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Londra
Ho deciso di trascorrere la sera qui, tra i babbani.
Un mio caro amico diceva che tra i babbani si imparano i vizi peggiori.
Mi siedo al tavolino di un bar, la gente mi fissa, sono davvero così diversa?
Eppure siamo tutti esseri umani, non capisco cosa ci sia di strano.
Si avvicina una ragazza, con un grembiule bianco latte.
«Vuole ordinare?»domanda gentilmente la giovane donna.
Leggo la lista delle bevande, sono così strane.
C'è il wisky ma non incendiario...


«Wisky.»dico secca senza fare un accenno di sorriso.
Poco dopo la ragazza mi porta un bicchiere abbastanza grande contenente la bevanda.
Lo butto giù senza pensarci due volte, non sento niente, eppure questa roba dovrebbe sballare.
«Vodka, adesso.»chiedo alzando la voce a un altro cameriere, un ragazzo goffo e pieno di brufoli.
Il ragazzo sussulta ma poi mi porta subito la consumazione.
La "vodka" ha un odore tremendo mi hanno detto, io ne avverto solo un quarto probabilmente.
I vari bicchieri sul mio tavolo sono tutti vuoti, perché li ho bevuti in meno di un secondo.
Sono ancora molto sobria e un signore che legge il giornale ed è seduto accanto al mio tavolo se ne è accorto.
Dovrei barcollare o quanto meno andare in escandescenza, ma niente.
Sono così lucida che non mi basta l'alcol, voglio di più.
Mi alzo senza neanche pagare, e corro fuori dal bar, sento in lontananza il cameriere goffo che urla per cercare di fermarmi.
Senza capire il perché inizio a ridere e mi smaterializzo in un vicolo isolato.
Continuo a ridere, senza motivo.
Mi tornano in mente diversi ricordi simili a questo, esperienze che ho condiviso con una persona molto speciale.
«Ah, se solo potessi essere qui.»sospiro guardando il mio anello«Mi manchi.»
Sento una piccola fitta allo stomaco, ho bevuto troppo alcool, e l'effetto, anche se in piccola parte, si manifesta.
Se solo potessi essere qui a ridere con me...

«Meg, sei impazzita?»la voce di Silente rimbomba nel vicolo stretto.
«Cosa ho fatto?»domando con tono innocente, alzando le mani.
«Credo che ti sia divertita abbastanza.»
Mi afferra una mano e entrambi ci materializziamo nel suo studio.
«Non farlo più, chiaro?»
Entrambi non abbiamo idea dei tanti rimproveri che ci saranno d'ora in poi, soprattutto qui a scuola.
Mi stendo sul letto osservando le lenzuola ricamate con fili d'argento.
«Quanto hai bevuto?»domanda l'anziano mago.
«Non mi ha fatto alcun effetto, dopotutto. Un po' di wisky e vodka, che nome assurdo, eh?»dico ridendo.
Albus si lascia scappare una risata ma si ricompone subito.
«Hai davvero una bella faccia tosta, Meg, forse è per questo che quel ragazzo si è innamorato di te perdutamente.»
A quelle parole smetto di ridere.
«Vorrei capire dov'è, se sta bene...»sussurro.
«È vivo. Dai tempo al tempo, sai la magia più grande è racchiusa in esso. Chi sa aspettare è sempre il vincitore.»
Collego la sua massima al mio desiderio di vendetta, che cresce silenziosamente dentro di me.
Voglio aspettare il momento esatto, quando lo vedrò non mi vendicherò subito, no... deve soffrire, come io ho sofferto, come i miei hanno sofferto.
«Ti lascio, ma ho un presentimento negativo, quindi Wendy ti farà compagnia ancora un po', va bene?»
Annuisco sbuffando.

Non che quella gatta sia fastidiosa, ma l'idea di essere controllata mi irrita.
Mentre sfoglio un libro di piccole dimensioni, sento un tonfo provenire dall'esterno.
Prendo la bacchetta, e mi avvicino piano al finestrone.
Noto un omaccione che ha reciso un abete che era marcito.
Colpa dei Dissennatori.
«Hagrid?»sussurro guardandolo in lontananza.
Ripongo la bacchetta al suo posto.
Le mie unghie sono così poco curate.
"Si chiama smalto, io lo metto rosso, e tu?"
«Nero, Lily, nero.»

Hogwarts
«Che il Torneo Tre Maghi abbia inizio!»scandisce il preside con un po' di malinconia nella voce.«Harry Potter nel mio studio, ora.»
Albus si avvicina a Harry, i suoi capelli scuri sono spettinati e il ragazzo è visibilmente spaventato. Il vecchio lo prende per un braccio e velocemente lo conduce nel suo studio.
«Signore, le giuro che io non ho messo il mio nome nel calice!»spiega Harry Potter mortificato.
Silente chiude gli occhi e poi mette una mano sulla spalla a Harry.
«Ormai è fatta.»
Harry si volta sentendo un piccolo rumore provenire da dietro la grande libreria, poi appare un gatto nero come la pece, gli occhi verdi del giovane si rassicurano.
«Di chi è?»domanda confuso.
Silente si avvicina al felino, dentro freme, ma si finge sicuro e tranquillo, dunque afferra la gatta e delicatamente la adagia sul divano.
«Mio.»sorride.«Harry, sei consapevole di ciò che farai?»il suo tono è severo.
Harry non sa se annuire o scuotere la testa o altro.
Non si è accorto che una ragazza sta osservando la sua figura, dietro la libreria.

Born To DieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora