XXIII

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Seraphine, Regina della Corte del Tramonto, Consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, campo delle milizie Corte del Tramonto.

Mi appoggiai al ramo dell'albero al di là dell'accampamento e sospirai, cercando di fare mente locale su tutto ciò che fosse avvenuto negli ultimi giorni; sembrava un sogno che mio padre fosse lì, che fossimo davvero riusciti a liberare gli Dei e fossimo ad un passo dalla fine. Cacciai lontano dalla mente quel pensiero e soprattutto la malinconia per Aideen, per concentrarmi sul futuro imminente.

Avevo lasciato che Damien si confidasse con il suo esercito, decidesse le nuove mosse e facesse squadra con gli Dei.

Avevo un po' di timore, era stupido, lo sapevo, ma non avevo davvero mai conosciuto mio padre e mille interrogativi mi gironzolavano nella testa da quando lo avevo incontrato. Ero insicura, dannatamente insicura; insomma, ero la figlia del Dio più potente di Shattevel, che cosa sarebbe successo se non fossi stata all'altezza?

Udii una risata soffusa e a quel suono mi voltai di scatto, trovando mio padre con la chioma quasi più chiara della mia, ad osservarmi con divertimento.

"Che c'è?" Incrociai le braccia al petto e sorrisi. "Perché ridi?"

"Davvero credi di non potermi piacere?"

Sgranai gli occhi e chiusi la bocca di scatto, non intenzionata a lasciargliela vinta e questo lo fece sghignazzare ancor di più.

"Non ho idea di che parli." Con i capelli chiari mi coprii metà del volto e mascherai un sorriso. "Proprio no."

"Certo." Scostò un ramo di un albero e si avvicinò. "Sei un libro aperto per me, Seraphine." Un'ombra passò sul suo volto. "Può essere che non ci sia stato, ma da quel mondo in cui mi hai salvato, ho sempre cercato di seguire ogni tuo passo e mi dispiace se non sono riuscito a frappormi tra te e il tuo destino, ma ci ho provato, ho provato in tutti i modi a salvarti, ad aiutarti o a esseri vicino." La sua espressione si crepò in mille pezzi e dovetti deglutire un cubetto di ghiaccio. "Mi dispiace così tanto, davvero così tanto."

Come governata da quelle parole, incespicai e mi buttai tra le sue braccia. Non mi ero mai accorta di quanto avessi bisogno del calore di mio padre, perché da quando le ali mi erano state rubate, strappate, avevo sempre desiderato che qualcuno prendesse quel posto, mi sorreggesse e Damien ci era davvero riuscito, ma una piccola parte di me aveva sempre sperato che quel minuscolo posticino del mio cuore fosse riempito... riempito dai miei genitori di cui fino a poco tempo prima non conoscevo l'identità.

Anche nella mia infanzia vi era stato un vuoto costante, ma avevo sempre pensato che tale fosse causato dalla mia posizione nella società angelica, ma non era stato così: l'accogliere il legame con Raphael non aveva fatto altro che nascondere quel vuoto...

"Non ti rimprovero nulla, papà." E quella parola finalmente acquisì un senso anche per l'uomo che mi abbracciò più forte. "Non sarei qui." Strinsi di più la presa e poi mi scostai. "Mi dispiace solo che tu non possa vedere Aideen, non ancora."

Mi accarezzò la guancia e sorrise. "Meglio che lei sia lontana, avete fatto un scelta saggia anche se dolorosa, ma necessaria."

Annuii.

"Papà"—gli presi la mano nella mia e lo guardai in quegli occhi inesistenti che si addolcirono—"ho bisogno che alla fine di questa guerra mi aiuti a liberare la madre di Drystan e Damien intrappolata nel quadro." Mi sistemai una ciocca di capelli color luna dietro le orecchie. "Hanno bisogno anche loro di un po' di amore."

"Te lo prometto, Ser." Si portò una mano al cuore e poi indicò l'accampamento. "Ma dobbiamo tornare, perché se davvero Eldrik e gli arcangeli hanno deciso di riesumare quei bastardi dei nostri fratellastri, il conflitto sarà ancor più sanguinoso del previsto."

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora