Seraphine, rinnegata di Shattevel, Castello del Principe Damien reggente di Serfall.
Due giorni. Erano trascorsi due giorni e Raphael non aveva ancora ricevuto notizie dal Tribunale Celeste. Inutile dire che la mia irrequietezza, unita agli allenamenti giornalieri e ai miei poteri che sembravano essersi svegliati di colpo, non faceva che peggiorare la situazione.
A favore di ciò, circa due ore prima, avevo fatto volare per la stanza tutti i libri del piccolo ufficio in cui ci riunivamo per perfezionare il piano, a causa di uno spiccato dissenso nei confronti di Cornelia e fu proprio lì, che decisi fosse giunto il momento di ritirarmi nella mia camera per abbandonarmi ad un lento e lungo bagno caldo.
Avevo appena terminato la seduta di toeletta, quando dei potenti colpi alla porta mi fecero corrugare le sopracciglia in sorpresa e, abbandonato il caldo e il confort del luogo, con i capelli ancora bagnati e l'accappatoio stretto in vita a proteggermi dal freddo, spalancai la porta.
"Sì?" Non appena sollevai lo sguardo le mie ghiandole salivari decisero di cessare il proprio lavoro. "Raph?" Risucchiai l'aria tra i denti e il luccichio bramoso degli occhi blu non fece che aumentare la pesantezza al mio basso ventre. "C-che ci fai qui?"
Divenni consapevole in pochi istanti di molti particolari e tutti in una volta: le spalle muscolose di Raphael sarebbero state un bel luogo in cui nascondersi, il suo addome tonico perfetto per stuzzicarlo con le dita, la mascella squadrata con un accenno di barba, i capelli scuri della sfumatura del legno di quercia, le dita lunghe, i muscoli delle cosce...
"Seraphine." Il suo sussurro mi fece svegliare dalla trance in cui la mia mente era stata catapultata. "Seraphine smettila, inizia a far caldo."
Ed effettivamente avvertii una chiara vampata di calore infrangersi tra le pareti del mio utero e lungo quelle della stanza. Agognavo Raphael. Il legame bramava Raphael. L'idea di poter di nuovo toccare la sua pelle, di apprezzare la sua classica sfumatura di biancospino era così stucchevole, che le mie mani trovarono da sole la via. E quando i miei palmi toccarono la blusa nera, finemente ricamata da intarsi d'oro, Raphael perse il controllo: con un movimento fulmineo mi sollevò di peso, chiuse con un calcio la porta e mi adagiò con la schiena contro la parete di legno.
"Ser, Ser, io..." Appoggiò la fronte sulla mia spalla, parzialmente ricoperta dalla soffice seta azzurra. "Io non riesco a," quasi ringhiò quando gli attorcigliai le gambe nude intorno alla vita. "Al diavolo il destino di Shattevel."
Inclinò la testa verso l'alto e le nostre labbra si unirono. Chiusi gli occhi ed assaporai con nostalgia il ricordo del caldo profumo della nostra casa a Serrise, le nostre domeniche di libertà trascorse a rincorrerci tra i campi, le notti svegli a giurarci amore eterno e gli impegni che impietosi ci dividevano alle prime luci dell'alba. Raphael era sempre stato un fuoco scoppiettante ed un uomo pragmatico, ma ci univa una passione indomabile e riassaporando quell'imponente emozione, fui certa che nessuno avrebbe mai potuto separarci. Io e lui eravamo destinati. Prescelti dal fato e chi era il Tribunale Celeste per impedirci di amarci? Feci passare le mani tra i suoi capelli, accarezzandogli la cute e approfondendo il bacio. Gli slacciai i primi bottoni della blusa e le mie mani trovarono la strada dal collo ai suoi pettorali; gli morsicai il
labbro inferiore e gli slacciai la pesante cintura di ferro adesa alla vita, per poi liberarlo dalla camicia. Un Dio. Con gli occhi mi ubriacai di quella muscolatura, di quella solidità e per poco non gemetti quando mi adagiò sul letto con un movimento fluido."Ik mis dy as loft, myn leave." Mi sei mancata come l'aria, mio tesoro. La sua voce fu un sussurro caldo contro le mie labbra e poi si posizionò tra le mie gambe e sospirai. "Ik telde de jierren, de dagen en de minuten, hoopje dy te sjen." Ho contato gli anni, i giorni e i minuti sperando di rivederti; mi scoccò un bacio sulla tempia ed inalò il profumo del bagnoschiuma alla rosa. "Om jo molke hûd wer te observearjen yn it bleke ljocht fan 'e moarn." Di poter osservare di nuovo la tua pelle lattea alla luce dell'alba.
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THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...