Non importa mai a nessuno

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LEILA

Non capisco veramente il comportamento di Jace, mi confonde e mi manda in pappa il cervello ogni volta che si avvicina.

È strano, non è più la persona che ho conosciuto, è veramente più cattivo.

Ma quando stiamo insieme lui diventa tutt'altro che una persona crudele e scontrosa, anzi, è dolce e simpatico e riesce sempre a riaccendere quel qualcosa che sento mancare da tempo.

Però dopo averlo osservato attentamente mi sorge un dubbio in mente, si vergogna di me in pubblico?

Spalanco gli occhi e ritornando a respirare normalmente mi alzo reggendomi sugli avambracci.

Voltando la testa riconosco subito la stanza in cui sono, ogni minimo particolare è impresso nella mia mente come se me l'avessero disegnata sugli occhi.

Poso il palmo della mano sulla fronte e la percepisco calda, perciò mi tolgo le lenzuola di dosso e abbasso lo sguardo sulle mie cosce.

Indosso gli stessi vestiti di ieri e i miei capelli sono sciolti e ricadono morbidi sulle spalle e sul petto.

Quando mi alzo faccio una smorfia, mi ha lasciata dormire con i jeans, e camminando lentamente sul
pavimento freddo mi dirigo in sala.

Spalanco la porta e subito la luce mi colpisce gli occhi violenta, e sono costretta a mettere un braccio davanti agli occhi per farmi ombra.

Mi guardo intorno cercandolo e intravedo alcuni vestiti sparsi sul divano, deglutisco massaggiandomi le tempie e raggiungo la porta della cucina.

Rimango a bocca aperta e subito la gola si fa secca appena lo vedo ai fornelli con solo un pantalone della tuta addosso.

Si volta incontrando i miei occhi che navigano lungo tutto il suo corpo, ghigna quando poso nuovamente lo sguardo sul suo viso e arrossisco.

«potresti coprirti?» domando voltandomi, lo sento sghignazzare mentre vedo la sua ombra che si muove.

«puoi girarti» lo guardo, si è messo una canottiera che copre a malapena i suoi addominali date le maniche enormi e larghe.

«dormire con i jeans è davvero scomodo» dico sedendomi su una sedia, sul suo volto nasce un ghigno che nasconde girandosi.

«avrei dovuto spogliarti?» domanda lanciandomi un'occhiata di traverso.

«n-non sto dicendo questo» deglutisco imbarazzata «potevi svegliarmi ed io mi sarei cambiata» arriccia le labbra contrario e scuote il capo.

«perché sono qui?» cambio argomento, lui sospira girando i pancake, intanto mi porge un piatto con delle frittelle che fumano ancora, il mio stomaco brontola.

«ti sei addormentata ieri quando stavamo tornando da scuola, non avevo le chiavi di casa tua e ti ho portato qui» spiega tranquillo, mentre io prendo una forchettata e mastico lentamente chiudendo gli occhi.

«sono buonissime» le guardo sognanti mentre lo vedo sedersi dinanzi a me, posa il piatto pieno di pancake appena fatti in mezzo al tavolo e inizia a mangiare le sue frittelle.

«me le ha insegnate mia nonna» accenna un sorriso mentre osserva il cibo sotto i suoi occhi.

«beh, complimenti a tua nonna» ridacchio mentre lui mi guarda sorridente.

Per un momento mi dimentico che tra noi non va affatto bene, che non abbiamo risolto nulla e che mi trovo in casa sua.

«come stai?» azzarda a domandare mentre mastica, deglutisce e prende un sorso di acqua.

I'm not your enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora