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Hogwarts (Meg)
Mi applico il rossetto sulle labbra, per darmi un po' di colore, poi mi affretto ad entrare in classe per la lezione di Incantesimi, nonostante io sia in anticipo di un'ora.
Non ho fame e non ho bisogno di nutrirmi, quindi per oggi risparmio a me e a i miei compagni questa farsa della colazione.
Ho ancora per la testa il discorso fatto con Ron, insomma... si parlava di sentimenti e di amicizia. Ricordo che intraprendevo anch'io tali discussioni...ma con un'altra persona.
Sono sulla soglia della porta, ma qualcuno mi afferra per la spalla, delicatamente forse, non lo so. La percezione non è nei miei canoni, forse lo è proprio perché non ci può più essere?
«Potter.»
«Che fai già qui?»domanda senza cordialità.
«Potrei farti la stessa domanda.»osservo.
«Beh...»inizia leggermente imbarazzato.«Ti stavo... cercando.»
Sorrido e inclino la testa da un lato fissandolo intensamente.
«Seguendo, mi stavi seguendo.»lo correggo.
Harry rimane interdetto.
«Cosa vuoi, Potter?»chiedo rompendo il suo silenzio.
«Voglio restituirti questa.»fruga per vari minuti nella sua borsa, tirando fuori un paio di libri, finché non mi porge la mia stola nera.
«Oh, grazie.»esclamo riappropriandomi della stola.
Mi stupisco persino io della calma con cui sto affrontando questa situazione sconveniente.
Harry non parla, si aspetta che io gli dica qualcosa, così da potermi fare una ramanzina, perché ovviamente ha scoperto della mia visita notturna.
«C'è altro?»domando.
«C'è. Non capisco cosa vuoi da Ron.»risponde tenendo le braccia conserte.
Inizio a giocare con alcune ciocche dei miei capelli e sorrido nuovamente.
«Nulla, siamo amici.»
«Beh, stai lontana da lui, Meg.»
«E perché? Io non ti chiedo di stare lontano da Hermione.»rispondo avvicinandomi.
«Non c'entra, stai girando la frittata, quello che intendo è che non devi illuderlo.»e l'ultima parola la sussurra, perché, ahimè, i quadri sentono qualsiasi sibilo, non devono per forza rivelarlo ma in ogni caso alcuni non sono molto affidabili.
«Stai insinuando qualcosa?»
«Che? Voglio solo che non soffra...»
«Bene, lascia che ti dica una cosa, giusto per iniziare quest'anno con il piede giusto. Io faccio quello che mi pare, non devo stare certo a sentire un adolescente in piena crisi che si fa paladino della giustizia per il povero cuore debole dell'amichetto. Sono stata chiara, Potter?»alzo la voce.
Povero sciocco! Io faccio di tutto per tenerlo d'occhio, per assicurarmi che stia bene!
«Sei anche tu ado...non importa!» continua ad allontanarsi.
«E fammi vedere la mano, per Salazar e Godric, fondatori ammirevolissimi!»gli prendo bruscamente la mano e ne tasto il dorso, è come se fosse bruciato, una grossa e lunga cicatrice dove si possono distinguere proprio le parole che mi ha riferito Ron.
Harry la ritira altrettanto bruscamente e si allontana.
«Cosa fai?! Non sono affari tuoi!»urla adirato.
«Sì! Sono affari miei! Lascia che ti aiuti!»gli corro dietro e lo afferro per il braccio.
«E perché sarebbero affari tuoi, eh?»
La pioggia infuria contro le vetrate del castello, allo stesso modo in cui vedo infuriare la rabbia negli occhi di Harry.
Gli prendo la mano e la accarezzo facendo in modo che le sue iridi siano fissate nelle mie.
«Va meglio?»chiedo liberandolo.
Harry si guarda il dorso della mano, è intonsa.
Sembra stupito ma poi scuote la testa.
Non mi chiede come abbia fatto e la cosa è sospetta, come se sapesse...
«Perché sono affari tuoi?»Insiste come qualcuno che voglia farsi confessare qualcosa che sa già.
Non rispondo e rimango immobile mentre si allontana verso la Sala Grande molto probabilmente per la colazione.
Tu sei affari miei, tu sei il figlio della mia migliore amica, mi importa eccome piccolo disgraziato!
Ficco la stola nella mia borsa ed entro in classe, nonostante sia vuota.
Il professore di incantesimi entra dopo una buona mezz'ora e alza lo sguardo avendomi notato.
«Cooper, sei in anticipo!»
Gli sorrido e annuisco.
«Cooper! Volevo informarla che ho notato qualcosa nell'ultima settimana. La scuola è appena iniziata, eppure lei sta dando il massimo come fosse già pronta per gli esami finali.»
«Ed è una cosa buona, professore?»domando accendendomi una sigaretta.
Inizialmente apre la bocca per sgridarmi, ormai conosco quelle espressioni di disappunto.
«Certo.»dice infine.
«Bene.» approvo, tirando fuori il fumo.
«Ma la prego, spenga quell'affare.»
«Stavo davvero contando i secondi che separavano la mia persona da questa richiesta, professore. Più rapido della McGranitt, e più persuasivo di Piton.»
«Professoressa e professore, Cooper, non sono tuoi compagni di classe.»
Tipico spirito Corvonero, no che sciocca!
Non c'entra Corvonero o Cervoviola!
Qui si tratta di educazione e di rispetto verso gli adulti.
«Ma certo.»

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