Avevi promesso...

1.1K 21 17
                                    

*omicidio, attacco di panico*

LEILA

Tomas mi osserva confuso.

Guardo Jace inerme dinanzi a me che nota il foglio tra le mie mani, un singhiozzo esce dalle mie labbra e lui congiunge i nostri sguardi.

Rimane in silenzio.

«è questo quello che non volevi dirmi?» chiedo, concentro tutte le sensazioni che sto provando in questo momento nella rabbia.

«perché cazzo non me l'hai detto prima?» grido alzando il foglio in aria, lui mi osserva.

«Leila io-» lo interrompo sorpassandolo, se l'altra sera mi ha trattata male tradendo quel poco di fiducia che avevo in lui, adesso l'ha completamente persa.

«come cazzo ti sei permesso?» urlo facendo marcia indietro e andandogli contro, sono profondamente distrutta e sento talmente tanto di quel dolore che non percepisco più la differenza dalla realtà e dalla fantasia, sta davvero succedendo? Perché mi ha mentito? Sapeva di aver ucciso mio padre?

«volevo dirtelo» mormora, la sua voce si incrina e tende le braccia nella mia direzione, tentando di abbracciarmi.

«volevi dirmelo? Quindi sapevi che Christopher era mio padre ed hai comunque continuato a frequentarmi?» domando infuriata, però le mie guance, arrossate per la temperatura elevata del mio corpo, continuano ad essere rigate dalle lacrime che scendono senza controllo.

«Eily cosa succede?» domanda Tomas cercando di intromettersi nella conversazione e cessare la sua curiosità, quando mi affianca tenta di afferrare il foglio ma non glielo permetto; mi allontano continuando a tenere lo sguardo fisso su Jace.

«avrei dovuto capire...» dico sentendo la gola bruciare «ti rendi conto di cosa hai fatto? Sei la principale causa per cui io ho provato ad ammazzarmi, la causa per cui ho dovuto passare quattro dannati anni in una clinica per malati di mente!» gli riverso addosso tutto il mio disprezzo, la rabbia e la delusione che provo per lui.

«sei la causa dei miei attacchi di panico, del mio dolore, è tutta colpa tua, solo e sempre tua» lo spingo sentendo un dolore atroce aprirmi il petto, il suo corpo si lascia trattare come una marionetta da me.

Spalanco la bocca in completo shock per cercare di respirare aria, lui prova ad avvicinarsi per cercare di aiutare ma in questo momento preferirei vederlo sparire all'istante dalla mia vista, così lo spingo nuovamente.

«Leila, ti prego, lasciami spiegare» mi blocca i polsi e stupirei anche me stessa se dicessi di riuscire a vedere i suoi occhi velati di lacrime.

«hai ucciso mio padre!» urlo finendo tutte le mie forze, gli sbatto in faccia la crudele verità mentre la mia voce rimbomba nei corridoi, per nostra fortuna vuoti.

«cosa?» domanda Tomas al mio fianco, rimaniamo uno nello sguardo dell'altra.

«ascoltami, devo spiegarti come sono andate realmente le cose» cerca di sorridermi, un sorriso triste e stanco, e afferra la mia mano.

Con uno strattone mi allontano «non mi toccare, stammi lontano» Tom si sposta lateralmente lasciando che questa faccenda la risolvi da sola, ma non si limita a lanciare uno sguardo indagatore su Jace.

«ti prego, andiamo a casa e ti spiegherò come sono andate realmente le cose» scuoto il capo e pulisco il mio volto bagnato con la manica della mia felpa, il foglio entra nel mio campo visivo e non fa altro che continuare ad aprire la ferita sul mio cuore, procurandomi ulteriore dolore.

«mi hai reso la vita un'inferno, uccidendolo mi hai tolto l'unica figura paterna che avevo, mi hai portato via anche lui» non riesco più a respirare «ti odio, ti odio per avermi reso la vita più difficile di quanto non lo era già» lo indico ma il mio dito trema.

I'm not your enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora