Non andartene

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LEILA

Ho perso la cognizione del tempo mentre continuo a muovermi sorridente tra tutta questa gente, ho preso altri due mojito, credo sia la causa per cui il locale gira continuamente.

Mentre salto a ritmo delle note della canzone che ha mandato il dj, Jace ride dinanzi al mio corpo e si avvicina per prendermi una mano e farmi girare su me stessa.

«ti stai divertendo?» urla sovrastando la musica, io annuisco frenetica mentre ciocche di capelli si attaccano alla mia fronte sudata.

«moltissimo» rido come una pazza, nonostante so che tutto questo è sbagliato continuo imperterrita a muovermi, mentre la mia mente mi urla di smetterla e tornare a casa.

Come se il mio corpo avesse vita propria, mi avvicino lentamente a Jace, le mie braccia nude a contatto col suo collo bruciano, è bollente.

«Leila, cosa stai facendo?» domanda lui mentre indietreggia con il capo, io tengo un sorrisetto in volto, vorrei smetterla, uscire di qui, vorrei che tutto questo fosse solo un brutto sogno, e invece è la realtà, e continuo ad avanzare verso di Jace.

«non credo sia-» incrocio i suoi occhi che brillano alla luce della discoteca, sento nello stomaco un tremolio, mi cedono le gambe, non sono in me.

«ma che cazzo stai facendo?» una voce profonda alle mie spalle, improvvisamente mi ritrovo al fianco di qualcuno, sta succedendo troppo in fretta, non riesco a mettere a fuoco la stanza.

«sei impazzita per caso?» domanda la persona al mio fianco, al momento non riesco a distogliere lo sguardo da Jace che sembra improvvisamente arrabbiato.

Poi mi volto, riesco a vedere la figura dinanzi al mio sguardo e cado letteralmente in un burrone mentre lui mi guarda deluso.

«Kevin?» domando riducendo gli occhi in due fessure, lui si volta verso il ragazzo corvino poco lontano da noi.

«vuoi dirmi per quale assurdo motivo ti trovi in una discoteca di martedì sera?» urla, ma la sua voce mi arriva perfettamente dritta alle orecchie, percepisco la sua rabbia, come se potesse trasmetterla.

«noi stavamo-» mi interrompe afferrandomi per un polso, sussulto mentre si avvia velocemente fuori dalla discoteca, mi volto, ma l'unica cosa che riesco a vedere sono un'ammasso di persone, e non più le ciocche nere del mio amico.

«Kevin stai esagerando» biascico mentre cerco di liberarmi dalla sua presa, è troppo salda «andiamo, lasciami» strattono il braccio.

«sei veramente fuori di te, tu non sei così» deglutisco un fiotto di saliva, non riesco a parlare, risulterei ridicola dal momento che ha ragione.

«lo so, ma noi volevamo solo divertirci» rispondo, l'alcol parla al mio posto, non voglio rispondergli male.

«con lui?» indica una parte indefinita, mi volto e incontro i suoi occhi neri, alla luce della luna sembrano pietre viola che riflettono il chiarore della palla bianca in cielo.

«che problema hai, amico?» interviene l'altro, ho paura di come potrebbe andare a finire, non sono in grado di fermare Jace, non in queste condizioni.

«il problema è che tu esci con la mia ragazza» lo trucida furioso «gli hai offerto un drink, ed ora è sbronza» mi guarda con occhi sofferenti, perché ti senti in colpa Jace?

Non mi ero mai ubriacata, e non sapevo cosa si provasse, fino ad ora; tutte le emozioni arrivano d'improvviso e così intense, tanto da farti del male.

«non è successo nulla!» la rabbia prende il sopravvento, mi sento completamente dominata dall'alcol che circola nelle mie vene, non ragiono lucidamente e agisco d'istinto, cosa che non faccio mai.

I'm not your enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora