Ora scoppio a ridere

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LEILA

Un semplice abito nero a maniche lungo fascia le curve del mio corpo mentre io e Tom ci dirigiamo verso una casa al quanto grande.

Mi chiedo come faranno le persone che vivono in questa abitazione a sopportare un rumore così forte, così tante persone, tutto questo casino per tutta la notte, forse anche la mattina.

È stancante dopo un po'.

Sento il tessuto leggere salire continuamente sulle mie gambe, ad ogni passo mi maledico di aver permesso a Tom di scegliere cosa indossare.

Ha deciso anche di farmi mettere un reggiseno senza spalline, aderente, cosicché non si fosse visto sotto alla stoffa leggera dell'abito.

«Tom, il tuo vestito fa schifo» lo sistemo sulle cosce nervosa «mi scopre le gambe, diamine» sbuffo mentre lui nota le occhiate che mi mandano i ragazzi, e facendomi sentire più sicura circonda il mio collo con il braccio avvicinandosi.

«stammi vicino» annuisco «e non ubriacarti» annuisco nuovamente come una bambina.

«non ho voglia di ubriacarmi» arriccio il naso appena entriamo nella grande casa, l'odore di alcol mi costringe a fare una smorfia, mi sale la nausea.

«non ho voglia nemmeno io, sinceramente»

«che facciamo allora?» domando sentendo subito il grande caldo invadermi, dal momento che la casa è completamente piena di persone.

«qualche gioco, balliamo, ci divertiamo» mi guarda alzando le sopracciglia «potresti raggiungere Jace» sbuffo abbassando gli occhi.

Mi alza il mento con le dita ed io lo guardo confusa, mi indica un punto della stanza con il capo e il mio sguardo cade subito su di lui.

Quel demone fatto a persona, circondato da due ragazze che lo accarezzano, sorseggia la sua birra con tranquillità scrutando la pista.

«giochiamo» mormoro alzandomi sulle punte «giochiamo al gioco "Ingelosisci Jace"» sorrido malefica, seguita subito da lui.

«ci sto» mi circonda la vita con il braccio.

Abbiamo già fatto questo stupido giochetto con le conquiste di Tom, inevitabilmente ricevevo sempre il loro odio e non ci andavo d'accordo.

Io e Tom siamo come fratelli, ci piace divertirci e le uniche cose che ci limiteremo a fare sono stuzzicarsi per tutto il tempo sembrando intimi.

«deve notarci» dico attaccandomi alla sua spalla, rafforzando la presa sui miei fianchi ci dirigiamo verso il bancone dove ci sono vari bicchierini pieni di liquido alcolico.

«ne prendiamo uno?» domando.

«vai, al mio tre» ne afferro uno e lui inizia a contare, al suo tre ingoiamo il liquido che brucia nella mia gola e mi costringe a stringere gli occhi.

«è forte» ammetto.

«si è accorto di noi» mi informa Tom facendo finta di prenderne un'altro, mi avvicina a lui e inizia a guardarmi intensamente.

In queste occasioni devo trattenermi dal scoppiargli a ridere in faccia, non riesco a vederlo flirtare per finta su di me; trattengo il fiato.

«ora scoppio a ridere» sussurro «ora lo faccio, giuro» sorride mentre mi tappo la bocca con la mano e si allontana, riprendo fiato.

«ci sta guardando?» annuisce circondandomi nuovamente la vita con il braccio, stavolta però attacca il petto al mio e inizia a muoversi sul posto.

«sei pessimo a ballare» gli faccio notare poggiando le mani sulle sue spalle coperte dalla felpa, mi stupisco di come non si preoccupi del giudizio degli altri.

I'm not your enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora