Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Corte del Tramonto.
Mi accoccolai quanto più possibile vicino a Damien e chiusi gli occhi.
"Tesoro?" La voce dell'uomo al mio fianco mi solleticò la fronte. "Tutto bene?"
Spostai la testa nell'incavo del suo collo.
"Ho paura." Erano trascorsi due giorni da quando Merlino mi aveva preso in ostaggio la mente e proprio non riuscivo a togliermi dalla testa il fantasma della sua presenza. "N-Non."
Chiusi la bocca e Damien mi baciò la fronte, ma non vi era nulla che potesse allontanare quella sensazione di intrusione. Mi sollevai di scatto sul ciglio del materasso e chiusi gli occhi, lasciando che la brezza marina delle finestre spalancate mi cullasse. Percepii a stento il movimento del mio compagno e quando si accomodò di fianco a me, quasi fui tentata di parlare, ma Damien mi diede il tempo necessario per raccogliere le idee.
"Non so come spiegarlo," sussurrai.
Non disse nulla, ma annuì.
"Non lo so proprio," bisbigliai.
"Percepisco il tuo fastidio."
Inarcai le sopracciglia. "Davvero?"
"Davvero." Assentì con il capo. "È snervante, ma niente di che, è come se ti avessi perennemente sotto la pelle." Sorrise tra sè.
"E perché io non sento nulla?" Mi girai verso di lui, contenta di questo nuovo diversivo. "Perché?"
Sfarfallai le palpebre e Damien rise nell'oscurità.
"Seraphine, tesoro." Si avvicinò così tanto, che dovetti allungarmi sul materasso, ma presto la sua mano fu alla mia gola. "Perché"—il suo viso si trasformò in quello del vecchio—"perché devi morire."
Mi svegliai di scatto e urlai con così tanta forza, che la gola divenne un mucchio di cartilagine e tessuti disidratati; iniziai a scalciare a più non posso, perché la mia mente era ancora ancorata al ricordo terribile ed indelebile del sogno. Solo quando una dama di compagnia entrò nella mia stanza riacquistai parte della lucidità.
"Vostra Altezza." Il suo viso distorto dalla paura mi mandò fuori di testa. "Vostra Altezza, riuscite a sentirmi?"
È colpa tua.
Sei un mostro.
Sei come loro.
È tutta colpa tua.Chiusi gli occhi e urlai ancora più forte per superare le voci nella mia testa.
"Oh Dei!, Vostra Altezza, rispondete, vi prego."
Non, non riuscivo, non riuscivo a parlare era come essere al di sotto dell'acqua, essere murata viva da uno strato di ghiaccio. Persi l'appiglio sulle mie emozioni ed il mio potere divenne una presenza assordante nella stanza. Udii qualche parola sconnessa, qualche ordine e poi rimasi avvolta nella nube della mia stessa ombra. Solo grazie a quel poco di lucidità che mi era rimasta, riuscii a camminare fino al gabinetto e rimettere tutta la cena. Scivolai lungo la parete di marmo e reclinai la testa all'indietro.
"Seraphine?"
Le voci di Cedar, Florian e Damien raggiunsero le mie orecchie, ma fui troppo intenta a non svuotare lo stomaco per poter cercare di rispondere ai loro richiami. Comunque, faticai nel mio intento, perché il mio apparato digerente si contorse ancora una volta e lo svuotai nel bagno della nostra camera.
"È tutto buio, cazzo."
Vomitai ancora e forse fu solo grazie a quel rumore che i tre uomini mi trovarono, anche perché ormai la nube si era quasi del tutto dissolta, a causa della mia stessa stanchezza.
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THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...