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Flashback
Il giorno seguente, Megan si riposizionò sotto lo stesso albero, tentando di finire il disegno.
Ma trovò qualcuno ad aspettarla: il cane.
Il sole era alto nel cielo e alcuni uccellini cantavano, inoltre vi erano parecchi germogli sul prato e sui cespugli.
«Ciao...»disse timidamente.
Come poteva un animale intimidirla?
Il cane, che era comodamente steso sotto l'albero, alzò la testa e andò a salutare la ragazza, leccandole una gamba.
Quel giorno Megan indossava una gonna lunga fin sotto il ginocchio, un paio di mocassini e una camicetta color grigio scuro.
Megan sussultò al gesto del cane e tentò di ricambiare accarezzandogli il capo, ma aveva paura, e ritrasse la mano.
«Scusami, i cani non mi fanno impazzire, ma ti ho portato qualcosa con cui giocare, guarda! Ho trasfigurato un piatto delle cucine in...»la ragazza estrasse dal suo zaino un frisbee babbano e glielo lanciò.
Il cane glielo riportò molto velocemente, scorrazzando tra i germogli, e le leccò di nuovo la gamba.
Ma stavolta Meg non sussultò, anzi, prese coraggio e allungò di nuovo la mano verso il cane.
E finalmente gli accarezzò il dorso, aveva un pelo morbido e ben curato, i suoi occhi erano di un grigio intenso quasi del colore della camicia di Megan.
«Hai davvero degli occhi fantastici, non ho mai visto un cane così particolare.» sussurrava mentre continuava ad accarezzarlo.
«Non hai un nome, vero? Beh, te lo darò io... vediamo... il tuo pelo è così folto e scuro, e molto morbido e quando sei arrivato la prima volta, quasi non ti sei fatto sentire...»
La ragazza più guardava il cane e più tentava di concentrarsi sul nome da dargli.
«Felpato! Sì! Mi piace, a te?»
Il cane per tutta risposta iniziò a scodinzolare, facendole capire che approvava la sua scelta, drizzando le orecchie.
Megan si sedette sotto l'albero e Felpato si accucciò accanto a lei, mentre la osservava disegnare.
E rimasero così, fino al tardo pomeriggio, cullati da un venticello fresco e piacevole.


«È strano, sai... oggi ho meno paura di te, ma non riesco ancora a capire come mai ti aggiri da queste parti. Sei forse scappato? O ti hanno abbandonato? Sai, conosco qualcuno che può farti tornare a casa...»ma prima che la ragazza potesse finire, il cane si alzò e iniziò a ringhiare, a ringhiare forte, contro di lei.

Le fauci scoperte e il latrato non lo rendevano più molto rassicurante: Megan senza batter ciglio prese tutte le sue cose e iniziò a correre. Si ripeteva di non fermarsi, e pregò di arrivare in tempo al castello, non poteva nemmeno prendere la bacchetta che era ben costudita nella borsa. Doveva saperlo che quello era pur sempre un animale, da un momento all'altro avrebbe potuto scattare e aggredirla. Inciampò innumerevoli volte, decise, però, di fermarsi e provare a difendersi quando Felpato era ad un passo da lei.
Gli occhi del cane erano colmi di rabbia e i suoi passi erano sempre più veloci, ma il suo obbiettivo non era lei, infatti la scavalcò. La ragazza restò imbambolata per qualche istante, e ne approfittò per tirare fuori la bacchetta, così da seguire il cane.
Quando lo raggiunse capì il motivo della sua aggressività: un piccolo topo si aggirava da quelle parti e Felpato lo stava mandando via, senza morderlo o roba del genere, quasi come se i due comunicassero.
Megan poté tirare un sospiro di sollievo, vedendo che il cane non aveva nulla contro di lei, seppur ancora scossa. Felpato tornò verso di lei, scodinzolando, ma la giovane decise di tornare al castello, riprendendo fiato per la maratona che aveva corso. Il cane capendo le sue intenzioni abbassò le orecchie quasi dispiaciuto e per un po' la seguì, prima che varcasse la soglia della Sala Grande, poi corse via.

Hogwarts (Meg)
Mi sto rilassando nel bagno dei prefetti, sono riuscita a smaterializzarmi senza dare nell'occhio, la scuola è quasi del tutto deserta, mancano due giorni all'inizio delle lezioni. La stanza è molto grande, con una vasca ottagonale in pietra al centro, l'acqua cambia colore a seconda dell'umore di chi si immerge, ma nel mio caso, resta limpida. Le finestre hanno le vetrate a mosaico, sono quattro quindi raffigurano ognuna un simbolo di una casa. Per Grifondoro abbiamo un grifone grigiastro, che agita le zampe protese verso qualcosa con dettagli in oro e uno sfondo rosso acceso; la vetrata Tassorosso è giallo ocra, con una sirena, intenta a spazzolarsi la chioma color arancio, dalla pinna sinuosa che riflette la luce del sole. Il mosaico per Corvonero consiste nella raffigurazione di una civetta bianca, appollaiata su un ramo, che sbatte le palpebre e lo sfondo notturno di un blu zaffiro; per serpeverde abbiamo due serpenti acquatici che muovono le code inseguendo un povero cavalluccio marino color verde mare. A mio avviso, quest'ultima vetrata è orribile.
Lo so che stare qui non è del tutto sicuro, ma avevo bisogno di un bel bagno ristoratore, in fondo non ho fatto altro che giocare a scacchi con Silente tutto il giorno, ed è stancante batterlo sempre, quindi, eccomi qui.
La schiuma mi circonda il corpo, l'acqua sarà troppo calda, ma non importa, non sento nulla.
Chiudo gli occhi per un secondo, immaginandomi le mie scorse estati, quando ero Megan Gold, ed ero una ragazza con dei sentimenti e un cuore che batteva.
Non ero mai sola, c'era sempre qualcuno con me.
All'improvviso sento una porta che si apre, e una voce.
No, non può essere. Gazza consegna le chiavi del bagno a Draco, che si avvicina sempre di più alla stanza. Questo vuol dire che è stato nominato prefetto... Perché diavolo Albus non mi ha informato?! Mentre indugio nei miei pensieri di rabbia repressa non realmente percepita, mi rendo conto che è entrato.
Ha il capo chino su un libro e non si accorge di me.
Lo osservo, ha i capelli pettinati meglio quest'anno, e credo si sia fatto più alto.
Mi siedo a bordo vasca, senza asciugarmi, rimanendo completamente scoperta, sciolgo i capelli, bagnandoli: alla vista del mio corpo nudo i serpenti sospendono l'inseguimento del cavalluccio marino, e la sirena si copre gli occhi con una ciocca di capelli. Mi schiarisco la voce attirando la sua attenzione.
«Oh mio Dio! Meg!» sgrana gli occhi, facendo cadere il libro e mi squadra ghignando. Esco dalla vasca, e ci avviciniamo l'uno all'altra, guardandoci negli occhi. Subito gli poso una mano sulla camicia bianca -subito mi salta all'occhio la spilla da prefetto-, e lui delicatamente me la prende, baciandola. Inizia a spogliarsi, sotto il mio sguardo, senza staccare il suo dal mio corpo, in particolare dai punti più morbidi di esso. Quando ha finito, mi prende in braccio, facendomi avvolgere le braccia intorno alle sue spalle magre, fissando le mie labbra, senza però baciarmi.

«Quando sei tornata?»chiede quando siamo nella vasca, e l'acqua si colora di un grigio azzurro cristallino. La sala è comunque silenziosa, la sirena si è scoperta di nuovo gli occhi e i serpenti hanno ripreso la loro caccia. Sono di fronte a lui, alcune goccioline d scendono sulle spalle di Draco, facendo risaltare di più il suo incarnato latteo, si morde il labbro ma questa volta fissa i miei occhi. A quel punto mi metto a cavalcioni, e gli do un piccolo morso all'angolo della bocca. «Sono tornata oggi.»sussurro, mentre mi accarezza i fianchi. Ovviamente ho mentito, ma lui non sospetta minimamente. «Scusa se non ho risposto alle tue lettere, mi perdoni?»bisbiglio al suo orecchio giocherellando con una ciocca del suoi capelli biondo-platino. «Tu, piuttosto, come mai in anticipo?»Draco è incantato, chiude riapre gli occhi per poter rispondere alla mia domanda, sogghigno a vederlo così perso per me. «L'ha deciso mio padre.» Lo ascolto ma contemporaneamente inarco un po' la schiena, passandogli le unghie sul collo. «Mio padre ha comprato... Meg, ti prego... Una nuova... Meg..»«Continua.»le unghie scendono sul petto e posso sentire il battito del suo cuore che accelera velocemente ad ogni mio minimo movimento. «Sei troppo bella, non mi va proprio di parlare di mio padre, in tutta onestà.»mi prende il polso e inizia a baciarmi con passione, facendo scivolare una mano dietro alla mia nuca, tirandomi leggermente i capelli. «Le tue labbra sono così morbide.»sussurra, muovendo un dito lungo le mie forme, disegnandone dei bordi immaginari.
«Non mi va che altri ti vedano così, potrebbero innamorarsi.»
«Innamorarsi, eh? Solo guardandomi?»ridacchio.
«È impossibile evitarlo, Meg. Basta sentirti parlare e vederti per cadere ai tuoi piedi.» si bagna le labbra dandomi un altro bacio dolce e breve.
«Mi ami, dunque, Draco?»
«Altrimenti perché ti avrei scritto tutte quelle lettere? Certo che ti amo.»
Mi ama e io non ho intenzione di ricambiare non potrei nemmeno, soprattutto non bisogna dimenticare che lui è il figlio di un mostro, deve pagare.
«Sono felice di riaverti accanto, Meg.» i suoi occhi grigi si illuminano diventando quasi completamente azzurri. Oh, non sai quanto io, penso ironicamente.

Born To DieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora