Quindi siamo amici?

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LEILA

«non ci credo ancora che l'ha scoperto» sospira buttando la testa sul banco, mi volto verso di lui mordendomi il labbro.

Ieri sera quando gli ho detto che Jace aveva scoperto quasi tutta la verità mi ha fatto un discorso sullo stare attenta, che non avrei dovuto togliermi la felpa, di usare più la testa.

Mi sembrava mi stesse dando della bambina quando mi ha detto che avrei dovuto fare attenzione a quello che facevo.

«Tom non è poi così grave» accenno un sorriso «non deve sapere di mio padre, solo dei tagli» lui mi fulmina con lo sguardo quando tento di farlo sorridere.

«la te di un mese fa avrebbe dato di matto» mi indica minacciosamente, io distolgo lo sguardo.

«davvero, Eily, dovevi stare attenta, abbiamo fatto una grande fatica per superarla e tenerlo nascosto a tutti» spiega sussurrando, nonostante le lezioni siano finite noi non siamo ancora usciti dalla classe, volevo capire cosa turbava il suo umore.

«abbiamo?» domando guardando il banco, dopo essermi accorta di averlo pensato ad alta voce mi volto verso di lui che mi guarda stupito.

«si, in parte ti ho aiutato anche io, ne siamo usciti insieme» gesticola mentre io lo guardo, la mia arroganza nei suoi confronti riecheggia ancora nella mia testa, mi sento in colpa.

«scusa Tom, non volevo» mi avvicino prendendogli la mano, lui mi guarda per poi voltarsi.

«senti, sto cercando di proteggerti, lo sai che non tutte le persone sono comprensibili e buone come me, lo sai che non la prenderebbero bene alcuni di questa scuola, potrebbero prenderti in giro» deglutisco chiudendo gli occhi, reprimo le lacrime «ed io non voglio vederti soffrire nuovamente» conclude, lo abbraccio ma lui non ricambia.

«Jace non è come gli altri, mi ha capito, non mi ha preso in giro, lui ha-» mi interrompe scostandomi bruscamente.

«perché diavolo fai così, non lo conosci nemmeno» si alza «non puoi sapere se ti farà del male o no, lo sai che è pericoloso, eppure continui a ronzargli intorno» aggrotto le sopracciglia confusa.

«avevi detto che ti stava simpatico» mi guarda dall'alto stringendo la mascella, io abbasso lo sguardo, in questo momento tutta la mia testa è in piena confusione.

«non lo conosco, e quando dico che voglio vedervi insieme, non lo dico sul serio, ho paura per te, per quello che potrebbe farti» si avvicina prendendomi il volto con le mani.

«ma lui non alzerebbe mai le mani su di me» lui sospira distogliendo lo sguardo.

«non fisicamente, Leila» rimango in silenzio non sapendo bene cosa dire, perché dovrebbe farmi del male emozionalmente se lo considero quasi come un conoscente?

«sono sicura che non influenzerà le mie emozioni» dico sicura, lui scuote il capo.

«ho già visto queste storie, non ti farebbe bene» annuisco, capisco la sua preoccupare nei miei confronti ma perché dovrebbe ferirmi psicologicamente?

«so cosa mi fa bene, e cosa non mi fa bene» mormoro sussurrando, alzo lo sguardo sul suo volto rassegnato, afferra lo zaino ed esce dalla classe velocemente.

«idiota» mi batto una mano sulla fronte «sei solo un'idiota, Leila» mi affretto a prendere le cose sul banco ed esco a rincorrerlo.

Corro nel corridoio vedendo in lontananza la porta che dondola ancora avanti e indietro, aumento la velocità ma una volta fuori non riesco a vedere nessuno.

Mi guardo intorno e mi volto velocemente verso i parcheggi quando vado a sbattere contro qualcuno.

«ehi calma» mi afferra per le spalle e inchiodando le sue pietre nere alle mie mi sorride.

I'm not your enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora