Le tue zampe corte non ti faciliteranno il lavoro

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Un mese dopo...

LEILA

Mi faccio coraggio ed entro nella grande struttura che brulica di studenti affiatati di vacanze d'estate, è aprile e tra due mesi finirà la scuola.

Sono tutti eccitati perché passeranno l'estate insieme, facendo feste, scatenandosi tutta la notte, mentre io rimarrò a rimuginare sul non essere partita con lui.

È come se fosse ieri, ogni volta che indosso la sua maglia è come se avessi le sue braccia a circondarmi la vita, mi fa compagnia la notte.

Ora che si sta avvicinando l'estate, il cielo è tempestato di piccole puntine luccicanti, spesso mi siedo in giardino, sulla piccola panchina, e alzo lo sguardo al cielo.

Non ho ancora avuto il coraggio di entrare nella sua casa, e di controllare qualsiasi cosa ci sia stata nel suo garage.

Mi sento nuda, mentre porto le mani sulle braccia
scoperte. È la prima volta che vengo a scuola con una maglia a maniche corte, mettendo in mostra le mie braccia segnate.

Lui mi ha insegnato che non c'è nulla di cui vergognarsi, sono cicatrici che fanno parte di me, e mostrano quanto io sia stata forte.

Lui mi ha resa sicura di me stessa, trasformando le mie insicurezze in punti di forza.

«come ti senti?» chiede Tomas, affiancandomi, ha il fiatone, probabilmente ha corso per raggiungermi.

«stranamente bene» sorrido un po' «lui mi ha aiutato a superare questa cosa» indico con un cenno del capo le mie braccia scoperte, annuisce circondandomi le spalle con un braccio.

La scuola non sembra più la stessa senza la sua nube di cattivo umore sparsa per i corridoi.

«quando hai intenzione di scoprire cosa ti ha lasciato?» scuoto il capo, ci dirigiamo in classe e prendiamo i soliti posti.

Ora il posto di Jace è occupato da un ragazzo, è nuovo, proviene dal Canada, è simpatico, ma io e Tom non ci abbiamo mai parlato realmente.

«non lo so» mi siedo «vorrei andare oggi, mi sento leggermente pronta solo ora» annuisce aprendo lo zaino, afferra i libri della materia che abbiamo in prima ora.

Prendo il telefono, controllando subito le notifiche, e con sconforto scopro che nemmeno oggi mi ha scritto, né telefonato.

«ancora niente messaggi?» scuoto il capo mordendomi un labbro, sembra essersi volatilizzato.

«è solo partito per un'altra città, il suo telefono è ancora vivo, non capisco perché non mi chiami» rifletto guardando il suo contatto che continua a segnare la data del nostro ultimo messaggio, il 15/02 alle 12:56.

Sospiro.

«forse sua madre lo tiene così occupato da non trovare il tempo per rispondere al cellulare» tenta di rallegrarmi, di darmi speranza.

Ma sembra che Jace stia facendo di tutto per farmi perdere quella piccolissima luce che mi rimaneva ad illuminarci, quella fede per credere in noi.

«proverò a chiamarlo» ma sono stanca di doverlo rincorrere.

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