Ho fatto soffrire molte persone, e voi sarete due di quelle

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LEILA

Mancano due giorni.

Solo due giorni a domenica, da quella sera non abbiamo più parlato di questo argomento, di fatto non sono a conoscenza del giorno in cui tornerà.

Non so assolutamente nulla.

È mattina presto, la mia sveglia è suonata da qualche minuto, ma lui l'ha spenta per farmi dormire una mezz'ora in più.

Imposto sempre la sveglia alle 5.00 del mattino, almeno posso fare le mie cose con calma e quando arrivo a scuola sono già sveglia del tutto.

Abbiamo tempo, quindi, per rimanere qualche minuto nel letto, magari a coccolarci.

Mi sta accarezzando la schiena e ogni tanto la sua mano percorre il profilo delle mie spalle, fino ad arrivare alla curva dei fianchi, poi ritorna indietro.

Fingo di dormire quando in realtà mi beo solo di questo fantastico momento di pace e tranquillità tra di noi.

«mi mancherà questo» mormora nei miei capelli, lasciandoci poi un bacio leggero.

«mi dispiace, sono consapevole del fatto che da quando mi conosci non fai altro che soffrire» non è vero, almeno in parte «e non te lo meriti, ma devo farlo, per mia madre, per noi» aggrotto le sopracciglia sul suo petto ma non mi muovo, infila una mano nella maglia del mio pigiama.

La sua mano calda viene a contatto con la mia schiena fredda che rabbrividisce sotto al suo tocco bollente, i suoi polpastrelli sfiorano la curva delle mie natiche facendomi deglutire.

«non ho idea di quando tornerò» mi mordo l'interno guancia «ma ti prometto che tornerò il prima possibile» si china a baciarmi le guancia e sento le sue labbra muoversi per pronunciare qualcosa, ma non capisco cosa.

Così decido di fingermi sveglia e con uno sbadiglio apro gli occhi, incontrando subito i suoi che mi guardano stranamente.

«buongiorno» biascico ancora mezza addormentata, lui mi sorride iniziando a baciare il naso, poi la fronte e le guance, infine tocca le mie labbra.

Sorrido prendendogli il volto con le mani e lui mi attira sopra di lui, posiziono le gambe stese in mezzo alle sue e affondo il viso nell'incavo del suo collo.

«dobbiamo alzarci per andare a scuola, signorina» ridacchia lasciandomi piccole pacche sul sedere, io frigno come una bambina sul suo petto.

«ho sonno» e mal di testa.

«anche io, ma non devi saltare lezioni» annuisco, ha ragione, perciò mi sollevo lasciandogli un bacio sul naso e mi dirigo nel suo bagno.

Apro l'acqua della doccia e do le spalle alla porta, che sento chiudersi poco dopo.

Trattengo un sorriso mordendomi il labbro e sento le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, scendono sui fianchi e afferrano il lembo della maglia che porto come pigiama.

La solleva, facendomi rimanere in slip, e rabbrividisco quando mi abbraccia da dietro e sento il suo petto nudo a contatto con la mia schiena scoperta.

Sospira nel mio collo, baciandomi l'orecchio.

«dobbiamo sbrigarci» mugugna qualcosa, ma io percepisco solo le sue labbra che lambiscono il mio collo lentamente, mentre le sue mani circondano i miei fianchi saldamente.

Le sue dita scorrono davanti, sulla mia pancia, e poco dopo afferrano la stoffa delle mie mutande, tirandole in basso.

Scivolano lungo le mie gambe e separo i piedi lanciandole in un angolo del bagno indefinito, mi volta verso di lui e osserva il mio corpo nudo per qualche secondo.

I'm not your enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora