Perché mi fai questa stupida domanda?

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LEILA

«Leila» la voce del mio migliore amico è ovattata e lontana, sono in un mondo completamente mio, non c'è nessuno, solo la preoccupazione per Kevin.

È il quinto giorno che manca a lezione, sento la sua mancanza, le sue stupide battute, i baci, gli abbracci che mi dava.

«Leila»

E non capisco perché mi stia facendo soffrire così tanto, sono inesperta su tutto ciò, non ho mai avuto un ragazzo e non ne capisco niente, i miei sentimenti non erano mai stati così accesi dopo essere uscita dalla clinica.

Gestivo ogni singola emozione, la attenuavo, almeno il dolore riuscivo a non sentirlo a pieno, è una dote che ho imparato col tempo, grazie all'aiuto di persone e soprattutto di Tom.

«Leila?»

Ma stavolta sento un peso al petto, oltre a sentirmi terribilmente in colpa, sono cinque giorni che non ho
più notizie di Kevin, ho provato a chiamarlo ma mi da la segreteria, i messaggi non gli arrivano, perciò suppongo abbia spento il telefono.

«Leila mi ascolti?» domanda Tom, mi scuote per una spalla ed io riacquisto quel poco di concentrazione, Jace al mio fianco sbadiglia.

«sì scusami, stavo pensando» accenno un sorriso sospirando, gli dimostro che va tutto bene quando in realtà non va.

«stavamo parlando del weekend, potevamo passarlo insieme, no?» domanda entusiasta, io annuisco soprappensiero, infondo un po' di distrazioni mi faranno bene.

«dopodomani?» domando, loro annuiscono.

«hai qualcosa da fare?» la voce profonda di Jace mi arriva dritta alle orecchie, scuoto il capo osservandolo mentre tiene gli occhi chiusi e la testa appoggiata al palmo della mano.

«nulla, chiedevo» unisco le mani sopra al banco, sospiro silenziosamente senza darlo a vedere, ma Tom se ne accorge, come solito.

«Eily, che ti passa per la mente?» domanda dolcemente mentre attira l'attenzione di Jace che drizza la schiena e ci osserva mentre Tom mi stringe in un abbraccio rassicurante.

«stavo pensando a Kevin» Jace spalanca leggermente gli occhi ma l'ignoro, non ho intenzione di discutere con lui.

«quel tipo mi ha rotto il cazzo» borbotta nel cappuccio che tira davanti agli occhi, Tom annuisce.

«sono cinque giorni che non si fa sentire, quanto ha intenzione di mandare avanti la cosa?» mi volto a guardare Tom «una settimana? due?»

«non lo so» mormoro con voce tremolante, sento che sto per arrivare al culmine, e parlarne non è un bene per me.

Ma ho imparato che parlare serve a sfogarsi, risolve la maggior parte dei tuoi problemi, sputare il rospo aiuta.

«voglio solo sapere come sta» alzo leggermente le spalle mentre sento il labbro tremare «chiedo troppo?» entrambi scuotono il capo, Tom mi sorride mentre Jace tiene un'espressione scocciata in volto.

«possiamo andare via?» domando mentre loro annuiscono.

«è tutto così complicato» mi massaggio le tempie cercando di far passare questo leggero mal di testa, sbuffo frustrata mentre ci avviamo al parcheggio.

«ci sentiamo dopo, va bene?» annuisco sorridendo, mi alzo sulle punte e lascio un delicato bacio sulla sua guancia, Tom si allontana mentre Jace mi porge il casco.

«sei triste, non è così, ragazzina?» indugio sul suo volto prima di infilarmi il casco enorme e poi annuire meccanicamente.

«ascolta, non ti fa bene stare così in pensiero per lui, non ti ho mai vista così giù, e mi dispiace veramente per te, è difficile esternare-» lo interrompo, perché la mia testa ora è dall'altra parte del marciapiede.

I'm not your enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora