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12-13 anni dopo, Hogwarts
"SIRIUS BLACK, EVASO DA AZKABAN, ASSASSINO PERICOLOSO"
«Girano notizie, voci... sussurri.
Un prigioniero è riuscito ad evadere dalla terribile Azkaban.
Non si sa come, non si sa nulla. Solo panico generale, e il Ministero teme il peggio. Caro Albus, bisogna mettere questa scuola in allerta: deve ospitare i Dissennatori.»conclude il suo discorso il ministro Cornelius Caramell.
Il preside della scuola si siede sul divanetto viola del suo studio, prende un pezzo di pergamena, lo piega a metà, fa un incantesimo e lo consegna al ministro.
«Non ho altro da aggiungere, Cornelius.»
«Ah, dimenticavo, Harry Potter assomiglia così tanto a suo padre, anche a James piaceva infrangere le regole.»Caramell si sistema la cravatta maltrattata, poi con un cenno di saluto esce.
Albus guarda fuori dal grosso finestrone dorato, è notte fonda.
«I Dissennatori complicheranno tutto, Meg... Povera ragazza.»farfuglia tra sè e sè, notando le figure tetre e agghiaccianti dei mostri che si avvicinano al castello.
«Sirius, se è vero ciò che dicono, non puoi vederla, non puoi, ragazzo mio.»sussurra il vecchio mago.«O morirete entrambi.»
Silente si siede alla scrivania e si dedica alla lettura delle missive ricevute nell'ultima settimana.
La notte è così eloquente, tra le mura della scuola, nei sogni dei caduti nelle braccia di Morfeo.
C'è un ragazzo, che è seduto a bordo del suo letto, pensieroso.
Harry Potter, stringendo la sua bacchetta, tormenta la sua mente chiedendosi come mai il temuto Sirius Black voglia ucciderlo, essendo seguace di Voldemort.
Sarà stato aiutato a scappare? I Dissennatori, creature terribili, hanno lasciato che un mago così malvagio fuggisse via, perché?

Irlanda
"Megan Cooper.
No Gold.
Cooper."
Ripeto nella mia mente, quasi come se dovessi convincere me stessa e non gli altri.


Mi alzo dal materasso della capanna, avanzo verso la porta.
Alcuni corvi svolazzano intorno all'abitazione, emettendo un verso molto fastidioso.
C'è un bel sole, e probabilmente fa caldo, ma io non posso avvertirlo.
Mi sono abituata in questi anni a non sentire più nulla, meno che il mio senso di vendetta, questo non mi abbandona mai. Neanche volendo.
Ma tanto non voglio, è l'unico motivo per cui sto resistendo.
A parte Albus, sono sola.
Lui viene tutti i giorni, alle 14.39 precise, e quando salta il nostro appuntamento io gli mando un gufo.

 
Mi ha regalato un orologio d'oro da taschino, e mi è stato molto utile per calcolare gli anni passati dalla mia rinascita.
In questo tempo ho potuto esercitarmi con gli incantesimi, ma non sono ancora pronta.
Non riesco a controllarmi.
Più che altro la mia magia è aumentata, non ho neanche bisogno di una bacchetta.
Le lacrime della fenice hanno fatto in modo che io potessi tornare a respirare, parlare, camminare, vedere, ascoltare, pensare... ma nulla di più.
Mangio di tutto, anche l'erba e i corvi stessi se è necessario.
Le mie papille gustative sono dormienti, anche con il più forte dei liquori non danno segni di vita.
Ho mangiato qualsiasi altra leccornia che Silente mi ha portato in questi anni, ma poi ho capito che era inutile.
Non ho crampi allo stomaco, nè nausea, nè debolezza.

Cinque anni fa ho provato a trasformare un bicchiere in un falco, e ne ho ottenuti una decina.
L'anno seguente ho tentato la materializzazione, e mi sono trovata seduta sul tavolinetto della capanna.
Silente vuole evitare che evochi il mio patronus; gli ho domandato più volte il motivo, e lui ha cambiato discorso.
Cosa è cambiato? Forse non è più lo stesso di prima?
La mia bacchetta è chiusa nel cassetto di un piccolo mobile accanto al materasso.
Forse se usassi la bacchetta... il mio patronus...
Silente non lo saprà mai.
Mi guardo in giro, consulto l'orologio, e mancano pochi minuti alle 14.39.
Prendo dal materasso la chiave argentata, e mi avvicino al mobiletto.
Eccola, la mia bacchetta fatta di corniolo, un legno davvero raro, poco flessibile, e il cuore? Piuma di fenice.
Quando ho fatto i primi incantesimi, durante questa riabilitazione, si è rivelata inutile come ho già detto.
La impugno.
«Expecto Patronum»recito, mantenendo un tono di voce basso.
Una luce azzurro-chiaro invade la capanna, e la figura di un Ungaro Spinato si rivela.
Sorrido soddisfatta, vorrei provare qualcosa di più, qualcosa che parte da dentro, ma non riesco, scavo nella memoria e faccio emergere un ricordo felice, il suo, quello di colui che mi ha regalato l'anello.
All'improvviso, si rivelano le figure di altri due animali lucenti: un cervo e una cerva.
Non credo ai miei occhi, mi trema la mano, gli occhi mi pizzicano, ma nessuna lacrima fuoriesce.
«James...Lily?»sussurro.
Perché ho anche il loro patroni?

 
Vengo interrotta quando Silente si materializza accanto a me.
«Ti avevo detto di non farlo.»
Mi volto di scatto.
«Come puoi vedere ne sono in grado.»rispondo seccata.
«Meg, credo sia arrivato il momento di dirti tutto.»il vecchio mi mette entrambe le mani sulle spalle.
«I tuoi amici, le persone che ti volevano bene... tredici anni fa...sono morti.»Albus conclude la frase con un'espressione di dolore.
Rimango immobile, mentre ascolto tutta la storia dei miei amici.
Io li conoscevo così bene, malgrado fossi più giovane di un paio d'anni.
Silente mi informa riguardo al loro assassino, e che il loro figlio è sopravvissuto.
Vorrei urlare, piangere, arrabbiarmi, provare compassione, dolore... nulla.
Nella mia mente iniziano a crearsi troppi pensieri.
«Come si chiama?»domando.
«Harry, Harry Potter.»
«Voglio conoscerlo.»
«Non sei pronta, Meg.»
«Non sono pronta? Sono passati tredici anni! Non ho intenzione di piombare nella sua vita così! Ma voglio vedere il figlio di Lily.»spiego alzando la voce.
Albus sorride.
«Siamo quasi alla fine dell'anno scolastico, pericoli e ostacoli minacciano Hogwarts, pericoli seri, Meg.»
«Ho un piano, Albus.»inizio sogghignando.
«Sentiamo.»
«Cambierò, se sarà necessario mi fingerò un'altra persona.»
«Vuoi cambiare solo per vedere Harry e tornare ad Hogwarts? Solo per questo? Quindi sei disposta a rinunciare alla vendetta nei confronti del tuo assassino?»chiede il preside sperando in una risposta affermativa.


Abbasso lo sguardo.
«Voglio tornare in quella scuola, chiaro? Il motivo non è importante.»taglio corto.
«Megan, non seguire la vendetta. Ti prego. Non farlo.»
«A volte la vendetta è l'unica strada che permette di non impazzire, specialmente quando si è reclusi o esiliati per colpa di altri
Incupendosi, l'anziano mago, mi volge uno sguardo carico di dissenso.
«È incredibile come due anime seppur lontane possano essere così simili, no?»
«L'ermetismo è sempre stato il tuo forte.»ribatto.
Non ho la più pallida idea di cosa intenda, o a chi si riferisca.
«Se è ciò che desideri mia cara, ti accontenterò, non oggi però. Ma tieniti pronta, verrò a prenderti entro il mese.»
Sorrido e gli faccio un cenno di saluto.

Born To DieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora