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Hogwarts (Meg)
«INACCETTABILE!»
In tutti questi anni non ho mai visto la McGranitt così arrabbiata, nemmeno quando sgridava James e Sirius.
È incazzata nera, con me.
Posso vedere la vena pulsante sulla sua tempia sinistra, le rughe ai lati della bocca sembrano più evidenti.
«QUESTO POTREBBE ESSERE TENTATO OMICIDIO!»
«Beh... l'intento era...»
«SILENZIO.»urla ancora la professoressa, mentre misura a grandi passi il suo ufficio.
«Sono sicuro che Meg è pentita.» interviene Remus che è alle mie spalle, con le mani nelle tasche dei pantaloni un po' consumati.
«Col cavolo. Se lo meritava.»mi affretto a rispondere tenendomi lo stomaco che minaccia di farmi vomitare ancora.
«Megan Clover Gold!»Minerva batte la mano sulla scrivania.
La potenza di quel cognome mi fa trattenere il fiato, come se fosse un richiamo più antico, un richiamo materno.
Remus le fa segno garbatamente di abbassare la voce, perché qualcuno potrebbe sentire, e penso che tutti abbiano visto e sentito abbastanza.
«Senta, ho esagerato, ma lui ha cercato di uccidermi! Ha messo quella sostanza dura come cemento sul Lago! La Crassitudo!» mi giro verso Remus sperando di riportargli alla memoria il ricordo di quella brutta avventura, e infatti Remus si irrigidisce annuendo.
«E quando Pansy è caduta non l'ha salvata, mi creda, Nott non aveva in mente un semplice scherzo.  È uno stronzo, un codardo!»
«Parkinson potrebbe essere coinvolta?»
«Non lo so, ma non è lei il nemico, il nemico è Theodore Nott! Mi ha dato della poco di buono e poi mi ha spint-»
«Che ha fatto?» la McGranitt riacquista un tono calmo di voce, sempre severo, ma non urla più, si ferma nel suo andirivieni e mi guarda dritto negli occhi.
«Mi ha spinto.»
«Questo l'ho capito, intendo prima, che ha fatto?»
«Mi ha dato della poco di buono.»abbasso lo sguardo al pensiero delle parole di Theodore.
«Voglio sapere le esatte parole, Gol- Cooper.»la professoressa si schiarisce la gola mettendosi a sedere e invitando anche me a farlo.
«Mi ha messo una mano sui capelli, e ha iniziato a dire che poteva provarci con me. Ha detto che mi pagano per scop- venire a letto con me, mi ha dato della sgualdrina.»non capisco perché ma mi trema leggermente la voce.
Rialzo lo sguardo: non ho intenzione di lasciarmi schiacciare dalle cattiverie di quel piccolo bastardo... eppure...
«E poi ti ha spinta.»
«Ho provato a reagire, ma tra il mal di stomaco e-»
«Prendi un biscotto, Cooper.»
La guardo confusa e Remus fa lo stesso, per poi nascondere un sorriso.
«Come?»
La McGranitt fa apparire alcuni biscotti in un piattino di porcellana.
«Prendilo.»
«Non credo sia una buona idea, ho la nausea.»
«Prendilo e basta.»
Lo prendo e do un morso, butto giù il pezzettino sperando di non rigettarlo sulla scrivania.
«Un minuto fa mi stava urlando contro.«
«Non permetterò che i ragazzi si prendano così tanta confidenza nei confronti delle ragazze. Dovevi dirmelo subito, è stato già messo in punizione per averti spinto nel Lago, purtroppo non ci sono prove che sia stata utilizzata la Crassitudo, poiché si è dissolta non appena sei uscita, e quel siero non lascia tracce. Beh, la tua reazione è stata esagerata... ma sono certa che il signor Nott ci penserà due volte prima di darti un appellativo simile. Tuttavia, nonostante la violenza non sia una soluzione, un bel pugno in faccia se lo merita tutto.»
Ho sempre stimato la professoressa McGranitt, ma oggi, con queste parole, beh... l'ho adorata.
Mi sono sentita meno sola, meno arrabbiata, perché lei capisce cosa significa essere oggetto di scherno da parte degli uomini. Non so molto della sua vita privata, ma ho percepito molta, forse troppa comprensione nel suo sguardo, come se ricordasse un episodio simile, magari accaduto in giovinezza.
«Il preside vuole parlarti, Megan. Non farlo aspettare oltre, puoi andare.»
«Grazie.»
«Ci sarà comunque una punizione.»
«Sì, lo so.»deglutisco, a quanto pare il biscotto non è stato accolto dal mio stomaco, e sta tentando di risalire.

Remus mi accompagna fuori e mi segue fino allo studio di Silente, sostenendomi.
«Perché non mi hai chiamato?»domanda quasi in un sussurro.
«So difendermi da sola.»
«È per la tua vendetta vero? Meg se l'avessi ucciso...»
«Non l'ho fatto! Mi sono fermata! Stavo per farlo... avrei voluto... ma ho scelto di non farlo!»
«Megan, se ci fosse stato Draco...»
«Non voglio parlare di lui.»dico seccamente, senza guardare Remus negli occhi.
Draco mi ignora da ormai due settimane, non merita la mia attenzione.
Ho sentito qualcosa guardandolo, prima di gettare a terra la scure.
Una vocina che mi diceva di non ucciderlo... in nessun momento, di evitare di farlo, qualcosa dentro di me sta consumando la vendetta e il rancore nei confronti della sua famiglia. E questo non può accadere.
È solo pietà nei suoi confronti? Solo buon senso e moralità forte. Non c'è altro.
«Ti ha fatto qualcosa?»
Non posso dirgli del sospetto della gravidanza... insomma non ne sono sicura nemmeno io... anzi non voglio nemmeno pensarci.
Certo... il pensiero di avere di nuovo una vita dentro di me mi ha spinto a salvarmi dal Lago... però...
Deglutisco, non sono pronta ad affrontare il discorso seriamente, non ora che sto per vomitare l'ennesima volta.
«Non ci parliamo.»rispondo vagamente entrando finalmente nell'ufficio del preside.
«Ti conosco, c'è qualcosa che non vuoi dirmi.»
«Accomodatevi.»
Albus Silente mi si palesa con un cappello diverso dal solito e un'espressione serena sul volto.
Remus e io ci sediamo alla scrivania, e io scruto il viso di colui che ho voluto evitare tutto l'anno.
Gli occhi azzurri ricambiano lo sguardo attraverso gli occhiali a mezzaluna sul naso lungo e ricurvo del preside.
«Theodore Nott è in infermeria, nulla di così grave. La professoressa McGranitt mi ha riferito in tempi mostruosamente ristretti tutti i fatti.»
Resto a fissarlo in attesa che continui il suo discorso.
«Professor Lupin, le dispiace lasciarci soli?» Albus sorride cordialmente a Remus, il quale salutando entrambi esce silenziosamente.
«Hai proprio lo sguardo di tua madre, Megan. Lo stesso identico sguardo.»
Silente mi osserva senza smettere di guardare i miei occhi, e posso notare un barlume di nostalgia nei suoi.
«Hai dissolto tu la Crassitudo, vero? Anni fa è successa la stessa cosa.»
«Questa volta ero sott'acqua e respiravo. Non so come io abbia fatto... tu sì, però.»incrocio le braccia e stringo le labbra. «Tu controlli tutto. Chi vive, chi muore, chi resta.»
La mia coscienza mi dice che non dovrei rivolgermi così ad Albus, ma la ignoro allegramente.
«Tu hai un potere, Meg. Un potere che io non posso spiegarti, ma il tuo organismo convoglia tutta l'energia che hai nella zona del tuo corpo che ne ha più bisogno quando c'è un pericolo. Perciò guarisci subito, per questo riesci a vedere al buio, e per questo hai respirato sott'acqua. E se queste capacità iniziano a rallentare...»in questo istante ricordo di tutte le ferite che ci hanno messo più tempo a rimarginarsi, «se stai avvertendo qualcosa di umano...»
Smette di parlare e mi guarda di nuovo intensamente, come se mi leggesse il pensiero.
«Parlami, Megan. Cosa ti succede?»
Potrei raccontargli degli incubi, del fatto che io stia provando qualche emozione, e del fatto che potrei aver combinato un bel casino restando incinta.
«Sono qui per la punizione.»
«Sei aggressiva, hai rischiato di macchiarti di sangue seriamente... speravo che il senso di vendetta....»
Mi accendo una sigaretta e Albus smette di parlare, inizio a fumare interrompendo il contatto visivo.
«Non mi fermerò mai. Non posso fermarlo.»
«Due cose possono tenere in vita una persona: l'amore oppure la vendetta, ma quest'ultima non consente di vivere a pieno, e tu, Meg, hai fatto la tua scelta, o almeno stai per farla, stai temporeggiando perché sai quanto sia sbagliato.»
Mi alzo e do le spalle al mio interlocutore, ma poi mi rigiro immediatamente.
«Per fine anno Draco Malfoy sarà morto.»deglutisco e il mio stomaco brucia terribilmente.
«Draco Malfoy è solo un ragazzo.»
«Anche suo padre era "solo un ragazzo" quando mi ha tagliato la gola, uccidendo me e mio figlio.»
Mi rendo conto di aver alzato i toni, e cerco di fermare l'impercettibile tremolio al labbro inferiore.
Albus mi osserva, malinconico, sa che sto urlando dentro, sa che avrei voluto alzare la voce di più, magari urlare e sa che l'avrei fatto se mi fossi lascata andare di nuovo all'aggressività. La mia voce sarebbe stata la scure, e lui sarebbe stato il femore di Theodore, frantumato.
«Innanzitutto ti ho lasciato un permesso per una visita di controllo al San Mungo, ti accompagnerà Nimphadora Tonks. Potete sfruttare gli aggeggi dell'ospedale e magari con molta discrezione potrete riuscire a capire cosa ti succede allo stomaco. La tua punizione consiste nella maggiore osservanza del regolamento scolastico: la divisa obbligatoria, niente sigarette o alcool in classe, niente esclamazioni triviali. Ovviamente dovrai fare i doppi turni dopo le lezioni di Murphy e aiutare Madama Chips con i moduli visto che è molto impegnata a ricostruire il femore del signor Nott assieme al professor Archibald.»
«Devo fare i turni al posto di Archibald Murphy? Ma sono solo fantocci e mandragole!»
«Dovrai pulire tu, senza magia, Megan»sospira Silente«non puoi smaterializzarti più.»
«Pronto! Sì, che posso, posso farlo sempre, quando voglio.»
«Il professor Piton mi ha suggerito di farti cambiare camera. Sarà una stanza singola, un po' più grande, i tuoi effetti personali sono lì, e io ho lanciato un incantesimo nel tuo nuovo alloggio. Nemmeno con i tuoi poteri potrai smaterializzarti.»
Rimango sbigottita, non so cosa mi faccia più innervosire.
«Mi avete isolata...»
«Le cose ti stanno sfuggendo di mano, le tue compagne di stanza non sono felici dei tuoi atteggiamenti. La stanza è vicina alla sala pianoforte, il signor Malfoy potrebbe farti accedere-»
«È il pianoforte dei Black.»
«Sua madre è una Black.»
Sbuffo pesantemente.
«I Black avevano questa sala privata, con il pianoforte e adesso...»
«Ricordo che il giovane Regulus ti faceva entrare perché sapeva quanto tu amassi suonare.»Albus mi sorride dolcemente e anche se sono incazzata non posso fare a meno di ricambiare.
«Sarò arrugginita.»commento osservando le mie dita.
«Malfoy ogni tanto suona qualcosa, il signor Gazza si lamenta spesso con me.»
Draco suona il pianoforte? E da quando? Dovevo aspettarmelo... insomma in tutte le famiglie purosangue si suona almeno uno strumento.
«Ho visto Harry in compagnia della signorina Parkinson.»Silente libera una risata, non divertita, ma di chi la sa lunga sull'amore adolescenziale.
«A quanto pare, ho solo paura che lo faccia soffrire. Insomma Pansy è... poco raccomandabile...»
«Quella ragazza è sfacciata, sicura di se, ha molta voglia di studiare»ed ecco un sospiro di ammirazione «Non giudicare subito le persone. Anche di James dicevi cose poco carine, eppure è diventato tuo amico.»
Abbasso lo sguardo e osservo la punta delle mie scarpe. Mi torna in mente l'incubo... ho visto la morte del mio alieno... e non potevo fare nulla per impedirlo.
«Alieno.»
«Come prego?»
«Sarà sempre il mio alieno.»
Silente incontra il mio sguardo e i suoi occhi si riempiono di lacrime, che tenta in tutti i modi di nascondere.
«Posso andare?»domando fingendo di tossire e concentrandomi sulla fenice Fanny, che fino ad ora non avevo notato.
«Cinquanta punti a Serpeverde.»
«Mh?»
«Hai salvato una tua compagna. E senz'altro servono a risanare il punteggio disastroso di prima. Cinquanta punti a Serpeverde.
Oh, domani hai la visita all'ospedale, non tardare, vai pure.»

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