IV

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Seraphine, rinnegata di Shattevel, Castello di Serfall.

Trascorsi due giorni tra le premure del medico di corte e finalmente il terzo ebbi il permesso di tornare a svolgere il mio lavoro: ero la segretaria personale del Principe Damien e per questo motivo ero sempre oberata di lavoro; ancor di più, considerato che dovevano giungere a corte i migliori storici di Shattevel, per studiare la mia condizione a porte chiuse.

Ero più che sicura che Damien avesse preso delle precauzioni ed ero quasi certa che tali avrebbero incluso il modificare i ricordi e alterare il loro soggiorno, ma non avevo domandato chiarimenti. Smontai da Danaeh e le accarezzai la folta criniera color castagna.

"Mister Tallok, sa dirmi che ore sono?"

Mister Tallok era un umano che viveva nel centro di Serfall e supervisionava le stalle del Principe Damien.

"Oh, signorina, sono le quattro del pomeriggio." Si sistemò gli stivali di gomma e si avvicinò alla mia cavalla. "Me ne occupo io se deve andare a lavoro."

I miei occhi si illuminarono e abbracciai di slancio il paffuto Mister Tallok.

"Oh, Mister Tallok, la ringrazio!"

Gli passai le briglie di Danaeh e le accarezzai il muso con dolcezza. Danaeh mi rispose con uno sbuffo e mi adagiò il suo bellissimo muso caffellatte sul braccio.

"Torno subito, skat." Tesoro. Le parlai con la lingua madre della Città Celeste.

Era l'unico essere vivente con il quale ancora utilizzassi il mio idioma, perché nonostante il destino fosse stato beffardo, non avrei mai voluto dimenticare le mie origini: era una parte di me e tale doveva rimanere.

Abbandonai la stalla ed iniziai a correre velocemente verso lo studio in cui doveva svolgersi la riunione con gli arcangeli. Il Principe Damien aveva deciso di rimandarla, di modo tale che anche io potessi essere presente, essendo la sua segretaria, ma in realtà non avevo alcuna voglia di incontrarli, men che meno le loro cherubine.

Giunta al luogo dell'incontro, spalancai la porta e con sorpresa li trovai tutti già perfettamente seduti e impettiti con la stessa pomposa compostezza di Serrise.

"Seraphine, posso constatare con sollievo che stai meglio." Damien mi fece l'occhiolino. "Danaeh?"

Sorrisi e, tralasciando il fatto che indossassi una divisa equestre ben lungi dai canoni degli arcangeli e gli stivali sporchi di terra, presi posto al fianco di Akeldama.

"Si sta riprendendo, Vostra Altezza." Sistemai gli appunti ed elusi lo sguardo riprovevole di Drusilla, perché la moda della Città Celeste era a dir poco più sobria e coprente di quella di Serfall. "La cavalla che mi avete regalato è forte." Sorrisi.

"Dove hai cavalcato?" Il Principe Damien rise degli sguardi interrogativi delle cherubine degli arcangeli. "Dovreste vedervi, signore, siete esilaranti." Mi strizzò l'occhio. "Mi volete dire che non cavalcate voi? Intendo, altro che non siano i vostri compagni?"

Lo fissai stralunata e poi non potei più contenermi: buttai indietro la testa e risi di gusto, ma sopratutto con pura gioia. Tutti gli esseri celesti nella stanza focalizzarono la loro attenzione su di me e la mia mancata etichetta.

"Vostra Altezza, uno di questi giorni mi farete lasciare le penne." Poi, notato il mio gioco di parole, spalancai gli occhi e scoppiai a ridere ancor più forte, seguita a ruota da Damien e Akeldama, che con scarsi risultati cercò di mantenere salda la dignità del nostro regno. "Aspettate, Vostra Altezza, ma le ho già perse." E scoppiammo a ridere ancora e questa volta anche Akeldama non si potè esimere da un fragoroso scoppio. "Direi che è l'ora del tè." Strusciai con forza la sedia sul marmo del pavimento, vagamente conscia dello sdegno e stupore che dipingeva i miei ex compagni, perché nella Città Celeste ero sempre stata una delle più rigide sull'etichetta ed essermi spogliata di quelle costrizioni mi rendeva, ai loro occhi, letteralmente fuori di testa. "Vi prego, Vostra Altezza." Atteggiai le labbra ad un adorabile broncio. "Il tè."

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora