Stasera voglio portarti fuori

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LEILA

Jace mi ha obbligata a rimanere a dormire da lui per stare più tempo possibile con me dal momento che abbiamo perso parecchie giornate.

Quando ieri si è fatta sera, Tomas è dovuto rientrare, e dopo averlo salutato Jace mi ha detto di andare in camera perché mi avrebbe raggiunto.

Sono rimasti a parlare, non so di cosa, ma per cinque minuti buoni sono sprofondata nel letto ad ascoltare il loro borbottare in sala.

Sono curiosa, e voglio sapere cosa hanno in mente, ma devo fidarmi di Jace e non posso sempre sospettare di tutto quella che fa.

Ora siamo a letto, sono vestita da una semplice maglietta nera che mi ha prestato ieri sera e lui indossa solo dei pantaloncini da basket.

Sorrido infilando la mano nei suoi capelli, sono ancora più lunghi di quanto ricordassi e sono spaventosamente morbidi.

La sua guancia preme sul mio petto e lo sento sorridere quando si accoccola ancora di più al mio corpo, in queste ore è stato molto dolce e non si è allontanato nemmeno per andare in bagno.

«ti sono cresciuti i capelli» dico e lui annuisce stringendo le braccia intorno alla mia vita, mi porta sopra di lui.

Mi piace molto questo suo lato dolce e coccolone, se non lo conoscessi e lo vedessi in questo modo mi spaventerei, un gigante di due metri con tatuaggi e sempre un'espressione intimidatoria e seria in volto che mi tratta come una bambina e mi coccola quasi ogni minuto della giornata.

È come se si stesse prendendo cura di un neonato, tutte le sue attenzioni sono concentrate su di me.

«lo so, e non ho intenzione di tagliarli, mi piacciono così lunghi» annuisco posando il mento sulle mani «anche i tuoi mi piacciono» sento che afferra una ciocca sulla mia schiena e la attorciglia intorno alle dita.

«mi piaci così» aggrotta le sopracciglia tenendo un ghigno sulle labbra «sei dolce, e coccolone» rido quando fa una smorfia di disgusto e tenta di alzarsi.

«non chiamarmi mai più in quel modo» mi indica minaccioso, continuo a ripetere quel nomignolo fin quando non scoppio a ridere e lui mi lascia da sola tra le lenzuola candide e acciuffate.

«dove vai?» chiedo vedendolo allontanarsi, scuote il capo incrociando le braccia al petto e rimanendo a fissarmi sdraiata sul letto.

«stavo pensando...» annuisco arricciando le labbra «...stasera voglio portarti fuori» il mio volto si illumina e con un balzo mi ritrovo a guardarlo dal basso.

«dove andiamo?» domando mordendomi un labbro felice.

«in qualche ristorante, scegli tu» alzo un sopracciglio mentre ci incamminiamo in salotto «non dovresti scegliere te?» chiedo ridacchiando.

Si siede scompostamente in cucina e poggia un braccio sul tavolo, mi mordo il labbro mentre lo osservo dare un'occhiata ai tatuaggi sulla sua pelle.

Sono davvero tanti, ricoprono tutto il braccio e scommetto che ognuno ha il suo significato.

«non me ne intendo di queste cose e nonostante abiti a Chicago da parecchi mesi non conosco ristoranti in zona perciò... a te la scelta» mi indica con la mano per poi lasciarla andare nuovamente sul tavolo.

«conosco un posto qui vicino, ci andavo spesso con la famiglia di Tomas e mi sembra ottimo» scrolla le spalle e mi porge il suo telefono.

Lo accendo notando che devo mettere una password, lui capisce e venendomi incontro me lo ruba dalle mani, inserisce il pin e lo poggia sul tavolo.

I'm not your enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora