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Grimmauld Place nº12 (Meg)
Nessuno sa davvero cosa mi stia passando per la testa.
Nemmeno io lo so.
Il posto dove mi inietto il veleno è così angusto e buio: mi piace.
Il parato è di un verde scuro, molto rovinato e consunto, il pavimento scricchiola, il lampadario è per metà distrutto.
Da un lato della camera c'è una grande libreria ricca di quaderni e libri impolverati.
«Io e lei non siamo somiglianti!»affermo, ripensando a ciò che mi ha detto il ritratto di Walburga.
«È solo uno stupido quadro.»
Estraggo dalla libreria i soliti appunti, e rileggo le procedure per iniettare il veleno: ormai le sto imparando a memoria.
Al centro della stanza si trova una scrivania non troppo grande, con un paio di poltroncine rivestite di seta nera.
Sulla scrivania ci sono provette di ogni tipo, e poi...
Le mie scorte sono già finite, questo veleno è così raro e così potente.
La siringa che uso è una delle più grandi che si possono trovare, ne inietto davvero tanto... forse un po' troppo.
Più ne inietto e più non sento nulla.
Quando ero ancora viva avevo paura di fare qualsiasi prelievo, detestavo la sensazione che si prova quando il sangue viene risucchiato via.
Da bambina ero più coraggiosa.
Ora non lo so, insomma... mi è indifferente.
C'erano un sacco di cose che non temevo quando ero piccola.
Per esempio, non avevo paura dell'altezza o dei cani grandi; non avevo paura di nuotare o del sangue, nemmeno di possibili mostri...
Tutto mi trasmetteva curiosità, poi sono cresciuta: sono diventata un po' codarda e paurosa.
Nei momenti di difficoltà ho tentato di mettere da parte le mie paure e ci stavo riuscendo... poi sono morta.
Quanto vorrei tornare indietro... tornare a quando ero bambina... o quantomeno recuperare quella spensieratezza che ho perso.
È colpa della vita.
È colpa del tempo.

Nel pomeriggio, sul tardi, Nymphadora Tonks decide di farmi visita, dopo una settimana dalla litigata con Remus.
Io ho espresso più volte ciò che volevo: non vedere nessuno.
Sono stata ascoltata?
Ovviamente, no.
Cosa potevo aspettarmi?
Dora entra e si toglie la giacca, ha i capelli di un colore orribile, come se fossero grigio topo; gli occhi celesti sono contornati da occhiaie e sono arrossati, avrà pianto.
La raggiungo in cucina, mentre finisco di infilare un vestito nero di seta.
«Hai dimenticato qualcosa? Vuoi del sale? Dello zucchero? Vuoi Kreacher?
O vuoi scartavetrarmi con parole di conforto? Ti do una notizia: sono apatica.»dico tutto questo sedendomi di fronte a lei.
Tonks sembra essere appena uscita da una forte lite, continua a tenere gli occhi bassi e pieni di lacrime.
Sbuffo e mi avvicino, sedendomi accanto a lei.
«Ma tu non sei apatica, a quanto pare. Cosa è successo? Parla.»la sprono osservando il suo viso triste.
Lei ricambia lo sguardo, sorride debolmente, poi scuote la testa.
«Scusami... non devo piangere. Sono venuta qui per portarti a bere.»
«Qui c'è alcol in quantità industriale, e poi credo che sia tu quella a cui serve una bella sbronza. Inoltre io non posso sballarmi, ricordi? Non sento niente.»
Tonks ride tra le lacrime e in poco tempo sfodera un altro sorriso, più radioso.
«Si può sapere perché piangevi?»
«Si può sapere perché te la sei presa con Remus in quel modo?»
«Sfacciata.»ribatto. «Non voglio parlare di Remus.»
Dora mi guarda accigliata, poi apre la bocca per dire qualcosa.
«Non gli chiederò scusa.»la precedo.
«Lui non vuole... o meglio lui non mi ha detto tutto. Siamo molto preoccupati, non mangi?»chiede alzandosi e dirigendosi verso la dispensa, munita di sportelli rovinati e scheggiati.
Ho percepito una leggera nota di imbarazzo quando ha detto "lui", come se il pensiero di Remus la facesse arrossire un po' troppo.
Non voglio confidarle nulla, nessuna delle due vuole, almeno per oggi: meglio così.
«Lascia perdere, dove hai detto che volevi portarmi?»domando accendendomi una sigaretta.
«Londra, quella babbana. Hanno delle bevande forti.»
«Forse ne sentirò il minimo sapore... Beh! Non puoi uscire conciata così. I tuoi capelli sono pietosi e sembri uscita da una pubblicità babbana di caramelle.
Un po' di nero non guasta mai.»
Tonks si guarda le punte delle scarpe, poi si tocca i capelli.
«Ti ci vuole un po' di rossetto.»constato avvicinandomi al suo viso «È un po' di crema rigenerante.»
Dora scoppia a ridere e poi mi mette una mano sulla spalla.
«Sei pronta ad andare, o no?»chiede prendendo la sua borsa color lavanda.
«Offri tu.»sorrido.

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