LEILA
«e avete risolto» dice ovvio Tom mentre mastico la mia pizza lentamente, fissando un punto indefinito del campo da rugby.
«forse, non lo so» parlo distratta mentre continuo ad osservare la squadra che corre velocemente sul campo quando un ragazzo si ferma piegandosi sulle ginocchia e il coach inizia a sbraitargli contro fischiando nel piccolo aggeggio che tiene legato al collo.
«stava per abbracciarmi quando sono arrivati i suoi amici» Tom mi incita a continuare con lo sguardo «e se n'è andato» concludo.
«ha i grilli nel cervello quel cretino?» si alza sbracciando «ora vado a parlargli» inizia a camminare velocemente e sono costretta ad alzarmi di scatto e correre nella sua direzione.
Gli blocco la strada e cerco di fermarlo mentre lui abbassa lo sguardo arrabbiato su di me «dammi almeno un motivo per non farlo» ringhia.
«non importa davvero» lui scuote il capo scansandomi «a me importa, vederti felice importa eccome» in questo momento la mia forza in confronto alla sua è nulla.
Lo seguo mentre cammina velocemente dentro la scuola, un passo suo equivale a due dei miei, perciò sto quasi per correre pur di stargli dietro.
Sorpassa la nostra classe ignorando le occhiatacce che gli riservano le persone che quasi non gli vanno addosso e raggiunge la parte di corridoio dove solitamente Jace aspetta i cambi dell'ora con i suoi amici.
Mentre continuo a cercare di stargli accanto intravedo la testa ricciolina del ragazzo dell'altro giorno, sospiro.
«Carter!» urla il mio migliore amico attirando l'attenzione anche dei muri di questa scuola, sfortunatamente è appena suonata la campanella di fine lezione e tutta la scuola si trova nei corridoi.
«Tom ho detto che non importa, davvero!» cerco di stargli dietro e urlacchio quando scansa un ragazzo con prepotenza, quest'ultimo mi guarda male.
«amico ma che problemi hai?» allarga le braccia mentre ci lancia sguardi arrabbiati, e in questo momento niente può intimorire Tom.
«dov'è Jace» dice solamente, la sua voce è carica di ira ed è profonda, i pugni sono stretti lungo i fianchi mentre le narici sono allargate.
Il ragazzo ci indica le macchinette e come un fulmine Tom cambia direzione e si dirige verso di lui a passo spedito, io, ormai esausta, cerco di accelerare il passo ma ormai lui è già arrivato.
«Tomas» Jace alza un angolo della bocca e quando sposta lo sguardo su di me torna subito serio, porge la mano al mio migliore che velocemente lo attacca al muro.
«che cazzo-» stringe la mascella fissandolo malamente, le sue labbra sono arricciate e gli occhi stretti in due fessure.
«stammi bene a sentire brutto imbecille» stringo i libri al petto deglutendo «mi hai veramente stufato» Jace mi lancia un'occhiata ed io distolgo lo sguardo voltandomi verso le persone che ci stanno osservando.
«che cosa avrei fatto...?» ridacchia confuso mentre posa una mano sul polso di Tom e aumenta la stretta, il mio migliore amico abbassa gli occhi nel punto in cui Jace gli sta facendo male ma l'ignora.
«la stai trattando di merda» l'espressione di Jace cambia subito trasformandosi in una maschera di frustrazione e rabbia «non se lo merita»
«non me ne frega un cazzo» lo strattona facendolo indietreggiare leggermente, quando Tom si volta verso di me e mi scopre a tentare di coprire il dolore che fuoriesce dalla ferita che Jace mi ha appena fatto, drizza la schiena e sposta lo sguardo su di lui che ridacchia con i suoi amici.
«brutto figlio di puttana» avanza verso di lui velocemente e lo spintona facendogli perdere
l'equilibrio «sei talmente preso da tutti i coglioni che hai intorno che non riesci ad accorgerti del male che le stai facendo» alza la voce mettendosi a cavalcioni su di lui.«rivedo in lei l'oscurità che finalmente aveva scacciato, e tutto per colpa tua» lo indica mentre Jace si dimena e stranamente non riesce ad averla vinta su di lui.
«che cazzo stai dicendo» urla a sua volta il corvino, io rimango a guardarli mentre le mani mi tremano, lascio cadere i quaderni a terra quando il
pugno di Jace entra in contatto con la mascella di Tom.«pezzo di merda» sbraita il mio migliore ormai fuori di se, tento di avvicinarmi ma qualcuno mi tiene ferma e mi costringe ad osservarli mentre si
picchiano a terra.«lasciami» mi dimeno ma non riesco ad allontanarlo, dopo varie gomitate mi volto verso di lui e com mia grande sorpresa scopro Kevin che osserva i due a terra con un cipiglio in volto.
«Kevin ho detto lasciami» gli assesto una tallonata sullo stinco e mentre si distrae mi affretto ad allontanarmi e senza pensarci mi butto tra di loro.
Tento di fermare Tom che ha il pugno sporco del sangue di Jace, mentre l'altro sbraita a terra e ribalta la situazione.
«basta ragazzi» il rumore delle urla della piccola cerchia intorno a noi copre la mia flebile voce, mi trattengo dal piangere.
«Jace ti prego» le mie mani tremolanti si posano sulla sua spalla che si muove mentre il suo pugno colpisce la guancia di Tom, tossisce.
«ragazzi vi state-» il respiro mi muore in gola mentre tremo sotto lo sguardo di Jace che si poggia sul mio corpo accovacciato, improvvisamente ritorna in posizione eretta e molla Tom a terra.
«mio dio» Tom si alza ed io lo seguo, prendendogli il viso tra le mani esamino le sue ferite che non sembrano raccomandare nulla di buono e poi mi allontano posando una mano sulla bocca.
«che cazzo avete da guardare!» urla Jace alle mie spalla, presa alla sprovvista sobbalzo nascondendomi dietro a Tom.
«sei contento ora?» domanda dolorante il mio migliore amico mentre indica Jace che respira velocemente e guarda Kevin che si avvicina a noi.
«porca troia che cazzo ci fai tu qui?» sbraita mentre io deglutisco e guardo Jace, fissa malamente Kevin mentre lui non lo degna di uno sguardo.
«ascoltami bene, Tomas» Jace tenta di avvicinarsi ma io mi frappongo tra loro come a proteggere il mio migliore amico e tengo a debita distanza lui e gli altri.
«se ho fatto quel che ho fatto è solo e unicamente per il suo bene» pulisce il sangue che cola dal naso con il polso «non vorrei mai, e dico mai, farle del male» con il sangue che ribolle nelle vene vedo arrivare il
preside in lontananza mentre gli studenti ritornano a farsi gli affari loro.«me ne hai fatto già abbastanza» lo guardo per poi affiancare Tom e Kevin, il preside arriva e per prima cosa squadra da capo a piedi Jace e poi dedica la sua attenzione a noi.
«cosa succede qui?» porge un fazzoletto distrattamente a Tom che lo afferra imbronciato, io faccio un passo avanti.
«è colpa mia, ultimamente io e Jace non andiamo molto d'accordo e Tomas si era solo preoccupato per me, ma a quanto pare la loro chiacchierata non è finita come previsto» deglutisco ripensando ad un'attimo fa.
«vi voglio nel mio ufficio, tutti quanti» la sua voce
anziana e profonda rimbomba nella mia testa fino a quando Kevin non mi distrae afferrandomi una mano.«che succede?»
«è colpa mia» accenno un sorriso cercando di tranquillizzarlo, mi sporgo verso di lui lasciandogli un casto bacio sulle labbra.
«vuoi che ti accompagni?» lancia un'occhiata dietro di me ed io scuoto il capo, sono sicura di saper gestire sia Tom che Jace insieme.
«stai tranquillo, so tenerli a bada entrambi, più o meno» lui ridacchia e mi lascia un'altro bacio a stampo, lo osservo mentre si allontana.
E mi volto incrociando gli sguardi di entrambi che mi scrutano in silenzio, con i volti tumefatti e i respiri accelerati.
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I'm not your enemy
Romance[COMPLETA] Jace Carter, ex carcerato, nato a San Fernando, sulle coste del Messico, avrà la possibilità di tornare agli studi a 23 anni. Accusato di un grave reato, viene incarcerato all'età di 15 anni, per poi essere rilasciato a 22, dopo aver pass...