LEILA
Entro in classe sorridente, osservo tutte le persone che mi passano accanto, poi penso a Jace.
Nessuno sa della mia storia, non sanno che mio padre è stato ucciso, e che ho passato l'intera adolescenza rinchiusa in una clinica per malati.
Invece su Jace, tutti sanno qualcosa, sicuramente avranno già scoperto che è stato in carcere e possono giudicarlo continuamente, vorrei avere la sua indifferenza contro tutti a volte.
Ha sempre gli occhi di tutti addosso, perché sicuramente non è qualcuno che passa inosservato; insomma chi andrebbe in giro a 23 anni incappucciato per la scuola con tatuaggi e cicatrici?
Ritornando a pensare a dove mettere i piedi, invece di inciampare e fare una figuraccia dinanzi a tutta la scuola, raggiungo il mio banco poggiando la borsa e i quaderni.
Tom non è ancora arrivato, strano, molto strano, di solito è molto puntuale, stiamo sempre insieme la mattina prima delle lezioni e ieri sera non ha accennato nulla sul fatto di saltare scuola o fare ritardo.
«dove sei?» mi domando affacciandomi dalla porta per cercare di scorgere i suoi capelli castani, quasi sul biondo, svolazzare all'aria.
«ragazzi, aprite i libri» drizzo la schiena tornando al mio posto, cercando di mettere a freno la preoccupazione e l'ansia mi concentro sulla lezione e sul fatto che oggi interrogherà.
«Carter» alzo il capo di scatto, i miei occhi si puntano su di lui che sbuffa irritato e si alza «cos'ha studiato?» domanda con una certa freddezza il professore di storia.
«Grecia» no, sta andando tutto a rotoli, scopriranno che lui in realtà non studia ed io non avrò i miei crediti in più, dannazione.
«no no no» mormoro portando le mani alla bocca, il suo sguardo stanco salta un secondo nel mio, come per chiedermi aiuto.
«quindi, parlami della Grecia» Jace sbuffa e quando il professore si siede sul bordo della cattedra lui inizia a parlare.
«ehm...in Grecia ci sono state civiltà avanzate, quindi è la culla della civiltà occidentale» spiega lui mentre affonda le mani nelle tasche, sia io, che il professore, che la classe, rimaniamo stupiti.
Durante la lezione Jace cerca di rispondere a delle domande del professore, ma parla ben poco, così prende un 5 e mezzo, ed io che speravo almeno in un 6.
«spero vivamente che la prossima volta venga preparato, signor. Carter» sospiro sbattendo una mano sulla mia fronte, quando la campanella suona mi affretto a seguirlo.
«Jace!» urlo mentre lui si volta scazzato, come al solito.
«hai studiato?» domando affiancandolo, lui avanza verso il suo armadietto ed io lo seguo a ruota aspettando la mia risposta.
«certamente» mi dedica un sorriso falso e forzato, io sbuffo.
«il 5 e mezzo che hai preso ne è la prova» apre l'armadietto «sai che verrà riferito al preside» lo informo mentre infila l'unico quaderno che porta dietro, il mio con i riassunti «sai che nessuno dei due avrà crediti in più» alzo il tono di voce «che io non potrò laurearmi con la lode in tutte le materie perché tu hai deciso di disobbedire» chiude l'armadietto con una spinta, troppo forte, che fa sobbalzare me e girare qualche ragazzo intorno.
«non me ne frega un cazzo della tua promozione» sibila avvicinandosi «ne tantomeno del preside» il suo volto è ad un centimetro dal mio, sento le ginocchia cedere dalla troppa vicinanza, e forse dal fatto che questo ragazzo mi trasmette parecchia paura.
«devi lasciarmi in pace» ringhia mentre si ricompone e lanciando degli sguardi fulminei ai compagni vicini si allontana frettolosamente.
«vuoi la guerra?» domando sussurrando mentre osservo il suo corpo muoversi come un'anguilla tra gli studenti ed uscire «e che sia guerra, Jace Carter» pronuncio il suo nome in tono canzonatorio mentre mi dirigo verso l'ufficio del preside.
STAI LEGGENDO
I'm not your enemy
Romans[COMPLETA] Jace Carter, ex carcerato, nato a San Fernando, sulle coste del Messico, avrà la possibilità di tornare agli studi a 23 anni. Accusato di un grave reato, viene incarcerato all'età di 15 anni, per poi essere rilasciato a 22, dopo aver pass...