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Flashback
Le vacanze natalizie passarono abbastanza in fretta.
Megan era felice di tornare a scuola, così poteva rivedere tutti i suoi amici.
Noah aveva capito che Meg non avrebbe mai sposato Malfoy.
«Allora perché l'hai detto ai Potter? Cosa speravi di ottenere?»
«Perché quel ragazzo non me la conta giusta, quel Black.»rispose.
«Oh... beh... io non sposerò Malfoy. Mai.»
«Se non è Malfoy sarà qualcun altro.»sentenziò il padre.
«I Malfoy sono molto peggio dei Black, lo sai? Sono razzisti e crudeli, vuoi vedere nostra figlia in compagnia di quelle persone?»intervenne Ariana.
«No! È meglio vederla accanto a uno sbandato! Che non la difenderà mai!»
«Può difendersi da sola, è una donna.
E le donne non hanno bisogno di un uomo, sono gli uomini che hanno bisogno delle donne.»
Megan rimase spiazzata, non se l'aspettava.
Aveva solo quattordici anni e sentirsi chiamare "donna" da sua madre la rendeva forte e fiera.
«Non ho intenzione di ribattere! Credi davvero che non abbia bisogno di un marito? Ariana, siamo in guerra! Sono morti due babbani ieri sera, e un mezzosangue di Hogsmeade. Capisci? Se creiamo un'alleanza forse Meg sarà al sicuro.»
«Non serve un'alleanza, noi possiamo difendere nostra figlia, e lei farà altrettanto.»
«Ahahahahah, sono anni che non combatti, come credi di poterla difendere?»Noah schernì sua moglie.«Voi corvonero! Tutta teoria e mai un minimo di pratica! Bruciasse in questo istante chiunque abbia detto che i Tassorosso sono deboli! Ah! Io almeno so duellare molto meglio di voi stupidi intellettuali!»
Ariana si alzò di scatto e afferrò la sua bacchetta.
«Dimostralo.»
Megan sussultò facendo un passo indietro.
Non aveva mai visto sua madre così arrabbiata.
«Smettetela! State esagerando!»urlò.
«Stupeficium.»
Noah, non avendo il tempo di prendere la bacchetta, andò a sbattere contro la credenza, riversandosi a terra, inerte.
«L'hai schiantato!»Megan gridò per lo spavento.
Ariana si avvicinò a suo marito, e puntò la bacchetta sulla sua tempia.
«Innerva»e fu così che Noah riprese conoscenza alzandosi in piedi.
«Ci sono tassorosso molto capaci, ma tu non sei tra questi, non lo sei mai stato.»sentenziò Ariana riponendo la bacchetta.

Durante la notte Megan non riuscì a dormire, teneva costantemente lo sguardo fisso sullo specchietto che le aveva regalato Sirius, vedendo i suoi occhi grigi pieni di gioia.
Quello specchio le permetteva di vedere Sirius e anche se erano lontani, lui la vedeva con lo stesso specchio gemello e le faceva smorfie divertenti per farla ridere.
Quando finalmente prese sonno erano le tre di notte ed era consapevole che sarebbe stata uno straccio il giorno dopo, ma almeno avrebbe riposato in treno.
Sognò un uomo vecchio, molto vecchio con una lunga veste, in una casa che non aveva mai visto, discorreva con un uomo più giovane, ma Meg non riuscì a vedere il suo volto.
L'uomo con la lunga veste ripeteva lo stesso numero, come se potesse comunicare solo così: 12.
"Dodici, Dodici, Dodici."
La casa si fece più scura, e cupa, vide teste di elfi domestici appese a una parete, erano impagliati.
Poi un telo, una tenda scura...copriva qualcosa di grosso.
Megan sentiva qualcuno borbottare "sudici  ibridi", dietro la tenda.
Il quadro era abitato da una signora con gli occhi completamente neri, il viso scarno, il naso putrido. La donna iniziò a urlare, talmente forte che a Meg sanguinarono le orecchie.
L'eco di quell'urlo si impossessò della sua gola. Diventava sempre più forte. Le sembrava di assistere a una sofferenza dietro l'altra come se tutti in quella casa si stessero lamentando, gli elfi impagliati, i due uomini, la casa stessa.
Urlò.
Le coperte le scivolarono dal letto, il cuscino fu scaraventato via: non era più in quella casa, ma nella sua stanza, con i vetri del balcone rotti, e la lanterna in frantumi.
Stava ancora urlando, ma non sembrava appartenerle quel grido.
Qualcuno era morto in quella casa.
O stava per morire.
La porta si spalancò di botto: Ariana e Noah, spaventati, si erano precipitati in camera della figlia.
Megan era in lacrime, sentiva la gola bruciare.
«Cosa diavolo è successo?»Ariana prese la mano di Megan, poi premette la figlia a sé.«Shh, va tutto bene...»
«Si sono rotti i vetri!»sbottò Noah che aveva una scheggia di vetro conficcata in un dito del piede.
«Meg... cosa hai sognato?»
«Ha urlato! Sono morti! Sono morti!»singhiozzò Megan stretta a sua madre.
«Chi?»incalzò Noah.
«Non lo so! Lui diceva 12! E poi lei ha urlato! Tutti hanno urlato! Soffrivano!»continuò Megan tremante.
«Io chiamo Alastor, lui saprà cosa fare.»Noah si avvicinò alla porta.
«No, non ce n'è bisogno, è tutto passato.» disse Ariana tranquillamente.
«Si sono rotti i vetri! Non era un urlo normale.»le fece notare Noah.
«Meggie, amore, stenditi, vado a prepararti una infuso di erbe.»
Ariana e Noah uscirono, e Meg li sentì litigare.
Non capiva cosa fosse appena successo.
Perché non era un urlo normale?
Respirava a fatica, era una spugna di sudore, non riusciva a guardarsi intorno senza piangere.

Born To DieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora