Non di nuovo

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LEILA

Ripongo i libri nell'armadietto, mentre mi volto per chiuderlo i miei occhi si posano sulla foto che ho ormai da anni e che ho deciso di attaccare sull'anta di ferro.

Ritrae me e Tom, nel soggiorno dei suoi genitori, era il Natale del 2015 e quel giorno avevo ottenuto un permesso per poter passare le feste fuori dalla clinica, stando in casa dei signori Brown.

Guardo il maglione orribile che indossava il mio migliore amico, mi ricordo ancora quante lamentele mi sono dovuta subire perché non gli piaceva.

Era un regalo della sua ex ragazza, a quei tempi aveva iniziato ad uscire con una ragazza che mi stava alquanto simpatica, e ricordo Tom che continuava a parlarmi di lei continuamente.

"È stupenda" oppure "È fantastica" oppure ancora "È bellissima, lo sai?".

È stata la sua prima ragazza, forse quella più importante, non solo per aver perso la verginità con lei, ma anche perché avevano un rapporto fantastico.

E poi lei era una delle persone più gentili e altruiste che io abbia mai conosciuto, eravamo diventate molto amiche; purtroppo però, dopo la loro rottura, lei ha iniziato ad allontanarsi da me, fin quando non è scomparsa del tutto dalle nostre vite.

Strizzo leggermente gli occhi per poi spalancarli, ritorno alla vita normale, mentre chiudo l'armadietto e un piccolo sorriso dipinge le mie labbra.

Improvvisamente delle enormi mani arpionano i miei fianchi, riconosco la sua stretta, il suo profumo, e sorridendo come una stupida mi volto.

«ehi» abbasso gli occhi sulle sue labbra per poi aumentare sempre di più il mio sorriso, ricambia circondando completamente la mia vita e stringendomi in un abbraccio.

«che succede?» domando ricambiando, è strano che mi abbracci davanti a tutti.

«nulla, non posso abbracciarti?» domanda seccato, mentre si allontana e arriccia le labbra in un broncio che vorrei tanto baciare.

«certo che puoi farlo» la mia mano si posa sul suo braccio «solo... mi hai sorpreso» lo informo calma, mentre la sua espressione scocciata scompare pian piano e lascia spazio ad un sorrisino.

«hai da fare?» domanda affondando una mano nella tasca del jeans neri e l'altra si inoltra nelle ciocche corvine dei suoi capelli, facendomi notare un anello sul medio.

Scuoto il capo stringendomi la borsa al fianco, mentre lui drizza la schiena e mi sorride raggiante, oggi è particolarmente felice.

«vieni con me» abbiamo dieci minuti prima che la lezioni inizi, quindi lo seguo senza esitare, mentre cammina svogliato in direzione della rampa di scale.

Mi guardo intorno, e ormai nessuno si volta per osservarlo, ormai Jace è diventato uno di noi ed ora ora viene guardato diversamente, a differenza dei primi giorni.

«dove stiamo andando?» domando affiancandolo, lui mi fa cenno di salire una rampa di scale, stiamo andando in direzione dell'infermeria, un piano dove le classi sono tutte vuote.

«perché andiamo in infermeria?» sbuffa voltandosi verso di me, spalanca le braccia facendomi capire che forse devo stare zitta.

«ora lo vedrai» annuisco timorosa, mentre continuo a camminare in silenzio al suo fianco.

Poggiando una mano sul mio petto mi interrompe e mi costringe ad aggrottare le sopracciglia, sbircia attraverso il vetro della porta dell'infermeria e poi mi trascina lontano.

Continuiamo a camminare, fino a quando non ci troviamo davanti ad una porta, in alto c'è una scritta "Sala riunioni", spalanco gli occhi.

«Jace, non possiamo entrare» mi tiro indietro opponendomi e lui sospira guardandomi dall'alto.

I'm not your enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora