione e il tono con il quale mi guarda e parla il medico.
Apre la porta della sua stanza e la vedo, lì, immobile, sdraiata sul letto, nella stessa posizione di ieri.
"Vi lascio soli" mi comunica il medico prima di uscire dalla camera.
Mi avvicino a Chiara, ancora con la flebo al braccio e la maschera per l'ossigeno, dorme. Mi siedo su una poltrona di fianco al suo letto e intreccio la mia mano con la sua posando lo sguardo sulle mie dita che toccano le sue.
"Allora questa è la cartella clinica, c'è scritto tutto" il medico entra porgendomi i numerosi fogli.
"Non ci capisco niente di medicina, se può me lo spieghi lei" il dottore mi sorride, non capisco se è un sorriso per rincuorarmi o per ciò che ho detto.
"Chiara è in uno stato di ipersonnia idiopatica, ciò significa che la durata del sonno  è caratterizzata da sonnolenza diurna eccessiva e si può protrarre per oltre 3 mesi" alzo un sopracciglio non avendo capito niente.
"In parole povere?" gli chiedo.
"In parole povere il sonno diurno dura più del normale, si può svegliare ma riaddormentarsi involontariamente dopo poco, l'ipersonnia può durare anche oltre tre mesi. Questo è dovuto al fatto che ha subito un trauma nell'incidente. " mi spiega.
"Ma non c'è nessuna cura? Non potete fare niente?" il medico abbasso lo sguardo.
"Certo, una cura c'è... Ma essendo incinta non può prendere quasi nessun farmaco perché nuocerebbe  alla saluta del feto. Solo quando nascerà il bambino si potrà iniziare una cura" sento il mondo cadere davanti i miei occhi.
"Quindi lei per 9 mesi starà così, come un vegetale?"
"No, lei si potrà svegliare però si riaddormenterà quindi non le assicuro che lei beccherà il momento in cui lei è sveglia... Anche perché deve rispettare l'orario di visita".
"In poche parole potrei vederla dormire per 9 mesi?" l'uomo annuisce, poi mi saluta ed esce dalla stanza.
Raggiungo i miei amici in sala d'aspetto e cerco di evitare lo sguardo curioso di Dario.
"Allora? Cosa hanno detto? Si è svegliata?" mi chiede Lollo, scuoto la testa in segno di negazione per poi iniziare a spiegare la situazione.
"Non ho capito un cazzo" sbuffa Ava una volta finito di parlare.
"Fattelo spiegare da qualcuno, non ho di parlarne" Pietro lo tira per un braccio facendolo sedere su una sedia.

"Domani non ci sto a casa, tu che fai?" chiedo a mio figlio una volta tornati a casa.
"Non lo so, casomai faccio venire Giulia" gli faccio un cenno con il capo per fargli capire che approvo la sua decisione, poi mi butto sul divano, sfilo dalla tasca le sigarette e ne accendo una.
"Non dovresti fumare in casa" mi rimprovera Dario.
"Vai di là se non vuoi sentire la puzza del fumo, non ho neanche la forza di uscire fuori al balcone" mi guarda perplesso.
"Non è per questo..." alza gli occhi al cielo.
"La mamm-" si blocca e smette di fissarmi.
"Chiara non voleva che fumassi dentro casa" si corregge, spengo la sigaretta e gli sorrido.
È la prima volta che sento Dario pronuncia la parola mamma riferendosi ad una persona, a Chiara. Vedo mio figlio dirigersi in camera, faccio finta di niente, faccio finta di non aver sentito, non voglio farlo sentire a disagio pronunciando quella parola.

|Tu non ci credevi in noi| Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora