Lei è l'unica che riesce a farlo

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Un mese fa...

JACE

Il silenzio che ci circonda scandisce perfettamente i battiti calmi del mio cuore, nonostante io non sia spaventato dal suo atteggiamento sento il cuore pulsare contro la cassa toracica, più forte del dovuto.

Ora ho paura della morte, perché finalmente ho accanto persone che mi amano per quello che sono e mi hanno compreso fin dal primo momento, non voglio andarmene perché la mia vita ha finalmente un senso; tempo fa avrei detto il contrario, non avevo un motivo per continuare a vivere e non avevo qualcuno che potesse ridarmi un motivo per rialzarmi e riprendere in mano le redini della situazione.

«premi il grilletto...» lo provoco «...almeno riuscirai a capire cosa ho provato io quando mi hai tradito e mi hai sbattuto dentro» mormoro a denti stretti avvicinandomi maggiormente.

Probabilmente continuo a provocarlo perché so che non riuscirà a colpirmi, la sua presa è salda ma tremolante, questo mi concede vantaggio.

La sua mano è troppo debole per non cedere al rinculo della pistola, il tremolio non gli permette di avere quella precisione che basterebbe per farmi saltare in aria la testa; sono più agile e potrei togliergli la pistola dalle mani immediatamente, ma mi piace giocare, perciò mi prendo gioco di lui.

«Ryan, non complicare le cose» interviene Peacy «ha avuto quello che meritava, ora lascialo in pace» una risata amara esce dalla gola dell'uomo dinanzi a me.

I suoi occhi annebbiati dalla droga rendono i suoi movimenti impastati e pesanti.

«dimentichi che ti conosco più di tutti, Ryan» intervengo, la canna fredda della pistola è ancora puntata sulla mia tempia bollente, percepisco il leggero tremolio che caratterizza la sua presa.

«sono passati sette anni, tu non sai un cazzo di me, né di quelli che ci sono in questa stanza» inizia «hai sempre voluto essere il primo, mi stavi sempre tra le palle e ricopiavi qualsiasi mia mossa, mi stai sul cazzo e se solo volessi ti ucciderei senza pensarci» sospiro, devo mantenere la calma.

«ricopiavo qualsiasi cosa tu facessi perché per me eri una figura da seguire, ti stimavo e mi fidavo ciecamente di te, non hai esitato nemmeno un secondo a tradirmi» fa una smorfia, seguita da una risata isterica.

«ti sei mai chiesto il perché?» chiede, il suo braccio cede leggermente ma rafforza subito la sua stretta, la canna si sposta di qualche millimetro sulla mia tempia.

«tuo padre ha incastrato il mio, dovevo fargliela pagare e appena ho scoperto che tu eri la sua piccola macchina per fare soldi, ti ho cresciuto, sei caduto nella mia trappola e bingo, ho coinvolto sia te che tuo padre, mandandolo in banca rotta» sorride, nel suo sorriso non c'è niente di buono.

Ho imparato, nei mesi in cui ho abitato a Chicago, che qualcuno sorride per felicità, riesci a capire i sentimenti di qualcuno solo da uno stupido sorriso; io l'ho capito con Leila, quando sorrideva dopo un mio bacio, quella era la conferma che lei era perdutamente innamorata di me quanto io lo ero di lei.

E nel sorriso di Ryan, in questo momento, non vedo altro che tanto dolore, tormento e rabbia.

Lo capisco, infondo è sempre colpa di Anibal, quell'uomo mi ha rovinato la vita; me la sono presa perché mi fidavo di lui, lo stimavo ed era come un fratello maggiore per me.

I'm not your enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora