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Hogwarts
«Ciao Megan.»
Albus Silente siede alla sua scrivania, con le braccia conserte e uno sguardo irritante, oltre che un sorriso dolce.
Megan lo fissa, anche lei a braccia conserte, muovendo la gamba come un tic nervoso, rischiando più volte di slogarsi la caviglia.
«Con che coraggio.»
Albus ha un sussulto e poi sospira.
La gatta di Meg, Wendy è accoccolata sulla scrivania, e osserva la padrona che ha assunto un'aria indisponente.
«Lo so, sei arrabbiata? O meglio, cosa senti? Cosa provi?»
Megan scuote la testa e scoppia a ridere, come se questa fosse la situazione più ridicola del mondo intero.
«Beh, ho perso Sirius. Ma forse questo lo sai benissimo. Hai ragione a chiedermi cosa provo, anche se un po' in ritardo però... quasi tre mesi in ritardo...»
«Ti ho scritto, e mi sono assicurato che non venissi mai lasciata sola.» il preside si alza e si incammina verso il finestrone, contemplando alcuni passerotti che svolazzano.
Meg si sistema i capelli, legandoli e poi accarezza Wendy, tentando di non perdere la testa e di non urlare tutto ciò che non può provare.
«Più che provare qualcosa ho avuto molto tempo per ragionare. Forse un po' più lentamente del solito, ma sicuramente sono arrivata a una conclusione, mentre tu giocavi a scacchi e manovravi la gente come un allegro burattinaio.»
Meg prende il pacchetto di sigarette contenuto nella borsa color fegato, ne accende una.
«Megan, io tengo a te, non sei una marionetta, nessuno lo è.»
Megan caccia dentro e fuori il fumo, continuando ad accarezzare il pelo nero di Wendy.
«Certo, perché tieni a me talmente tanto che hai lasciato che Sirius morisse. E perché? Non era abbastanza importante per te? Come non lo sono stati Lily e James, o Alice e Frank, oppure non so... quel ragazzo, Cedric Diggory.»
La voce della ragazza è calma e pacata, le parole scivolano con facilità e troppa leggerezza.
Silente si volta verso di lei, con gli occhi lucidi e un'espressione di compatimento.
«Era troppo tardi. Nessuno poteva fare niente, lui è morto.»
L'ultima frase la pronuncia come per convincere Meg del fatto accaduto.
«Lo so che è morto. E so che è colpa tua. Potevi salvare James e Lily, dare loro più tempo. Potevi evitare la galera a Sirius, come l'hai evitata a Severus. Potevi darmi più tempo con lui, e invece non l'hai fatto.
Tu hai ammazzato Sirius prima che morisse davvero, lui era un giovane così brillante, lui era il sole e tu sei stato capace di spegnerlo.»
La sigaretta continua a consumarsi e la cenere giace in un piccolo contenitore di cristallo verde.
Gli occhi azzurri di Silente diventano ancora più lucidi, e un riflesso di senso di colpa lo attraversa come un coltello dalla lama sottile e affilata.
«È questa la conclusione alla quale sei giunta? È colpa mia?»
«Sì. Io e Sirius potevamo avere più tempo, potevamo sposarci e avere una famiglia. Ah no aspetta... già l'avevamo.»
In un impeto di fretta, la sigaretta cade definitivamente nel posacenere e Meg estrae dalla borsa una fiaschetta di wisky.
«Che vuoi dire?»
«Ero incinta. Ero incinta prima di morire. Dovevo sposarmi e diventare madre, e Sirius padre... e quando abbiamo avuto un'altra occasione tu l'hai strappata. Proprio come è successo a tutti quelli che amavo e sono morti. La gente è convinta che tu sia il "più grande mago di tutti i tempi", ma nessuno sa che cosa sei davvero: tu giochi a fare Dio.
Fai in modo che gli altri raggiungano i tuoi obbiettivi per loro, e per che cosa? Un sentimento narcisistico? Oppure soffri di qualche sindrome? Magari una forma di psicosi rara.
Hai permesso la distruzione di tante famiglie, tu non sei diverso da Tom Riddle e lo sai. Per quanto mi riguarda mi disgustate entrambi.»
E per un momento, un solo istante, Meg nota una lacrima sul volto del vecchio mago, che la guarda mortificato.
Wendy miagola quasi per rimproverare la padrona e cambia posto per accucciarsi.
«Una vita per una vita, Meg.»
«Cosa?»
«A volte il prezzo che si paga per salvare una vita è spezzarne un'altra.»
«Non capisco.»
Meg si avvicina di nuovo alla scrivania, e il ticchettio dei tacchi è l'unico rumore che viene percepito durante pochi minuti di silenzio.
Il preside sorride e poi si dirige verso la ragazza, prendendole il volto tra le mani.
«Non avevo scelta, Meg.»
Ma proprio in quel momento, Severus Piton irrompe nell'ufficio, con un'espressione di rabbia e frustrazione.
«Ah, sei qui. Ti informo che sei in punizione per una settimana: non si può sgattaiolare fuori dal dormitorio in piena notte. Fortunatamente la signorina Parkinson mi ha avvertito.»
«E come fa a sapere che sono sgattaiolata?»risponde Meg togliendosi le mani di Silente dal volto.
«Stava tornando dall'infermeria.»
«Severus, al momento non ho tempo per le tue stronzate.»
«Cooper, non ti azzardare, le settimane sono appena diventate due.»
Meg sospira e si accende un'altra sigaretta, incurante del volto irato di Severus.
«Perché sei andata nel dormitorio dei Grifondoro?»
«A prendere un po' d'aria.»
«Molto bene, starai nelle cucine, senza magia, ovviamente. È d'accordo signor preside?»
Meg guarda Albus, con disgusto e poi tira fuori il fumo.
«Non puoi andare in giro di notte, nel dormitorio di altre case. Sono d'accordo con Severus, da oggi mettiamo un coprifuoco e un anti-accesso all'entrata dei dormitori. Potete andare.»
Megan prima di uscire sputa per terra e getta la sigaretta sul tappeto, seguendo Piton fuori dall'ufficio.

«Cosa ci facevi nella mia stanza?!!»
«Harry, non ti ci mettere anche tu! Sono in punizione per due settimane, e ridammi la stola!»
Meg e Harry si trovano chiusi nella stanza delle necessità, e litigano da un bel quarto d'ora.
«Neville voleva adottare la stola.»
«Oh che gentile, ora dammela.»
Il ragazzo stringe di più il tessuto dell'indumento allontanandolo dalla presa di Megan.
«Giurami che non starai più con Ron.»
«Non sono affari tuoi.»
Le labbra rosse di Meg si curvano in un sorriso di sfida.
«La mia madrina non può farsela con il mio migliore amico.»
«Io non sono la tua madrina, lo sarei stata... non puoi dirmi cosa fare.»
«Lo sai che cosa succederà se continuerai così? Ron ti odierà alla fine, e anch'io. Tu non lo ami Meg, tu amavi solo Sirius. E ti comporti come una poco di buono! Te lo sei già dimenticato Sirius?»
Il suono di uno schiaffo rimbomba nella stanza semivuota, e il segno delle cinque dita si imprime sulla guancia di Harry.
«Non ti azzardare. Non sono affari tuoi, io non sono tua madre. La famiglia felice non è esiste più, quindi non criticarmi perché non sarò certo io a smettere di stare con chi mi pare e piace. Tu non puoi tirare in ballo Sirius, Ron me lo ricorda, è vero, però io non sono tua madre, tu non sei mio figlio, e non lo sarai mai, quindi smettila di dirmi con chi stare. Non hai il diritto di darmi della puttana, perché tu non puoi neanche immaginare cosa vuol dire essere me. Non sei mio padre, sei solo un ragazzino arrogante ed egocentrico che vuole essere accudito. Beh, vaffanculo!»
Meg afferra la stola ed esce di corsa dalla stanza, seguita da Wendy.

La lezione di pozioni non passa di certo velocemente, anzi.
Il professor Horace Lumacorno sorride radioso e si rivolge con calma a tutti gli studenti del corso, e poi la vede: Megan.
Le calze a rete che spuntano da sotto la gonna e una camicetta semi aperta, i capelli biondi raccolti e una gomma da masticare in bocca.
«Cooper, che piacere.»
«Anche per me, professore.»con finta riverenza Megan abbozza un sorriso per poi appoggiare la testa sulla spalla di Draco per manifestare noia.
«Stai dritta, che figura fai!»le sussurra il ragazzo, un po' troppo scontroso.
«Ti ha morso qualcosa? Scusa.»
Meg si rimette dritta continuando a masticare la gomma, e di tanto manda sguardi eloquenti a Ron che arrossisce violentemente.
«Ho preparato alcune pozioni per voi, qualcuno sa dirmi cos'è questa?» e così dicendo indica un calderone da dove si nota un liquido rosa.
La mano di Hermione scatta in alto, scatenando i mormorii di invidia di una ragazza bionda: Lavanda Brown.
«Sì, signorina Granger, giusto?»
«Esatto. La pozione in questione è l'Amortentia, la quale assume un odore diverso per tutti noi in base a ciò che più ci attrae.»le gote di Hermione diventano leggermente rosse, come quelle di tutta la classe, tranne Meg, che non sente un bel niente.
«Signorina Cooper, lei cosa sente?»
Megan deglutisce e poi si avvicina al calderone.
Merda.
«Beh, io sento...»
Meg si sforza di sentire un profumo, uno qualsiasi, e si domanda disperatamente se Draco abbia un odore particolare: le pare di percepire qualcosa, così si basa su quello.
«Signor Malfoy?»
Megan scuote la testa: Lumacorno non le ha neanche dato il tempo di rispondere.
«Io sento... profumo di rosa...peonia...vaniglia e pergamena nuova.»
Dovrei profumare così, a quanto pare, pensa Meg sorridendo.
«Molto bene.»
Ma Lumacorno non sa che è appena stato spostato nella lista nera di Meg: l'ha umiliata.
«Chi riuscirà a prepararmi un distillato di morte vivente avrà come premio, questa!»
Horace mostra una fiala contente un liquido dorato lucente.
«Felix Felicis, ovvero...»
«Fortuna liquida.»Meg e Hermione rispondono all'unisono.
«Dieci punti a Grifondoro e cinque a Serpeverde.»
Hermione sorride nuovamente stringendo più forte il libro tra la braccia.
«Ai vostri posti!»
Megan capita proprio affianco a Harry a preparare la pozione, e in un certo senso è un bene.
Il libro di Harry è un po' vecchio ma al suo interno si trovano alcuni appunti e correzioni: "di proprietà del Principe Mezzosangue".
Negli appunti c'è scritto che non bisogna sminuzzare il fagiolo sopoforoso, ma bisogna schiacciarlo.
In un primo momento Harry prova a tagliare il fagiolo, ma non riesce allora si guarda in giro disperato.
Harry osserva Meg che afferra il fagiolo e poi prende il coltello.
«Che c'è?»
«Nulla...» sussurra lui, mentre Meg schiaccia il fagiolo e lo mette nel calderone.
«Devi schiacciarlo, non tagliarlo, idiota.»risponde lei senza guardarlo negli occhi.
E lei come diavolo fa a saperlo?

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