Non tardare

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LEILA

«hai visto Jace nelle vicinanze?» domando a Tom mentre ripongo il libro di scienze nell'armadietto e prendo quello di italiano.

«mi è sembrato di vederlo stamani» si gratta la nuca tirando fuori una merendina «mi ha salutato» la scarta prendendone un pezzo.

«tu avevi...» lo indico guardando la barretta di cioccolato che tiene davanti alle labbra «prima regola dei migliori amici, condividere sempre e comunque il cibo» lo incenerisco con lo sguardo mentre smette di masticare ed io mi avvicino mordendogli la merenda, finendola quasi.

«andiamo!» sbuffa «l'hai finita quasi tutta!» alza la voce spingendomi per una spalla ed io incrocio le braccia arrabbiata mentre mastico.

«tu non mi hai detto di avere del cibo» lo spingo a mia volta trucidandolo con lo sguardo «non ti conviene farlo di nuovo» rimaniamo a guardarci per secondi seri, poi scoppiamo a ridere.

«ti prego» cerchiamo di non fare rumore mentre ci copriamo la bocca con le mani e iniziamo a piegarci su noi stessi per le troppe risa.

«oh mio dio» cerco di prendere fiato mentre osservo il suo volto rosso, continua a ridere «non respiro più» lo avverto mentre tento di darmi una regolata, ma mi è impossibile dal momento che nemmeno lui ha intenzione di smettere.

Veniamo interrotti da una figura molto familiare, la sua felpa scura entra nel mio campo visivo e respirando velocemente alzo lo sguardo su di lui.

«ehi Jace» mi avvicino cercando di abbracciarlo, devo parlargli a proposito di ieri, perché sono scappata via e l'ho lasciato solo, voglio farmi perdonare.

Stringo le braccio intorno al suo collo e lo sento rigido come un tronco appena il mio petto entra in contatto col suo, deglutisco cercando di pensare che sicuramente ora ricambierà e che lo imbarazza essere così affettuoso in pubblico, che deve ancora farci abitudine.

Aggrotto le sopracciglia e delusa mi allontano da lui, continua a tenere le mani in tasca e guarda dinanzi a lui senza far trapassare nessuna emozione.

Non sembra minimamente toccato.

Mi allontano in silenzio dal suo corpo, alcuni sguardi sono su di noi, ma non ci faccio caso dal momento che mi sto scervellando per capire il perché del suo strano comportamento.

Stringo forte il quaderno al petto sentendo un'emozione che conosco fin troppo bene insinuarsi nel mio petto, lo stomaco mi si contorce, abbasso lo sguardo deglutendo non facendo rumore mentre Tom parla per cercare di cacciare questa brutta atmosfera che si è creata tra noi.

Iniziavo a fidarmi di lui, finalmente eravamo amici, tutto filava liscio tra noi, poi è arrivata quella stupida sensazione nel petto che non smetteva di tormentarmi, ed ora, lui nemmeno vuole anche solo sfiorarmi per sbaglio.

«sei mancato alle ultime tre lezioni» gli fa notare Tom mentre si avvicina maggiormente a me e mi circonda la vita con un braccio, al che alzo lo sguardo verso di lui e in cambio ricevo un sorriso rassicurante.

«sì, sono uscito a fumare» ricordo quando aveva detto che era riuscito a smettere, e sentiva il bisogno di fumare solo quando era arrabbiato o sotto stress.

Mi chiedo cosa lo turbi così tanto.

«una lunga fumata» ironizza il mio migliore amico mentre Jace, con un movimento veloce, si gratta il naso e si volta guardandosi intorno.

«senti amico, non sono cazzi tuoi» assottiglia lo sguardo verso di Tom ed io rimango ad osservarlo mentre il demone che tormentava sempre Jace si impossessa nuovamente del suo corpo, torna a compiere il suo lavoro su di lui.

I'm not your enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora