XIII

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Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Terre Mortali, Shattevel.

Il giorno seguente fu disastrosamente lento e pesante. Rimanemmo tutti chiusi all'interno di quella stanza, mentre Cornelia supervisionava il perimetro e cercava quel suo dannato informatore. Avevo deciso di rimanere seduta sulla sedia, davanti alla finestra, in silenzio, per non interferire con gli allenamenti dei quattro guerrieri.

In quel momento però, solo Drystan e Florian si allenavano. Avevo percepito le occhiate dei quattro per tutta la mattina, ma proprio non ero riuscita: non riuscivo a non pensare al dolore, alla sofferenza, alla mancanza delle mie ali, quel dolce peso sulla schiena e la libertà di volare lontano. Di volare seguendo le correnti del vento.

Avevo tentato di essere forte e ringraziavo dal più profondo del cuore Damien per il suo sostegno ed il suo amore, ma era difficile, dannatamente difficile accettare quella mancanza. Una menomazione. Il taglio delle ali per un angelo rappresentava una mutilazione. Ero caduta, miserabilmente. Mi ero sollevata così tanto in alto che alla fine ero precipitata al suolo. E la caduta era stata velocissima. Nessun tentennamento, solo un dolore assordante.

The Fallen, così il Tribunale chiamava gli angeli che cadevano: i rei immeritevoli del dono divino.

"Ser?" Percepii la voce dolce di Damien prima del suo tocco sulle mie ginocchia; mi girai verso di lui con gli occhi luccicanti di sofferenza e notai il singulto del suo pomo d'Adamo: si sentiva in colpa e questo non potevo permetterlo. "Tesoro, dovresti mangiare."

Negai con il capo e gli passai le mani tra quei bellissimi capelli, cercando di sorridere.

"Non è colpa tua, Damien." Gli appoggiai il palmo sulla guancia. "Dovevi davvero controllare, non è colpa tua."

Deglutì ancora ed abbassò quei bellissimi occhi di stelle e fuoco, il mio fuoco.

"Potevo... Potevo farlo diversamente."

"No..." Scrollai la testa e osservai la stanza. "Non si poteva fare diversamente." In quel momento apprezzai come Cedar, Florian e Drystan cercassero con tutte le loro forze di far finta di non ascoltare. "Davvero, devo solo... lo sai, no? Riflettere e stare un po' per conto mio." Sospirai. "Non l'ho ancora superata, non del tutto. Mi è andata più che bene dimenticare Raphael, accettare te come mio splendido compagno, ma le ali... le ali"—deglutii—"è come se ti tagliassero una gamba, un braccio e per la maggior parte del tempo non ci penso, ma quando succede..." Scossi la testa.

Damien annuì ancora inginocchiato.

lLo so, tesoro, lo so."

Mi baciò le mani e vidi la sofferenza sul suo volto, ma quel dolore, quel vecchio dolore palpitava sotto la mia pelle come la musica del giorno precedente...

"È come una menomazione," bisbigliai, perché almeno una spiegazione gliela dovevo. "Mi hann-hanno menomata e... poi mi hanno cacciata perché -

"Per la storia dei figli, oltre che per ciò che successe nelle terre di Eldrik, lo so." Si alzò quel tanto necessario per baciarmi la fronte ed io lo bloccai il tempo necessario per aspirare il suo dolce profumo speziato. "Ci sono, ci sarò sempre."

"Lo so," bisbigliai convinta delle sue parole, del suo amore. "Lo so."

Mi asciugò una lacrima e Drystan perse definitivamente le staffe: indice che anche gli altri guerrieri avessero ascoltato ogni singola frase, ma non mi importava, loro ormai erano la mia famiglia.

"Ma che cazzo!" Imprecò sistemandosi la spada dietro la schiena con la rabbia negli occhi. "Questo Tribunale Celeste è così sadico?"

Rimasi un attimo spiazzata da quel tono accorato, ma poi compresi il loro sgomento e annuii, lasciando che una lacrima mi bagnasse la guancia.

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora