Possiamo sempre rimediare

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LEILA

Sospiro poggiando la guancia sul palmo della mano, deglutisco osservando il suo viso rilassato e il solito accenno di sorriso che ha sulle labbra quando dorme.

È così carino.

Infilo una mano nei suoi capelli e afferro una ciocca nera che risalta sulla pelle candida delle mie mani, lo sento sospirare perciò mi alzo e lasciandogli un bacio sulle labbra, mi avvio in bagno.

Dopo aver fatto una doccia, torno in camera con un solo asciugamano addosso e apro uno dei cassetti del suo armadio, spalanco gli occhi dalla quantità industriale di boxer che ci sono.

Ne afferro uno a caso e me lo infilo, prendo il reggiseno a terra e dopo essermi vestita, guardo la sua camicia a terra.

Mi mordo il labbro infilandomela e il suo profumo invade le mie narici, sorridente vado in cucina e apro il frigo.

Afferro delle uova e una padella, accendo i fornelli e rompendo il guscio delle uova verso tuorlo e chiara nella padella e aspetto che si cuoci.

Appoggio le mani sul ripiano della cucina e sussulto quando sento due mani inoltrarsi nella camicia, le sue dita accarezzano la pelle delle mie cosce.

Mi volto intrappolata tra le sue braccia che ora mi circondano, gli bacio le labbra dolcemente mentre sorride.

«buongiorno» mi mordo il labbro trattenendo una risata, i suoi occhi sono chiusi a causa della luce del sole che proviene dalle finestre.

«mm» mugola, abbasso gli occhi sul suo corpo e noto che indossa solo un paio di boxer neri aderenti.

Mi inumidisco le labbra raggiungendo il tavolo, verso le frittelle nel piatto e lo incito a sedersi.

«ho cucinato per te» lo informo mentre prende una forchettata del cibo nel piatto, mi volto dandogli le spalle e poggio la padella nel lavandino vuoto.

«quelli sono i miei boxer» arrossisco, mi volto nella sua direzione i suoi occhi finiscono sul mio ventre coperto dalla stoffa delle sue mutande.

Alza gli occhi con uno scatto ed è come se avesse afferrato i miei polmoni in una stretta salda e opprimente, facendomi mancare il respiro.

«non avevo un cambio e dovevo vestirmi» incrocio le mani all'altezza del mio ombelico, annuisce lentamente mentre prende una forchettata e inizia a masticare facendo contrarre la sua mascella.

Distolgo lo sguardo, posandolo sulle mie unghie dipinte da un semplice smalto bianco.

«dobbiamo uscire» dice con le guance ancora piene di cibo, è così buffo che vorrei sedermi su di lui e mentre finisce la sua colazione e vorrei accarezzargli i capelli, proprio come piace a lui.

«perché?» chiedo mantenendo un tono neutro.

«non voglio diventare padre a 23 anni» scherza alzandosi, arrossisco di colpo pensando al fatto che stanotte non abbiamo usato nessuna precauzione.

La cosa strana è che nemmeno me ne sono accorta.

«oh... c-certo» abbasso il capo quando mi passa accanto per lasciare il piatto nel lavello, il rumore delle posate spezza il silenzio imbarazzante che si era creato nella stanza.

«ora...» si porta il pollice alle labbra e lo succhia guardandomi «...andiamo a fare la doccia» mi afferra per le cosce e mi deposita a sacco di patate sulla sua spalla.

Rido mentre tento di liberarmi, stando attento a non far colpire nessuna parte del mio corpo sulle porte, mi conduce di forza in bagno e chiude la porta con una spinta.

I'm not your enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora