LEILA
Sono giorni che evito Jace, ogni volta che riesco ad adocchiare il suo giacchino nero in mezzo al corridoio faccio retromarcia cercando in tutti i modi di non incontrarlo.
A volte, quando è lui a vedermi, faccio finta di nulla, e corro subito via, scappando dai suoi occhi neri e profondi.
Ma non sembra essersela presa, infatti continua ad uscire e passare il tempo con i suoi "amichetti" e "amichette" e, diversamente dalle altre volte, non prova nemmeno a rivolgermi la parola.
Ma, ehi, è questo che voglio quindi non dovrei nemmeno lamentarmi.
Deglutisco ritornando con lo sguardo su Tom che cerca di risolvere un'espressione, stiamo aspettando il cambio dell'ora e tra poco avremo educazione fisica.
Mi ha detto che si fingerà malato perché deve finire i compiti di matematica che non è riuscito a concludere ieri.
«come farai?» domando sporgendomi sul tavolo ed osservando come procede la situazione.
«credo che convincerò il prof. a mandarmi in infermeria, farò finta di svenire» scrolla le spalle ed io scuoto il capo ridacchiando.
«tu reggimi il gioco, okay?» annuisco sorridendo «e se non hai voglia di correre, accompagnami pure, non mi dispiacerebbe» mi mordo il labbro dandogli una spallata e per sbaglio provoco uno scarabocchio sul foglio di carta.
«io non... scusami» mi trattengo dal ridacchiare mentre lui mi rimprovera con lo sguardo e mi scompiglia i capelli.
«Tomas!» lo riprendo.
«mi hai fatto sbagliare, come minimo dovrei disegnarti un intero foglio» ridiamo insieme e poi lui torna a scrivere velocemente.
Lo osservo mentre riesce a calcolare tutto a mente, è davvero bravo in aritmetica, e a volte mi faccio aiutare da lui.
Spesso, alle superiori, ci scambiavamo i compiti.
Io gli facevo scienze e italiano, mentre lui risolveva ogni problema di algebra e geometria che non mi riuscivano.
Mentre lo osservo sommerso nel quaderno macchiato di inchiostro nero, sento una voce stridula alle spalle, ovattata, che si avvicina sempre di più.
Trattengo il respiro richiamando Tom con un sussurro «Tomas» bisbiglio e lui alza il capo.
Il suo sguardo scatta alle mie spalle e immediatamente tutti i miei dubbi vengono confermati dalla sua espressione terrorizzata.
«c'è Melanie» sussurra «lo so che c'è Melanie» rispondo a mia volta sussurrando.
Scuoto il capo abbandonandolo sul tavolino in metallo e per poco non colpisco una penna, rischiando di farmi seriamente male.
«ciao amore!» urla improvvisamente e quasi non cado dalla panchina per lo spavento «ma dove ti eri cacciato» si avvicina sedendosi sulle gambe di Tom e non badando a quello che stava facendo.
«ciao Mel» mi lancia un'occhiata chiedendo aiuto ed io faccio una smorfia di disgusto abbassando gli occhi sulle ginocchia, quando la mia visuale viene occupata da un'ombra.
Mi irrigidisco sul posto riconoscendo subito la persona che si sta sedendo al mio fianco, e alzando gli occhi deglutisco.
«non riuscivamo a trovarvi» Tom passa lo sguardo da lei alla persona al mio fianco, sento il suo sospiro pesante soffiarmi sulla guancia.
«già, siete spariti» ci informa lui, con la sua voce roca e profonda, da mandarmi in confusione il cervello.
«cosa stai facendo?» lei si volta verso di noi e osserva con un'espressione confusa il quaderno «matematica? Andiamo amore, è il cambio dell'ora» chiude quest'ultimo con prepotenza e si stringe ancor di più a Tom.
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I'm not your enemy
Romance[COMPLETA] Jace Carter, ex carcerato, nato a San Fernando, sulle coste del Messico, avrà la possibilità di tornare agli studi a 23 anni. Accusato di un grave reato, viene incarcerato all'età di 15 anni, per poi essere rilasciato a 22, dopo aver pass...