XVII

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Seraphine, rinnegata di Shattevel, Baia di Lucifer, Nord.

La doccia calda era stata una benedizione, così come liberarsi di quel dannato vestito ed indossare dei pantaloni di pelle nera insieme ad un comodissimo maglione bianco. Una moda molto più vicina ai regni dell'estremo Nord piuttosto che a quella di Serarray, ed era così bello cambiare aria per un po', che mi crogiolai nel tepore degli indumenti.

Mi guardai i capelli color ghiaccio, lunghi, con quella strana sfumatura rossa alla fine e pensai a Damien al piano di sotto. Sospirai, passandomi le mani tra i capelli bagnati ed uscii dalla stanza, rendendomi conto che quell'azione - la mia fuga - era stata progettata da tempo. Captai il Principe di Serfall dietro il bancone di quella che doveva essere la cucina e sollevai un sopracciglio.

"Sapete cucinare, Principe Damien?"

Mi fissò stralunato e poi sorrise. "Basta con il titolo, Ser. Non ha più senso." Lo osservai con scetticismo e lui sbuffò. "Davvero, Ser, chiamami solo Damien, in fin dei conti ero un reggente non il legittimo Re."

Deglutii con lentezza e processai l'informazione.

"Okay, Damien."

Assaporai il suo nome privo di titolo sulla punta della lingua e poi mi guardai intorno alla ricerca di non sapevo cosa.

"Tieni, Ser."

Girai la testa verso di lui e me lo ritrovai di fronte con due calici di vino, di cui uno per la sottoscritta e sembrò tanto una serata di ritrovo tra due vecchi amici; gli sorrisi quasi divertita.

"Cerchi di corrompermi?"

Damien scosse la testa e ridacchiò.

"Se volessi corromperti, farei ben altro."

Agguantai il bicchiere e nascosi il viso dietro il cristallo, mi accomodai sul divano davanti al camino ed incrociai le gambe; sorseggiai il vino e reclinai la testa all'indietro.

"Da quanto progettavi tutto questo?" Sussurrai e percepii con chiarezza quando Damien si accomodò di fianco a me, sorseggiò il vino a sua volta e sospirò.

"Quando sei stata catturata, circolavano delle voci." Gustò dell'altro vino e lo guardai, meravigliandomi ancora per quelle strane sfumature dipinte anche sui suoi capelli. "Delle voci riguardanti un angelo catturato dall'Ombra, che era in grado di produrre essa stessa quel potere. Quando mi hai raccontato del buio costante che ti imprigionava, circa sette anni fa, ho pensato che potessero essere le prime avvisaglie del tuo potere; un po' come se il tuo organismo avesse iniziato a rispondere al pericolo, risvegliandosi." Si passò una mano tra i capelli e si interruppe come per trovare le parole corrette. "C'è una profezia che circola, Seraphine; una profezia su un discendente diretto di un Dio, che avrebbe il potere necessario per riportare l'ordine e la pace su Shattevel, la gemma."

E mi ritornarono in mente le parole sussurrate dagli arcangeli qualche giorno prima di quella che mi sembrava quasi una vita precedente.

"Ma Lucifer è stato bandito, cioè, non capisco, perché lasciarmi qui?"

"Non lo so, non lo sappiamo." Mescolò il vino con movimenti eleganti. "Ma dobbiamo partire dal fatto che ti abbiamo trovato e questo è un buon punto. È cento anni che ti cerchiamo."

Annuii lentamente e tenni il calice di vino stretto tra le mani.

"Okay, quindi sono la gemma della profezia, ma non sappiamo, o sapete, a cosa possa servire?"

"Esatto." Damien annuì convinto. "Per questo ci siamo spostati qui, insomma, in questa baita. Noi ti stavamo aspettando e avevamo bisogno di un posto sicuro." Mi sorrise e le fiammelle del camino gli fecero splendere gli occhi rossi puntellati di grigio. "Sai, un territorio neutrale."

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora